Ho anticipato ieri un primo commento “a caldo” dopo la pubblicazione dell’ordinanza con la quale il giudice non ha accolto la domanda di sospensiva delle deliberazioni che hanno determinato lo scioglimento del Cda presieduto da Francesco Pellegrini e costituito con gli stessi membri integrati da Francesco Kostner e Mario Occhiuto.
Nella prossima seduta di settembre, alla quale intendo affiancarmi come difensore al mio collega incaricato di Grosseto, cercherò di sottolineare veri e propri errori o carenti interpretazioni e deduzioni non vere: prima tra tutte che l’obiettivo della nostra azione legale non sia quella di scacciare un manipolo di infiltrati che da subito hanno iniziato un’azione di impoverimento e spoliazione della Fondazione, ma quello di riprendermi il posto di Presidente.
Da dove l’abbia ricavato il magistrato no lo so, avendo detto subito che non era previsto alcun nuovo ruolo per me e che l’azione, tra l’altro da me interamente finanziata, era a tutela della Fondazione e in linea con il gravame, che ora intendo solo dal punto di vista etico, di gestire la Fondazione assicurandone la continuità nel tempo come disposto dal fondatore Sergio Giuliani con un “atto di ultima volontà” che il diritto per ovvi motivi considera intangibili.
Tra le affermazioni che si leggono nell’Ordinanza ce ne è una che è frutto di una totale incomprensione e forse ignoranza.
Scrive la giudice “la Fondazione aveva una situazione patrimoniale critica… e un quadro economico che (rilevava) mancanza di ricavi della Fondazione ecc… per cui la Fondazione NON si sarebbe potuta mantenere in vita”.
Senza grandi fatiche la giudice poteva limitarsi a leggere parte del verbale del CdA del 28 febbraio 2022 (a tre mesi di distanza dalla trappola del 30 maggio) che all’Odg prevedeva tra l’altro:
Nel verbale si legge anche
quest’anno potremo contare, ottimisticamente, su risorse pari a ca. 180mila EUR, ipotizzando un rendimento del 3%. Ne consegue, quindi, la necessità di reperire alternativamente almeno 250mila EUR per il mantenimento della Fondazione, al netto di una parte significativa di attività istituzionali. La Fondazione sta attualmente partecipando a una serie di bandi di gara per poter reperire finanziamenti alternativi al fine di sostenere le diverse attività progettuali, anche grazie a partenariati autorevoli.
Alla fine I consiglieri votano a favore delle condizioni. E il consiglio
DELIBERA di approvare il principio proposto dal Presidente per cui, se si riveli necessario, si autorizza al prelievo di congrue cifre dal capitale per sostenere i costi di gestione e mantenimento della Fondazione;
- di approvare le condizioni poste dal Presidente per il mantenimento della propria carica.
Queste condizioni erano, tra le più significative, che i membri del CdA in particolare la persecutrice seriale di una nostra collaboratrice, di cui poi ottenne la testa mozzata come Giuditta con Oloferne come “premio di ingaggio da parte del boss Walter Pellegrini; che non interferissero nella gestione dei nostri collaboratori, avendo io il vizio di rispettarne e valorizzarne il lavoro e che potessi utilizzare, ovviamente secondo il principio del buon padre di famiglia le risorse occorrenti, in particolare a tutela de ICalabresi che registravano un imprevisto successo con utili a medio termine.
Ora qual è ciò che viene ignorato e quindi non compreso?
Preciso innanzi tutto ciò che oltre al giudice, con la quale forse per esigenza di sintesi non siamo stati molto chiari sul punto, non è bastato persino ad un noto avvocato che avevo scelto come codifensore per urlarmi contro “Se avessi avuto un Direttore generale come te che ha chiuso tutti i bilanci in perdita, quindi con debiti crescenti, ti avrei licenziato a calci in culo”.
È un modo bizzarro di relazionarsi con un proprio cliente, peraltro avvocato, ma meno illustre, ma va bene così.
Il fatto che indigna è che facendo gli gnorri ne abbiano profittato, sapendo di dire il falso, sia il cons. Mungari, che per questo ho deferito all’Ordine Avvocati e naturalmente il bugiardo e “fantasioso cattivo” Walter Pellegrini.
Sarò spero chiaro e userò il linguaggio meno forbito.
La Fondazione era nata senza un capitale, salvo quello minimo di legge, perché nelle intenzioni del fondatore Giuliani essa avrebbe dovuto SOLO finanziare il Comune di Cosenza per interventi su strutture soprattutto scolastiche. Poi si passò all’ipotesi di finanziare, con cifra da determinare e quindi non l’inesistente capitale, al completamento del complesso di S. Agostino.
Da ultimo, per insistenza del Sindaco Mario Occhiuto, si virò sull’acquisto e il restauro di Villa Rendano. Altra bizzarria (per non dire altro): colui che convince e si dà da fare per l’acquisto con un triplo tuffo carpiato si fa complice e partecipe dello scippo di Villa Rendano, perché gli piace il boss Walter e non gli piace più il rombiballe Francesco che ha osato fare un giornale libero e autorevole che non scrive obbligatoriamente “Meno male che Mario c’è!” o “Meno male che Robertino c’è!”
