Gentile Presidente,
un articolo apparso su I Nuovi Calabresi alcune settimane fa titolato “È il tempo della radicalità”, ricavato da un saggio di Carlo De Benedetti, descriveva così l’attuale situazione del mondo e del nostro Paese.
“Un mondo dagli equilibri pericolosamente instabili, un’Italia sempre sull’orlo della recessione con una classe dirigente in disarmo, una società impoverita e divisa, una crisi climatica conclamata”.
Scendendo dal “mondo” alla nostra più modesta realtà, scrivevo anche che
“Coloro che si sono recati nei gazebo del PD per votare il nome del nuovo segretario certamente avrebbero condiviso un’analisi così severa, con la sensazione che il tempo della “ricreazione” è finito, e ricreazione vuol dire il populismo a gogò, leader inventati dal nulla e costruiti su un’immagine cangiante da destra a sinistra senza soluzione di continuità, ma anche senza scandalo (è pleonastico dirne il nome, Giuseppe Conte), una lettura superficiale e consolatoria di un quadro sociale devastato dalle disuguaglianze, dalla negazione di fatto di un futuro per generazioni di giovani, dalla divisione spinta oltre il sostenibile tra Nord e Sud.
Siamo obbligati a dare credito alla “novità” che su fronti diversi rappresentano Meloni e Schlein”.
Anche se ora sembra che la carica innovativa del Presidente del Consiglio si sia affievolita, confermo anche per Giorgia Meloni di essere, nonostante tutto, una vera novità anche se in modalità e tempi diversi da quelli che ci si attende dalla Schlein.
Ora, a Lei che ha sostenuto la candidatura della segretaria del PD, ha assunto la Presidenza del partito a Cosenza e provincia, è soprattutto entrata nella Direzione nazionale sembra scontato spetti la responsabilità di far seguire alle parole i fatti.
Credo che questo impatto dalle nuvole alla dura realtà calabrese sia inevitabile, perché in Calabria e in tutto il Paese l’apertura di credito che vi è stato concesso diventerebbe discredito letale in caso di fallimento.
Politicamente la nostra terra e, per quanto ci riguarda, la nostra Cosenza “boccheggiano”, talvolta ingiustamente, i politici dello schieramento in teoria progressista sono accompagnati da discredito. Ciò che la maggior parte dei cittadini percepisce è che destra e sinistra sono molto simili o addirittura uguali. Non concordo del tutto con questo convincimento, perché la mia generazione, soprattutto quelli che hanno fatto militanza politica, come il sottoscritto nel PSI manciniano, sanno che la presunta morte delle ideologie non significa che destra e sinistra non sono alternative, perché i loro riferimenti valoriali lo sono radicalmente.
Scendiamo nel particolare, che credo abbia una rilevanza obiettiva per Cosenza, non è certo il problema dei problemi, ma è indice di una democrazia condizionata, le cui componenti, in primo luogo, i diritti costituzionali da rispettare sono scelti come le offerte gastronomiche in un menù.
Lei mi ha detto in replica ad un mio whatsapp, che non aveva una conoscenza approfondita della vicenda che può essere identificata con la Fondazione Giuliani, con la sua sede fisica a Villa Rendano, con il giornale di inchiesta libero e letto da milioni di cittadini non solo corregionali ICalabresi.
Lo posso capire, perché maiora premunt.
In sintesi brutale è accaduto che senza neppure procurarsi una motivazione credibile (quella che un consulente da me invitato si fosse chiesto se gli ammortamenti erano da iscrivere alle voci passivo o attivo, dubbio sciolto con una telefonata alla fiscalista) non è stato approvare il bilancio e poi dimettersi in blocco per far decadere il CdA e liberarsi del Presidente, ma soprattutto di colui che ha realizzato dal primo minuto la Fondazione voluta da Sergio Giuliani. Lei è avvocato e sa che l’accusa di “abuso di diritto” all’esame del Tribunale di Roma ha una sua fondatezza. La chiusura di un giornale con tutti gli indici di diffusione, autorevolezza, di prossima autonomia economica è uno sbrego sull’art. 21 della Costituzione.
Lo smantellamento, sotto forma di banalizzazione ed espulsione di professionalità pregiate e meritevoli completano il quadro.
La politica, il Sindaco, gli Amministratori, i rappresentanti della cultura, dell’Università, dell’economia e l’informazione quasi in blocco hanno taciuto, si sono voltati dall’altra parte, quindi si sono comportati come complici o favorevoli a questa storiaccia.
La prova che nonostante l’apparenza c’è una larga parte di cittadini che pretende di avere tutti i diritti che hanno gli altri italiani, compreso quello di essere informati da una stampa spesso “velinara”, è lo straordinario successo del blog ancora non registrato, pur essendolo, come testata giornalistica “I Nuovi Calabresi” con un solo articolo a mia firma, ma fedele al profilo voluto per ICalabresi che allarga la platea dei suoi lettori con il ritmo di quasi 20000 al mese.
Ora veniamo al sodo: il PD che fin’ora ha fatto orecchie di mercante, che ha amoreggiato con i suoi teorici avversari, con esponenti di lungo e per loro proficuo corso, pensa di continuare allo stesso modo? Vuole sul caso specifico, che non sottovaluterei per il significato che ha assunto, e che sarà l’ennesima macchia nera sulla politica cosentina, senza distinzioni, declinare il nuovo e il meglio che è stato promesso dalla segretaria nazionale e sul territorio da lei stessa?
Gentile Presidente, la domanda è facile facile e non richiede troppi approfondimenti. La risposta dovrebbe essere anch’essa facile, facile, direi scontata alla luce della palingenesi annunciata del PD.