Ho appreso da una dichiarazione della consigliera Bianca Rende apparsa ieri in apertura, con la solita enfasi grafica, su Cosenzachannel, che è stata riproposta la candidatura di Cosenza come capitale della Cultura 2026. A seguire potete leggere un articolo pubblicato da I Nuovi Calabresi scritto da un intellettuale milanese (Cosenza meriterebbe di essere capitale della cultura se…), che ama la Calabria e avendo composto le stories telling di tutti i “percorsi” da Consentia Itinera in poi nel Museo multimediale di Villa Rendano conosce la città a menadito. Tra l’altro, a conferma dell’ottimo lavoro fatto dalla Direttrice Anna Cipparrone e da Corti e altri realizzatori, il nostro museo multimediale è stato ammesso nel Registro nazionale dei Musei italiani, mentre il Sindaco convocava una riunione per varare il sistema museale cosentino già realizzato da 4 anni con gli stessi partner istituzionali. Commentino: quando non si hanno contenuti seri da comunicare si lanciano “bolle di sapone”. È la reinterpretazione malfatta del modello comunicativo (ma anche realizzativo, per la verità) di Mario Occhiuto.
Avrò modo di tornare nei prossimi giorni con un mio articolo sulle “parole al vento”.
Ora veniamo a Cosenza capitale della cultura che, come dice il titolo del “pezzo” di Corti, “Cosenza meriterebbe di essere capitale della cultura se…”
Per capire il senso prudenziale del SE vi invito alla lettura.
Ma da parte mia osservo, e certo non per malanimo ma per serietà e non farci prendere per i fondelli anche dal Sindaco Caruso, che per rendere più credibile la candidatura sarebbe utile aggiungere il valore e il ruolo svolto fino al 2022 da Villa Rendano, che già di suo è un edifico storico di grande fascino. Quello che è stato realizzato con fatica dal 2012, fino alla rapina compiuta da 4 masnadieri con copertura e complicità di molti, Franz Caruso e Mario Occhiuto in testa, ha fatto di Villa Rendano tra mille altre cose:
Ma la mia proposta che potrebbe essere d’aiuto alla candidatura di Cosenza va nel senso della “pro-vocazione” che non ha sempre il valore negativo come si crede.
Si può essere capitale della Cultura anche per paradossi, la pro-vocazione di cui sopra.
Cosenza tra i tanti meriti culturali che può vantare ha il declassamento del Teatro Rendano per artisti del calibro di Biagio Izzo, Carlo Buccirosso, ecc… la chiusura da anni dei Teatri Adolfo Tieri e Morelli, la cancellazione del programma concertistico di qualità, pochi eventi culturali ma pregevoli per merito della Direttrice Rosanna Baccari alla Galleria Nazionale, tra questi una presentazione con conferenzieri di fama internazionale – cito l’architetta che ha contribuito alla “nuova Barcellona”- voluta dal prof. Pino Scaglione dell’Università di Trento che aveva proposto e illustrato un progetto ambizioso sull’impatto che la green economy ha sull’architettura e sul design, che avrebbe organizzato a Villa Rendano corsi di alta formazione con l’adesione di tre Università e molti accademici di fama. Ovviamente “colpita e affondata” – pur con la garanzia dell’autofinanziamento a breve – dai barbari del CdA, che come primi atti, appena insediati hanno fatto fuori nell’ordine: la curatrice di molti progetti tra quali i supporti plurilingue alle opere del Mab, che stava “sulle palle” a una consigliera della Fondazione; hanno declassato con l’obiettivo di “farla fuori” la Direttrice di Consentia Itinera, colpevole del successo ora più che nazionale del museo multimediale e dell’acquisizione con bandi da lei curati, per la prima volta, di centinaia di migliaia di euro. E infine la chiusura dell’editrice e del giornale ICalabresi, il cui valore al momento era stato certificato nella misura totale di € 500.000,00: Nominiamo Cosenza “capitale della cultura” per emendarla dal disprezzo ostentato per essa, per gli operatori e istituzioni culturali, del tipo Villa Rendano che dimostra inequivocabilmente che i siti culturali possono diventare utili al libero pensiero, per ciò intollerabilmente sovversivi, che è meglio affidarsi se proprio si deve nominare un presidente nuovo si chiami a un Pellegrini (Walter) con vocazione allo smantellamento di tutto ciò che non serve alla sua immagine e alla sua rete relazionale.
Ecco allora la provocazione: eliminare dalla domanda per la candidatura di Cosenza tutto ciò che evoca capacità, professionalità e creatività. Cioè in una parola “cultura”.
Obiettivo centrato!
Cosenza meriterebbe di essere capitale della cultura se…
Cara Anna,
una splendida notizia. Non solo per te che, in tutti questi anni, ti sei dedicata con grande intelligenza e passione alla valorizzazione di un bene culturale, “Villa Rendano e il suo Museo”, di cui Cosenza dovrebbe andare fiera in misura ben maggiore di quanto non sia nelle cose. Una notizia eccellente anche per la tua città che certamente meriterebbe la nomina a Capitale italiana della cultura. Lo affermo senza tema di smentita: Cosenza è una capitale della cultura italiana.