L’acquisto della Villa e il successivo restauro e allestimento non avendo un capitale avviene a debito. Quindi appena nata la Fondazione, senza neppure avviare la gestione, registra un importante passivo, circa tre milioni di euro.
Ovviamente quei debiti debbono essere coperti e garantiti e quindi vengono iscritti a bilancio (con la previsione di coprirli tutti con il lascito testamentario del Fondatore, come poi è avvenuto) e il sottoscritto che era contrario all’acquisto della Villa e non aveva neppure toccato palla essendo il Direttore Generale firma un bilancio, approvato dal CdA di cui all’inizio non era neppure membro, in passivo e quindi meritevole, con le parole dell’illustre Collega, di essere sbattuto fuori a calci.
Ma come si gestisce la Villa che ha costi fissi e finanziari importanti, anche al netto di attività o progetti (cosa possibile ma a rischio di domanda: l’avete comprata per inutilizzarla?).
Quindi anno dopo anno, con difficoltà perché non avevamo preparato un progetto per una sede che neppure si immaginava partiamo con attività di poco costo utilizzando il contributo annuale che Sergio conferisce nella misura di € 250.000,00 naturalmente a debito (crescente).
Quindi non sforando mai, pur con costi fissi gestionali incomprimibili ma crescenti, pur rispettando i limiti del budget appena sufficiente, firmo bilanci in rosso (approvati dal CdA) e quindi merito annualmente di essere preso a calci in culo.
Solo nel 2017 Giuliani allarga il borsellino fino a mezzo milione di euro per realizzare il museo storico multimediale Consentia Itinera che grazie alla direzione di Anna Cipparrone, che scoprirò arrivato a Cosenza, era oggetto di un rapporto gerarchico da parte del collaboratore Walter P. diciamo “poco gentile” e con una retribuzione bassa, non adeguata alla funzione. Il museo multimediale, come sapete, è entrato nel Registro dei Musei nazionali e con partners prestigiosi ha vinto negli ultimi tre anni bandi con cospicue risorse pubbliche. Ma nella logica cosentina, che io faccio fatica a capire pur essendo nato per far dispetto alle elites del cavolo locali, a via Piave 39, Cosenza, la Cipparrone, uscito io di scena, viene mortificata con l’idea di farla dimettere come la giovane vittima della Catanese. Non ci riescono perché l’imprevista diffusione de I Nuovi Calabresi li “fotte”. Ma naturalmente io continuo a firmare bilanci in rosso – in attesa che oltre ai finanziamenti pubblici finalmente arrivati siano imminenti introiti de ICalabresi per pubblicità e finanziamenti pubblici previsti dal Governo – mai immaginando che un vero filibustiere magliaro osasse definire “un danno per la Fondazione” il più evidente successo – e pertanto merito sempre – pur avendo tagliato di € 115.000, il preventivo 2020 (che il fido mangiager aveva appesantito con contratti fuori misura neppure firmati da me) per il noto avvocato e il meno noto “risanatore al rovescio della Fondazione bizzarramente chiamato Presidente continuo a meritare calci in culo, anche se dopo il 2017 Giuliani per compensare i milioni dati ad una improbabile badante ucraina e a due cugini, uno alla vigilia della morte, l’altro per meriti che non conosco oltre la sua amabilità e affettuosità ha portato il contributo annuale a € 200mila con spese fisse per la sola gestione dell’edificio Villa Rendano pari a € 160.000,00.
Fatta questa operazione verità – documenti disponibili a domanda – cosa dovrei fare e che in parte farò: denunciare come ho chiesto ad un illustre penalista cosentino il “presidente” WP per ipotesi di reato che vanno dalla diffamazione, al falso o altro avendo presentato una citazione contro di me incredibilmente priva di ogni riscontro con la documentazione agli atti. Confidare che l’Ordine Avvocati di Roma che ancora sonnecchia (chissà perché) esamini l’esposto da me presentato contro l’avv. Mungari e partecipare per una sola volta all’udienza processuale in veste di avvocato per provare a dimostrare al Giudice che lo sfascio economico è strutturale e genetico. E inoltre che il solo che ha sempre rispettato il budget disponibile sono stato io, facendo acrobazie (e non percependo alcun emolumento, sebbene abbiano cercato di far passare come tale una donazione fatta, di malavoglia, poiché la “gratitudine” per Sergio non era una buona motivazione, la sola con atto pubblico, di importo pari o molto inferiore a quanto dato a cugini, fratello si fa per dire; amici senza alcuna benemerenza (tutti come “prestiti infruttiferi” cioè in nero), badante di ignota provenienza e altra compagnia di giro. Risorse, aggiungo, che Giuliani aveva sempre detto di voler dare in eredità alla Fondazione.
Ora non pretendo di aver scritto un “pezzo” di grande attrattività per i lettori, ma la verità, come usa dirsi, è “nuda”, la falsità è invece coperta con tessuti di pregio, fascinosi, e per questo il ricorso al giudice serve a poco e in molti casi viene in soccorso degli autori di una o più porcate.