Non intendo contraddirmi a proposito della morte di Silvio Berlusconi, che ho ricordato con rispetto, ma voglio solo aggiungere alcune riflessioni che vedono il leader di Forza Italia, parte in causa, ma non più colpevole o innocente.
Dunque Silvio, come lo chiamano moltissimi Italiani, esce di scena, la sola che conta, che è quella della vita, fatta di sentimenti, dolori, gioie, vittorie e sconfitte. Lo fa con il cordoglio vero di milioni di suoi ammiratori, con quello obbligato e insincero dei suoi avversari, con quello dovuto dai soggetti istituzionali di vertice.
Lutto nazionale e funerali di stato. Per alcuni inopportuni, per altri legittimi e dovuti.
Ma i fatti della vita, personale e politica, di un uomo pubblico non possono essere rimossi, sono già parte della nostra storia, e riguarda tutti, estimatori ed avversari. Ma questi fatti non toccano più l’ex Presidente del Consiglio, ex leader politico, ex imprenditore, ex tutto. Per tutti, vale il principio dell’irrilevanza, del progressivo avanzamento nell’oblio, della “prescrizione” qui usata in termini simbolici, non processuali.
Questi fatti riguardano ora altri che con la scomparsa di Berlusconi sono di fatto obbligati a una riflessione che li rassicuri o che li induca a nutrire dubbi o a dirsi sicuri di avere sempre bene operato.
Protagonista e presente, nella vita di Berlusconi, la Magistratura soprattutto milanese.
Anni di inquisizioni, centinaia di sedute, decine di processi finiti, per motivi diversi, in fumo. Se fossi Giudice, mi chiederei se ne vale la pena fare il suo mestiere per ottenere quasi zero, una condanna simbolica ai servizi sociali che non impedisce la celebrazione del funerale di Stato.
Solo per le leggi ad personam? Certo anch’esse hanno pesato, ma siamo sicuri che la nostra Giustizia non sia strutturalmente condizionata dal profilo dell’imputato o dell’inquisito, cioè in parole povere di chi ha potere e relazioni importanti e quasi senza che lo voglia anche avrà un processo ad personam?
Le statistiche sui colletti bianchi che languiscono in carcere sono una piccola minoranza. Ci possono essere alcune spiegazioni fondate, il nostro Codice Penale più volte emendato ha l’impianto di quello approvato nel 1942 per esempio, e al tempo la distinzione tra “signori” e gente qualunque era chiara e forte.
Insomma voi, Magistrati, che in casi non modesti ma minoritari avete dato uno spettacolo deprimente, non credete che sia il caso di ammettere che non solo Berlusconi ha potuto far valere il suo potere e ha fruito delle leggi ad personam perché questa personalizzazione nella realtà giudiziaria italiana è assai presente?
Sempre rivolgendomi ai Magistrati che di eroi veri ne hanno avuto tanti, ricordati con lapidi commemorative o la toponomastica stradale delle città, chiedo se ripeterebbero l’esperienza cosiddetta di “Mani pulite”?
Certo ha avuto il merito di punire molti corrotti, ma alcuni di voi hanno costretto molti potenti alla gogna mediatica, qualcuno si è suicidato o è morto di morte “innaturale”, perché da innocente non ha accettato l’ignominia della galera. Ha cancellato come fosse una catarsi una classe politica che non era fatta di soli mascalzoni e in ogni caso era stata formata e scelta democraticamente in più di 50 anni.
Sarebbe un prezzo sempre troppo alto perché, come insegna il presente, di Ronzulli, Fascina, Di Maio e ricca compagnia cantando, la storia politica, culturale e civile di un Paese non procede per salti e brusche cancellazioni.
I colleghi romeni ai quali chiedevo come mai molti esponenti di primo piano del tempo del dittatore Ceausescu fossero rimasti ai loro posti rispondevano semplicemente che di più esperti, competenti di loro non ce n’erano. Dopo la caduta del fascismo alti burocrati, dismessa la camicia nera, ricominciarono da dove erano arrivati e Togliatti segretario PCI non si oppose, se non in pochi casi eclatanti.
Mani pulite ha cancellato le prime file di tutti i partiti per sostituirle con le terze o quarte così aprendo la strada a miracolati che non sanno quale santo ringraziare. Berlusconi ha coperto il vuoto assoluto dell’area che era stata della DC (in buona parte), del PSI, dei partiti laici minori, ha offerto “asilo politico” e protezione a chi all’improvviso s’è trovato messo all’indice a prescindere. Questo spiega perché in tanti che non lo hanno votato, forse una sola volta, non hanno nascosto in queste ore il proprio dolore e un’inconfessata riconoscenza.
Non sono sicuro di essere stato coerente con la premessa, ma la scomparsa di Berlusconi trasferisce ad altri domande, dubbi, riflessioni, errori e colpe a chi è ancora in condizione di risponderne.
Berlusconi morto non è più utile a farci sentire vittime innocenti dello sfascio odierno che tocca la sfera pubblica e quella privata, abbiamo perso il passepartout per godere il nichilismo velenoso di odiatori di professione alla Travaglio e per conclamare la nostra virginea innocenza.