Lo hanno detto negli ultimi anni migliaia di giovani, senza imbrattare monumenti, che hanno costretto i Grandi della terra almeno ad ascoltarli e fare i primi passi con politiche ambientali per le quali il tempo è scaduto.
Lo dicono scienziati di tutte le discipline ma poi tutto, almeno in Italia, va a finire nel chiacchierificio televisivo, che alterna per esigenze di share temi drammatici e altri banali sull’ultima cazzata sparata da un Salvini qualsiasi o da un esponente del Governo che non ha ancora sincronizzato il cervello con la bocca, o da un esponente della più sgangherata opposizione mai vista che con Conte assume l’aspetto di Houdini e con la Schlein quella di una volenterosa crocerossina che si muove tra i letti di dirigenti ostili, ma decisi a non lasciare spazio ad altri.
Questo incipit a parte l’inevitabile pessimismo – l’ottimismo sarebbe più attrattivo, ma anche un inganno in questi tempi – è un assaggio di una zuppa con dentro ingredienti diversi, dalla rottura dell’equilibrio climatico e dall’impotenza della politica, non solo italiana, impari ad affrontare sfide gigantesche.
Ho scritto nel mio piccolo, tra l’altro citando un libro di Carlo De Benedetti, che oggi urge assumere decisioni, avviare programmi, usare le parole di ciò che i latini chiamavano gravitas (che non è solo gravità), affidare le redini del governo in ogni Paese a esponenti, eletti certo, che abbiano il massimo delle competenze e della determinazione, che non si preoccupino del consenso, perché nel popolo ci sono immense riserve di intelligenza e generosità, ma anche ampie sacche di banalità e indifferenza (e badate bene che non c’entrano le differenze sociali o culturali).
Tutto questo nel segno della “radicalità”, che è il contrario delle fanfaronate che si producono massivamente e soprattutto ottundono la mente di grandi masse inconsapevoli.
Sapete quale è a mio modestissimo parere il massimo della “sfiga cosmica”? che per un diabolico concorso di più fattori oggi siamo di fronte a problemi di gravità e complessità inimmaginabili – e a quelli già citati aggiungiamo il fallimento del globalismo in economia, l’impazzimento geopolitico, l’assenza di grandi leader di cui il populismo idiota ci ha detto che non abbiamo bisogno perché “uno vale uno”.
Ora abbiamo bisogno di fare e pensare in grande. Abbiamo bisogno di leader in tutti i campi, non solo in politica, e della partecipazione attiva di centinaia di cittadini del mondo con la volontà e la cultura della vita vissuta, di una promozione costante della conoscenza e della consapevolezza che ci impone questa fase della storia, che non è “finita,” come scrisse uno dei tanti guru in giro nel mondo, perché essa finisce solo con la scomparsa della vita sulla terra. Cominciamo a pensare che se le Università si riempissero di giovani che vogliono studiare, capire, appropriarsi di leve di conoscenza sofisticate, storia e filosofia e discipline collegate, non dovremmo irriderli e pensare che il destino di fare i disoccupati o i camerieri o i magazzinieri è quello che si meritano. Le scelte sbagliate le facciamo e le abbiamo fatte noi adulti anche con le “lauree” giuste per il mercato e dando fiducia a migliaia di fantocci che “in televisione parlano proprio bene” o sono bellocci/e, vestono con eleganza e portano pure una pochette che è “un amore”.