Uno dei termini ricorrente nel linguaggio e nella comunicazione è “eccellenza” o “eccellente”.
Se cercate un ospedale su internet, sicuramente vi imbatterete in un Reparto Cardiologia d’eccellenza a Vattelappesca, Studio di progettazione in borghi antichi d’eccellenza. È la potenza del marketing, che si applica ad ogni area di attività, il termine “eccellenza” è ormai riservato solo ad alcune personalità, arcivescovi e prefetti e a qualche pallone gonfiato. Ne ho incontrati diversi nel corso della mia vita professionale, mi sono sempre rifiutato di usare questa qualifica. Debbo dire che solo un Avvocato Generale dello Stato, membro del CdA delle Ferrovie dello Stato negli anni ’80, lo pretendeva e avendogli detto che mi sembrava non più obbligatorio per legge mi prese di mira, come molti altri, ma senza esiti nefasti.
Ma non dell’eccellenza vera o presunta intendo parlare, bensì del suo opposto, la mediocrità. Viene spontaneo credere che chi “eccelle” è sempre riconosciuto e apprezzato, mentre il mediocre è messo ai margini nella società, nel lavoro, nella scalata ai piani alti del potere, economico e politico.
Errore. La mediocrità, oggi più di ieri, in Italia più che in molti altri Paesi, nel nostro Sud più che nel Nord, in Calabria più che nel resto d’Italia.
Il quotidiano La Stampa, credo 7 o 8 anni fa, titolò un articolo “Il mondo è dei mediocri”. In fondo Carlo Cipolla aveva già pubblicato un volume sulle Cinque leggi fondamentali della stupidità, che però è altro dalla mediocrità ancorché ne condivida la maggiore appetibilità rispetto all’“eccellenza”.
Anni fa lessi un saggio del canadese Alain Delault “Mediocrazia” di cui avevo perso memoria. Ma viaggiando su internet ho trovato un commento su Delault e mediocrità, scritto nel 2017 (il saggio era stato pubblicato due anni prima) da Marika Borrelli sul sito Ortìcalab, che mi ha rinfrescato la memoria e mi ha indotto a riacquistare e rileggere “Mediocrazia”.
«Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia, niente di paragonabile all’incendio del Reichstag, e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato un solo colpo di cannone. Eppure di fatto l’assalto è avvenuto, ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere».
Questa citazione dal saggio racchiude tutto il senso del libro che ha naturalmente diverse “declinazioni”.
Eccone un esempio:
Beninteso, anche se noi stessi siamo mediocri, ciò non implica che sappiamo riconoscere tale caratteristica negli altri, tant’è che riusciamo bellamente ad eleggere coorti di mediocri – ovvero a non ribellarci per le cooptazioni di mediocri nei corpi intermedi, nelle organizzazioni politiche, nelle liste elettorali – e contemporaneamente a lamentarci dello scadimento delle istituzioni, dello stravolgimento dei valori, della questione morale e tante altre cose simili.
Qui l’autore fa un’affermazione che non condivido. Il mediocre, dice Delault, quando sceglie anche in politica dei mediocri lo fa perché non è capace di identificare i suoi simili, sicché elegge i mediocri in politica “in buona fede”, quasi a sua insaputa.
Ora che la coorte di mediocri, spesso ladri, in ogni caso persone sbagliate nei posti sbagliati, siano frutto della buona fede di chi li ha scelti mi pare una bestialità. Può darsi che il mediocre possa sbagliarsi con sconosciuti, ma non occorre l’intelligenza intuitiva che se uno è considerato dagli altri colluso con la mafia, o avvocato “sotto stipendio” della delinquenza cosentina (come scrive Saverio Di Giorno, che potete leggere sul giornale) come sanno o sapevano cani e porci, o magistrati a capo della Procura come l’ex Nicastro che banchettavano con impresentabili stranoti, il mediocre non è innocente ed è anche in malafede. Essendo mediocre se lo può permettere.
Ora mi allontano dal saggio di Delaut per pescare dalla mia passata esperienza di professore un esempio per me doloroso.
Il mediocre non è necessariamente solo questo, può essere un manigoldo, un corrotto, un servo sciocco.
Ho avuto la sventura di incontrarne un esemplare perfetto in occasione degli Esami di maturità nelle vesti di Presidente di commissione. Ero rappresentante di classe al Classico Mameli di Roma Parioli che ospitava gli studenti anche del Liceo privato San Giuseppe con sede a Piazza di Spagna.
Scontato che da lì erano giunti al mediocre di qualche borgo foggiano lusinghe, ospitalità, leccornie varie. Pratica non lodevole ma non riservata solo ai mediocri.
Se hai l’obbligo di ricambiare i favori ti dai da fare per rendere gli esami facili facili ai pargoli di Piazza di Spagna e fai le pulci ai pargoli pariolini ma, ahimè, studenti di un Liceo pubblico.
In concreto una mia studentessa di eccellente preparazione e non comune intelligenza che aveva “steso” il mediocre e ignorante con le sue risposte doveva essere punita. “Che arroganza, chi si crede di essere, ecc ecc”. Doveva avere il massimo, ma nonostante le mie proteste urlate, la sig.na Pelloni (ne ricordo il cognome) fu promossa quasi con il minimo.
Venni a sapere dopo alcune settimane che la vittima della mediocrità s’era tolta la vita.
Perché i mediocri campano da dio, ma a danno, fino al gesto estremo, degli eccellenti.