Se guardiamo le condizioni del nostro sistema politico dal punto di vista formale e quindi teorico, dovremmo compiacerci perché cittadini di un paese democratico, presidio dei diritti costituzionali, guidato da una classe governativa più che adeguata.
Se osserviamo il nostro welfare che comprende la sanità accessibile a tutti e un sistema pensionistico che ti consente di dormire al coperto e mangiare due pasti al giorno – e per i più fortunati permettersi una pizza con la famiglia una volta al mese – dovremmo dirci fortunati e urlare “meno male che Meloni o Conte o vappelappesca ci sono!”.
E poi, per non farla lunga, abbiamo un sistema giudiziario un po’ lentino, ma ci rassicura con la scritta che compare in ogni aula di udienza “La legge è uguale per tutti”; e ancora un sistema scolastico e formativo che sforna ogni anno migliaia di supergeni, che si nutrono di cultura, cioè leggono, vanno al cinema per film che non siano solo fantascienza, qualche volta non escludono a priori di andare a sentire un concerto, senza dire o pensare “che palle!”.
Se un marziano passa per l’Italia, pur accorgendosi che tra nord e sud ci sono diversi livelli di qualità ed efficienza, non può negare che in generale noi italiani siamo o appariamo ben messi e quindi non abbiamo motivo di lamentarci. Soprattutto se ci confrontiamo con il Bangladesh, il Niger, il Congo, l’Afghanistan o la Siria che, effettivamente, stanno molto peggio di noi.
Ma noi italiani siamo abituati a valutare la realtà con gli occhiali con lenti rosa, parliamo con gli altri anche dei problemi comuni solo attraverso un aggeggio elettronico o meccanico che ci mette al riparo dal contraddittorio. E se gli occhiali pink ci sembrano un po’ effeminati, risolviamo il problema impegnandoci a non vedere un telegiornale o leggere un quotidiano manco morti, o addirittura aprire un libro che ci avverte che siamo molto vicini alla “fine del mondo”.
Ora scendiamo dalle nuvole e planiamo in terra di Calabria.
L’ho già scritto, lo scrivono nei loro commenti centinaia di lettori, noi abbiamo una politica “tossica”, cioè più che inutile, dannosa. Una classe dirigente, non solo politica, che vive però in simbiosi e complicità con la politica ben ricompensata con appalti, affidamenti di asset pubblici a privati, garantita dalla separatezza dai cittadini comuni con logiche da clan o circoli elitari. Circoli per élites, ma senza che ci siano vere élites.
Ora vediamo lo stato reale della sanità pubblica che già ha lasciato praterie a quella privata, con capitali non sempre adamantini. In tutt’Italia il 52% della spesa per curarsi è a carico dei cittadini, perché chi sta male non può sentirsi dire che il primo buco libero è a distanza di un anno. Quindi in concreto il servizio sanitario universale non è per tutti, non considera i tempi delle malattie, ma quelli di buchi sul calendario.
Il sistema pensionistico, che effettivamente è stato e per alcuni sarà ancora, una garanzia per gli anziani, compresi i 22.000 ultracentenari, che – beati loro – prendono l’assegno pensionistico anche da 50 anni – e se insegnanti anche da 65 anni, perché con 15 anni sei mesi e un giorno hanno maturato il diritto alla pensione, che pur al minimo è più ricca degli stipendi che giovani e meno giovani percepiscono mensilmente -.
Della Giustizia, che forse dovremmo battezzare Ingiustizia, al netto delle eccezioni virtuose, possiamo dire che è funzionante per chi può attendere anche più di 10 anni per avere una sentenza che non servirà a nulla. In dieci anni cambia il mondo figurarsi il cortile di casa.
Un esempio piccolo ma credo significativo. Come molti sanno ho avviato due azioni giudiziare, con mie risorse e senza prevedere alcun beneficio personale (non più Fondazione che tocca ad altri guidare e salvare) contro i pirati della Fondazione Giuliani. La più importante ipotizza che gli invasori abbiano commesso un illecito grave, “l’abuso di diritto”, che se accertato prevede l’azzeramento di tutti gli atti compiuti dai responsabili.
A garanzia che gli ospiti non svaligino la casa, (opera già avviata con grande tempestività) che nello specifico è Villa Rendano, in attesa della sentenza di merito è previsto che si possa chiedere al Giudice un provvedimento sospensivo cautelativo e urgente.
A richiesta del Giudice del Tribunale di Roma i primi giorni di marzo di quest’anno abbiamo rinnovato la richiesta. L’udienza, che se il Giudice avesse almeno sfogliato le carte a supporto della domanda, tenutasi il 22 maggio avrebbe consentito di emettere una semplice Ordinanza che dicesse alle parti Sì o No. Ora, a due giorni dall’inizio del periodo feriale dei Magistrati, siamo ancora nella casella “riserva”. Cioè il giudice, preso dall’ebbrezza delle imminenti vacanze, non ha ancora avuto il tempo di pensarci. E si tratta di un provvedimento cautelativo URGENTE!
Se non ci fosse stato il cannocchiale de I Nuovi Calabresi, dopo aver smantellato la srl editrice di proprietà della Fondazione e ceduto gratis la testata de ICalabresi a tre redattori causando un danno patrimoniale già certificato di € 500.000,00, dopo aver costretto alle dimissioni una bravissima dipendente venuta da Milano a Cosenza, la città dei genitori, come bottino di guerra della consigliera Linda Catanese (potete leggere il suo Ritratto d’autore), dopo aver ridotto in violazione della legge lo stipendio, non da nababbi, alla direttrice del Museo multimediale che è riuscita partecipando a più bandi da lei sola curati ad ottenere risorse pubbliche pari ad almeno € 300.000,00, avrebbero fatto altro. Ad esempio, togliere parte delle competenze a colei che le aveva sempre brillantemente gestite, per dare almeno uno strapuntino al compagno di una signora che ora gravita tra il Comune e la terrazza Pellegrini.
L’obiettivo finale, costringere alle dimissioni anche lei, è stato impedito dalla denuncia fatta su I Nuovi Calabresi. Si è così impedito, per adesso, che le due sole professioni pregiate fossero fatte fuori e restassero invece due giovani seri, ma privi di competenze necessarie, in virtù del fatto che sono, non so se per loro fortuna, genero e nipote del gran mangiager WP.
L’articolo finisce qui per non renderlo indigesto, ma il discorso continua per completarlo e per fare il “Ritratto” anche ai politici che un destino cinico e baro ha regalato ai calabresi e ai cosentini in particolare.