Avevo chiesto agli amici de I Nuovi Calabresi se fossero d’accordo sull’obiettivo di trattare problemi più generali che incidono concretamente sulla politica, sul principio di rappresentatività e tutela dei diritti di tutti i cittadini, ovviamente Calabresi compresi. Il vostro ampio consenso mi “obbliga” a scrivere anche di “temi alti”, ma senza cedere al tecnicismo.
Oggi è il momento della democrazia parlamentare. In teoria il meglio sul mercato, al voto possono scegliere i candidati che più conoscono e stimano, scegliere forze politiche ben distinte a destra o a sinistra – il centro accompagna ora l’una ora l’altra – avere poi un rapporto vero con i parlamentari eletti che in tal modo debbono dar conto di ciò che fanno o non fanno in parlamento.
L’unica concessione ad una puntualizzazione professionale è questa citazione tratta da OpenEdition Journals.
La crisi della forma di governo italiana, con i ripetuti e sempre più gravi tentativi di esautorare il Parlamento, costituisce un caso esemplare di declino di una moderna democrazia rappresentativa. (…)
A questo permanente attacco nei confronti dell’architettura istituzionale disegnata dalla Carta del 1948, si è aggiunta l’affermazione, nel ceto politico come in ampi settori della società italiana, di una concezione ratificante e sostanzialmente anti-parlamentare della democrazia rappresentativa, che vorrebbe le forze politiche volta a volta vincitrici delle elezioni, il leader e il governo da esse espresse come immediatamente rappresentative del corpo elettorale. (…)
Il principio rappresentativo, che nel procedimento legislativo dovrebbe assicurare la discussione e il confronto tra la pluralità degli interessi rappresentati e coinvolti dal merito delle norme legislative e perciò dare a ciascun parlamentare la possibilità di farsene portatore con proposte emendative che incidano sul testo finale della legge, si è ridotto negli ultimi anni alla promozione e quindi alla tutela esclusiva di quegli interessi che riescono a farsi rappresentare all’interno dell’esecutivo o tutt’al più tra i parlamentari più influenti della maggioranza.
Dalla teoria alla realtà, guardando alla Calabria dove, per un inspiegabile maleficio tutti i fenomeni negativi sono ancora più gravi e penalizzanti.
Facciamo da semplici cittadini – preso atto della svalutazione del ruolo del Parlamento e quindi della sua rappresentatività
a vantaggio, tutto da dimostrare, della governabilità – la “lista della spesa”, cioè delle cose che ci fanno contare sempre meno o nulla.
Al primo posto una legge elettorale che ti toglie alla radice la scelta se mandare in parlamento il candidato che ti piace o obbligatoriamente l’ultima fiamma del compianto Berlusconi o il lustrascarpe dei capi locali o il prevedibile “saltimbanco”, cioè colui che cambia bandiera a secondo della convenienza.
In passato ho citato la “mitica” Dorina Bianca come miss trasformismo, Franza o spagna purchè se magna.
Ora non sono sicuro che la Dorina calabropisana sia capolista nella specifica classifica, ma in ogni caso tu costretto hai votato Tizio e poi devi ingurgitare anche il passaggio alla forza politica che proprio ti sta sullo stomaco.
La nostra lista comprende anche il fatto che da calabrese vorresti almeno votare uno che il dialetto lo capisce, e invece ti trovi un tizio lumbard come Salvini, che si fa eleggere a Rosarno proclamandola bella come la madunina.
Poi siamo al parossismo: io ho votato, turandomi il naso, per una maggioranza politica di destra o di sinistra (sempre con il centro onnipresente come u prezzemulu) e mi trovo governato dalla maggioranza che manco con il digerselselz potrei digerire.
Da ultimo abbiamo avuto l’irrepetibile Conte che è stato Capo del Governo a quel tempo più a destra della Repubblica per poi essere proclamato miracolosamente dagli autolesionisti del PD leader dello schieramento progressista.
A mio modesto parere più scandaloso e contrario alla Costituzione la decisione del chierico Scalfaro di sostituire il primo governo Berlusconi, con due tappe, con il governo di segno contrario scartando quella cosa che non si può fare se non ti conviene che si chiama “ricorso a nuove elezioni” (come in Grecia senza che sia venuto giù il Partenone).
Se abbassiamo lo sguardo a casa nostra – a parte il record dei saltimbanchi, di nome e di fatto – vediamo che gli eletti sono solo caporali che reclutano persone la qualunque, che se ne fregano del rapporto con il territorio, cioè con i cittadini, e di fatti, come è accaduto indirizzi una “lettera aperta ai parlamentari calabresi” nessuna risposta e addirittura il rifiuto da parte del Direttore de Il Quotidiano del Sud di accettare una pubblicità redazionale che riassumeva i contenuti della lettera con oggetto Fondazione Giuliani/Villa Rendano/ICalabresi. Non fatti personali né infamanti.
E ora veniamo, ma ci torneremo, cosa produce questa politica che sembra più un ufficio di collocamento di miracolati.
Il conformismo ovino di migliaia di inconsapevoli elettori (e a costo di sembrare uno con la puzza sotto il naso perché mettere pro quota il governo del Paese o della regione, con lo stesso peso, l’elettore che ha deciso di non leggere un giornale o vedere un telegiornale, indipendentemente dalla sua condizione sociale e quello che si informa, si fa un’opinione libera, vive con responsabilità la scheda che deve imbucare il giorno delle elezioni?).
L’altro effetto perverso della lista della spesa che vinca Tizio o vinca Caio, oramai omologati, la rete delle relazioni di potere non viene toccata. Qui in Calabria come notava Isaia Sales in un’intervista de ICalabresi (quello mio) gli elettori non è vero che votino sempre allo stesso modo e notava che fino a Roberto Occhiuto le elezioni regionali avevano avuto ogni cinque anni maggioranze diverse.
Dove Sales “sbaglia” è quando dimentica che cambiano i suonatori ma la musica è sempre la stessa. E per finire con Cosenza, tu voti Franz Caruso e poi scopri che il Sindaco che hai votato è “uno, nessuno, centomila” come la commedia di Pirandello. Il range va dai mandatari di Adamo e Bruno Bossio a Mario Occhiuto e dentro ci trovi quasi tutti, o per pigrizia o per non fare impallare il “giocattolo”.
Con chi te la prendi se Cosenza se la passa veramente male, ma proprio male come abbiamo scritto sul giornale di lunedì in apertura.