Alla mezzanotte si è chiusa la campagna elettorale per il ballottaggioper la carica di sindaco di Cosenza. Sfida tra due candidati, Francesco Caruso e Franz Caruso, che il caso ha voluto omonimi ma vivaddio con marcate differenze politiche e programmatiche. Al via della competizione elettorale si sono presentati in massa, circa 900 candidati, quasi il numero delle giubbe rosse al seguito di Garibaldi. Tutti sparsi in una miriade di liste di cui è impossibile ricordare il nome e spesso capire il senso, oltre quello di fare una specie di pesca a rete per raccattare voti.
Non è un bel segno quando la quantità prevale di gran lunga sullaqualità. Accade un po’ ovunque in Italia. Ma non cancella l’impressione sgradevole che l’elezione a Cosenza somigli in modo imbarazzante aduna selezione raffazzonata per trovare un impiego, uno stipendio, un credito da esibire alla prima occasione.
Ad urne chiuse saremo chiari e diretti nel formulare giudizi sui candidati e sulle bizzarre composizioni che in alcuni casi si sono prodotte contrabbandandosi come soggetti politici.
Per ora ci limitiamo a registrare alcune anomalie di metodo e di stile.
Il neo presidente della Regione Calabria è il fratello del sindaco uscente, un esempio di familismo in questo caso non esecrabile come altri che hanno portato alla ribalta e alla vittoria figli, mogli, nipoti, amanti), chiudendo la campagna elettorale di Francesco Caruso, vice sindaco e “ figlioccio” politico designato da Mario Occhiuto, ha detto – cito la cronaca del Quotidiano del Sud – «che l’amministrazione alla guida della Giunta in città e la Regione parleranno la stessa lingua» (ndr essendo entrambe , nei suoi auspici, di centrodestra).
Ora, mi sembra di ricordare che il governo regionale uscente fosse di centrodestra, guidato dalla compianta Jole Santelli, già vice sindaco di Occhiuto (Mario) e poi dal ff Spirlì, che nei patti che hanno preceduto la campagna elettorale ha ottime possibilità di tornare ad essere il vice di Occhiuto ( Roberto).
Nella foga oratoria il neo presidente ha fatto un po’ di confusione. Come è accaduto al PD con l’ex presidente del Consiglio Conte – in carica la prima volta con il governo più a destra della storia repubblicana, la seconda con il centrosinistra (si fa per dire) – al punto da farne il potenziale leader di uno schieramento progressista. Un caso che potrebbe essere effetto di “alcolismo politico”, peraltro non noto tra le patologie ordinarie.
Ma torniamo a Roberto Occhiuto. Egli ha detto che nella malaugurata ipotesi vincesse l’altro Caruso , Franz, le opere previste dall’uscente sindaco di Cosenza «non potranno essere finanziate» . «E sapete perché?» si domanda Occhiuto jr. «Perché dall’altra parte non ci sono dirigenti politici. Ci sono barbari, unni, gente che per rottamare un’esperienza amministrativa apprezzata in tutt’Italia verrà a bruciare i progetti».
Qui si impongono due considerazioni. Il neo presidente regionale dichiara che tratterà con generosità solo le città amministrate dal centrodestra. Dimentica, immagino per la foga oratoria, che lui è il presidente di tutta la Calabria – destra, centro, sinistra (se per caso ne trova traccia) – e non il benevolo e arbitrario dispensatore di prebende. Reggio Calabria guidata dal centrosinistra deve temere un futuro di abbandono e casse vuote? Servizi che, da mediocri come oggi, diventeranno pessimi?
Ed infine, Roberto Occhiuto che parla di barbari con motivato disprezzo non è il fratello di Mario Occhiuto che al barbaro Alarico ha eretto una statua in attesa di dedicargli un improbabile museo?