Mi permetto di dirlo perché in questi anni ho toccato con mano come la tua professionalità e il polso del Presidente Franco Pellegrini, sia stata data visibilità e concretezza istituzionale alla volontà di Sergio Giuliani che immaginò la Fondazione Attilio e Elena Giuliani come punto di riferimento del patrimonio intellettuale e civile di Cosenza.
Ricordo con grande soddisfazione professionale i quattro progetti multimediali che il Museo ha realizzato in questi anni sotto la tua appassionata direzione e l’attenta guida del Presidente. I risultati del nostro lavoro, cui ho contribuito come curatore degli story telling, propongono oggi, a tutti coloro che in qualche misura vogliano approfondire le radici culturali di quella che un tempo fu l’Atene d’Italia, una innovativa esperienza multimediale immersiva su temi storici, urbanistici e scientifici, come avveniva un tempo nella migliore tradizione umanistica. In questi anni di collaborazione mi ha colpito la vis pedagogica e scientifica con cui hai modellato i “Percorsi di edutainment in Villa” sulle esigenze di diversi target di visitatori. Un format museale pensato su misura delle generazioni in via di formazione civile e culturale, dalle elementari all’Università.
Consentia Itinera, il primo dei quattro itinerari multimediali, dedicato all’indagine dei personaggi storici e delle epoche che fanno di Cosenza una città di grande spessore culturale e artistico: a partire dalle origini “brettie” fino alla modernità incompiuta (e per certi versi tradita) del Risorgimento, fino al Novecento di Alfonso Rendano.
Per il secondo itinerario Genius Loci, concepito per sensibilizzare la cittadinanza sul degrado del centro storico di Cosenza, hai accettato e supportato con il Presidente un linguaggio evocativo, che non sorvolasse sul degrado del borgo storico. Un unicum nel panorama delle città d’Italia che meriterebbe attenzione e tutela da parte di tutti i cosentini, a partire dagli Amministratori della cosa pubblica. Basti pensare allo stato di abbandono di via Telesio con le sue botteghe che un tempo non lontano furono il vanto di tutta la Calabria citeriore e che oggi assistono in uno stato di incuria inimmaginabile allo scorrazzare delle automobili istigate da una visione di egoismo motorio fuori dal tempo. Genius Loci prodotto insieme a due valenti videomaker cosentini Diego Mazzei e Alessandro Morrone è un inno e insieme un grido di dolore per una realtà urbana negletta e vilipesa. Un caso di studio che andrebbe accompagnato da seminari, progetti partecipati di risanamento, orgoglioso dibattito civile. Ma che ahimè viene considerato un inutile denuncia e che meglio sarebbe sorvolare sull’umiliazione del centro storico sostituendo alla denuncia il linguaggio edulcorato e stereotipato di un futuro fantasioso non meglio identificato.
Ricordo anche il percorso Ottocento anni di storia della Cattedrale realizzato con Gianfranco Confessore che ha utilizzato i linguaggi propri dei media digitali per ricordare ai cittadini che la Cattedrale è il cuore pulsante di una Cosenza che non si è mai arresa alle calamità e alle tragedie.
Infine, il percorso di recente inaugurazione Urania Scienza e cultura che, grazie alla collaborazione con il Museo Galilei di Firenze, alla cura scientifica di Giovanni Di Pasquale e alla professionalità di Gianfranco Confessore propone una visione inedita della storia della scienza. Un punto di vista che fa prevalere nel racconto multimediale la cultura materiale e tecnologico-scientifica. Una storia nuova, legata alla valorizzazione del ruolo che il vetro, per noi materia di riciclo, ha avuto nello sviluppo delle teorie e della pratica scientifica: dai primi manufatti ritrovati nelle aree archeologiche della Magna Grecia fino al microchip, passando per la rivoluzione galileiana.
Ricordo tutto questo questo perché ho avuto la fortuna di lavorare con la tua consulenza scientifica e con Franco Pellegrini a un progetto museale di nuova generazione di cui Cosenza dovrebbe andare fiera soprattutto perché si basa su una concezione innovativa del museo inteso non solo come deposito e luogo di custodia di manufatti e beni artistici, ma come motore di una trasmissione culturale che fa bene all’intera collettività. Un luogo dove la spettacolarità gestita con i linguaggi della modernità, è al servizio della riflessione e dell’approfondimento scolastico e non solo. Un punto di ristoro delle anime che difendono appartenenza e amore vero per la propria terra.
Permettimi un’esortazione finale. Non mollare Anna, tieni alto il punto della tua professionalità e del tuo amore per la cultura. Hai dimostrato di saper fare cose importanti per la tua città e questa tua capacità nessuno te la può portare via. Chi ha detto improvvidamente che con la cultura non si mangia è già stato dimenticato dalle cronache. Chi invece lotta per la cultura sa che ha accanto a sé un pubblico cosmopolita attento e generoso. Un pubblico che riconosce i meriti e sa valutare ragioni e i torti.
Un caro saluto e un abbraccio da uno story teller innamorato di Cosenza.
Giuliano Corti