L’avv. Santo Mungari nella storiaccia della Fondazione usurpata è rimasto un po’ in ombra. In realtà senza di lui Walter Pellegrini e soci non avrebbero potuto ottenere, dopo la decadenza dolosa del CdA da me presieduto, la composizione di un nuovo Organo composto da tre su quatto congiurati allargato al massone Kostner e al neo senatore Mario Occhiuto. Di quest’ultimo ho scritto quanto basta per ricordarne l’inganno convincendo Giuliani a far acquistare alla neo costituita Fondazione Villa Rendano, salvo poi donarla in dote al suo Pellegrini preferito. Del resto Occhiuto ha pregi e molti difetti: trasforma secondo convenienza il falso in vero, ha la coerenza di un camaleonte, ha un’alta considerazione di sé, in parte giustificata, e una vocazione diciamo a farsi notare dai magistrati.
Dimentica che un Sindaco ha doveri istituzionali, non è un trasformista che si esibisce in un teatrino di quart’ordine e quindi, ad esempio, non può rompere un patto di sussidiarietà, peraltro costato 13 milioni di euro, perché non si sa come e perché gli sono diventato indigesto.
Torniamo a Mungari, che per eccesso di fiducia, aveva ricevuto da me l’incarico di nominare il Cda in caso di scioglimento per gravi motivi (l’eccesso di bile, contro una dipendente, della cons. Linda Catanese e la bramosia di potere e l’odio (inspiegabile) di Walter Pellegrini non lo sono) del CdA regolarmente costituito. Per fiducia e superficialità gli ho consegnato, nominandolo Organo di garanzia, l’arma con la quale fare e disfare il Cda della Fondazione. E lui alla prima occasione che gli stata offerta ne ha approfittato. Resto convinto che se pensava di garantirsi il controllo a vita della Fondazione, e non solo per ragioni disinteressate, ha sbagliato. Può darsi che non paghi lui personalmente, ma certo la compagnia “malvagia ed empia” che s’è scelto non gli porterà alcun beneficio, perché qualunque sia il giudizio della magistratura la sua professionalità, la sua affidabilità sul piano dei rapporti personali ne escono malconci.
Non mi occupo dei fatti legali, do qualche “pennellata” sulla persona.
Premetto che è un bravo avvocato, da sempre consulente giuridico della Fondazione, abbiamo collaborato in alcuni giudizi, insomma una persona per la quale nutrire il massimo della fiducia e coltivare una bella amicizia.
La prova più solida è costituita dal fatto che l’avevo indicato come esecutore testamentario con il solo fine di tutelare mia moglie in caso di mia premorienza. Non si affida il futuro della propria compagna di una vita, che tra l’altro Mungari conosceva bene, al primo venuto. Avrei dovuto dar ascolto a mia moglie quando notò in una cena a casa mia uno strano imbarazzo e una conversazione molto evasiva.
Allora perché questa sua complicità in un’azione che ha tradito, oltre me, Sergio Giuliani, che apprezzò il suo ruolo di amico e professionista e certo non si sarebbe immaginato che colui che doveva difendere la Fondazione la sbaraccasse dandola in pasto a Walter Pellegrini?
Io ho presentato un esposto all’Ordine avvocati di Roma per essere venuto meno agli obblighi di correttezza nei confronti di un cliente.
Allora perché? Posso solo fare ipotesi pur fondate: Mungari non apprezzò che mi rivolgessi a un notaio perché prevedesse le soluzioni statutarie per assicurare la continuità nel tempo della Fondazione dopo di me.
Non ha apprezzato che un investimento modesto di risorse della Fondazione affidato ad un agente delle Generali da lui proposto avendo registrato, nel 2021 con una borsa in attivo, perdite per circa € 4000,00 in tre mesi fu da me chiuso con suo evidente malumore.
Non ha apprezzato che abbia contestato una memoria difensiva in una causa promossa da Antonio Nicaso, saggista esperto di mafie che con tutta evidenza era stata scritta da un’inesperta collaboratrice. Infatti tra molte amenità si leggeva a fronte di una richiesta economica infondata ed esosa del Nicaso l’esclamazione gergale romana (tradotta in italiano) “so un sacco de sordi!”.
La memoria la scrissi parzialmente io e pertanto contestai una fattura che giudicavo esosa.
Poi dopo aver fatto il regista della congiura scrisse una mail con la quale proponeva una specie di riparazione. Non credetti alla sua sincerità, perché la mail negava di conoscere fatti e persone a lui note, tra le quali una nostra giovane dipendente che su mia richiesta gli aveva riferito le vessazioni alle quali era sottoposta da una consigliera, e non per fare un semplice sfogo.
Nulla di tutto questo può giustificare il passaggio da amico e collega a regista di una congiura che non ha presentato alcuna motivazione, tant’è che l’infiltrato ff di presidente ha fatto scrivere una citazione nella quale NON C’È UN SOLO ELEMENTO VERITIERO COME RISULTA DAI VERBALI DEL CdA.
Mungari ha tradito un rapporto personale sincero e ha violato la deontologia professionale, grave in particolare nel suo caso perché egli è il subcommissario (cioè di fatto il capo) di una delle più prestigiose istituzioni giuridiche del nostro Paese.
Ancora una volta giudicate voi. Da parte mia assicuro che non ho omesso o alterato i fatti come riportati.