Capisco che i lettori si aspettino che “I nuovi Calabresi” si occupi di temi di diversa natura, e non solo, o quasi, in questo periodo della vicenda di Villa Rendano. In realtà questo è solo parzialmente vero, perché il ruolo e il rapporto che da Villa Rendano la Fondazione Giuliani ha avuto conduce a temi diversi, che trattano della vita sociale, della garanzia di avere un reale accesso come cittadini a diritti costituzionali fondamentali, come il ruolo di tutela della Giustizia, la qualità dell’informazione e della formazione professionale e culturale, la tutela economica delle fasce più deboli, cioè in sintesi la vita di una città normale che ha al centro gli interessi dei cittadini.
Non è casuale che il logo di Villa Rendano sia accompagnato dall’identificativo “La città al centro”. E su questa linea sia nella gestione della Fondazione sia nella missione prioritaria e ineludibile di essa fino al 30 maggio 2022 ci eravamo mossi.
Il titolo parla di Villa Rendano, in mezzo al guado, avrebbe potuto essere la Fondazione, un ibrido tra diritto ed etica. Forse meno efficace, ma più fedele al contenuto.
Cosa significhino questi titoli e come si applichino all’azione piratesca di quattro infedeli consiglieri e alla copertura attiva o omissiva della società “che conta” cercherò di spiegarlo senza annoiarvi più del necessario.
Ci sono moltissime fondazioni private che già nel nome dichiarano la loro missione, la ragione per la quale uno o più cittadini se ne sono fatti promotori. Se la Fondazione si chiama ad esempio “Roberta Lanzino”, la povera ragazza uccisa molti anni fa da un bruto aprendo, in modo drammatico, il tema della violenza alle donne oggi finalmente presente nella coscienza della pubblica opinione, non c’è dubbio che nessuno per alcuna ragione che non sia punibile per legge, può cambiare la missione e l’identità della Fondazione a garanzia delle quali colui o coloro che l’hanno fondata hanno indicato chi dovesse guidarla e assicurare le condizioni per la sua continuità nel tempo. Una Fondazione necessità di molte risorse economiche donate senza aspettative di profitti, ma solo di utilità sociale e fedeltà alle sue idee guida.
Tutto questo è fondamentale ed è garantito dalla buona fede e dalla correttezza di quanti hanno una funzione per esempio nel CdA. Esattamente il contrario di quanto hanno fatto Walter Pellegrini e soci (sui quali tornerò con qualche pennellata identitaria).
L’accusa che ho mosso a lor signori è il massimo grado della violazione della “buona fede” (che è soprattutto un valore etico ma anche giuridico sanzionato dall’articolo 1337 e 1338° del CC) e si definisce come “abuso di diritto” che prevede la nullità e l’annullamento degli atti compresi quelli compiuti per sbaraccare il Presidente di garanzia e per insediare quattro infedeli congiurati.
Tutto risolto? No, salvo l’accoglimento di una richiesta di sospensiva, perché la giustizia italiana arriva al traguardo quando i buoi sono scappati e hanno distrutto il recinto che li conteneva.
Questo è possibile perché la Fondazione, come ho detto è un ibrido, si fonda su valori etici soggettivi a garanzia dei quali sono coloro che l’amministrano e però soggiace come ogni società commerciale (non essendolo) alle norme del Codice civile (maggioranza e minoranze, voti contro anche arbitrari ma in astratto legittimi ecc).
Insomma l’investimento economico, di lavoro, di amministrazione, di realizzazione, di tutela dei valori e delle motivazioni è affidato alla buona fede di persone sulle quali tu contavi senza dubbi perché amici, colleghi, compagni “di viaggio” nella vita da decenni, e se questi per ragioni indegne si trasformano in pirati saraceni ottengono il loro scopo sulla base delle regole del codice (salvo tardiva sentenza del Tribunale).
Per non parlare in astratto quando si viola, si violenta un istituto nato come atto di amore per la propria città, sulla base di una sollecitazione, per l’acquisto non previsto di Villa Rendano, del Sindaco pro tempore che è colui che si fa garante della valorizzazione e tutela di un bene che è di fatto donato alla città e ai suoi cittadini, lo stesso Sindaco non può essere complice e sodale del capo della congiura al punto di accettare di entrare per ostentare la sua “voglia di rivincita” (da cosa?) nel Cda frutto di un’azione eticamente riprovevole e anche assai probabilmente illegittima a norma di codice.
Se quanto è avvenuto a Cosenza, e che per chiarezza non esclude l’attuale Sindaco da responsabilità pari a quelle del suo predecessore – ci torneremo – avvenisse spesso chi impegnerebbe quasi tutto il suo patrimonio personale?
Nell’assalto a Villa Rendano ci sono pochi innocenti, e molti colpevoli. Li indico per categoria. I responsabili istituzionali, dal Prefetto al Sindaco, esponenti della politica, per non sembrare elusivi, compresi e non gregari esponenti di lungo corso del PD nelle sue multipli e inutili camuffamenti- e poi si chiedono come mai il partito della sinistra riformista al solo nominarlo fa venire l’orticaria anche a chi l’ha votato e ne è stato suo iscritto -, la stampa, le cosiddette elites di cui penso ed ho scritto il peggio possibile, ma anche molti cittadini comuni che hanno subito testimoniato la loro indifferenza, perché “sono cose loro, (ndr dei due omonimi Pellegrini), sapimu che c’è dietro?”
Il modello Ponzio Pilato funziona sempre e ti protegge dai “rischi” come quei “cosi” nelle pratiche sessuali.
1 Comment
Il “pilatismo” è sempre l’ultimo rifugio dei cerchiobottisti.
Restano nel limbo in attesa di vedere su quale carro saltare per “andare in aiuto al vincitore” (Flaiano sempre attuale)
Come avere speranza di poterci risollevare?