Considerando che questa “storia” divisa in capitoli sarà letta da chi vorrà nella calura torrida estiva, cercherò di mantenere l’impegno di non ripetere cose già note e di usare un tono più lieve e gradevole.
Oggi parliamo di bugie e di bugiardi, grandi bugiardi, medaglie d’oro alle olimpiadi delle frottole, per fare sentire i nostri bugiardelli, il primo tra tutti l’ineffabile giocoliere della bugia Mario Occhiuto, in qualche misura gratificati e premiati.
Non c’è unanimità nella scelta del bugiardo più bugiardo di tutti. Per molti, anglosassoni per lo più, Lord Mountbatten era un vero campione del mondo in fatto di frottole. Non è una cosa da poco visto che il Lord Ammiraglio, zio di Filippo, marito di Elisabetta e mentore dell’attuale re Carlo, non solo sparava cavolate che provenendo da un aristocratico di rango erano pericolose, ma camuffava la sua bisessualità, a quel tempo non cosa da coming out, con una gara con la moglie per chi mettesse più corna al coniuge.
Ma per la maggioranza il primo e più abile bugiardo fu Ulisse.
Dopo una schiera di valorosi eroi greci, tutti frontali e leggermente ottusi, si scolpì in Ulisse una nuova figura di uomo obliquo, in cui (secondo una formula che Hanna Arendt ha proposto per la politica, lo ricordiamo ai nostri politici che sono in gran parte “pippe” anche nel propinare frottole) la capacità di cambiare il mondo è direttamente proporzionale alla capacità di negarlo. Ulisse ha sempre ottime ragioni per ingannare, ma è il prototipo dell’atteggiamento classista che nutriamo verso le bugie. Visto che gli è andata bene ne celebriamo l’astuzia. Se, tipo, Polifemo fosse stato meno idiota lo ricorderemmo come un impostore che ha avuto quel che meritava.
Passando dalla storia alla cronaca vengono alla ribalta i politici nostrani e internazionali, ma occorre una premessa. Al politico non interessa più se la sua affermazione sia vera o meno; lui ne guarda sola l’utilità, in quel contesto e in quel momento, perché le menzogne variano a seconda del pubblico al quale sono rivolte.
Le star della bugia, fino a quando è vissuto, era Berlusconi – insuperabile la menzogna che Ruby rubacuori fosse “la nipote di Mubarack”. Ora nella top restano Salvini e Renzi.
Salvini, uno dei big al momento, portabandiera di affermazioni al limite del surreale che gli valgono meme esilaranti, addirittura inserito tra i più bugiardi del mondo dal New York Times. E non è poco.
A seguire Matteo Renzi, cantastorie controverso, protagonista della telenovela pre/post referendum costituzionale e della storia infinita della scissione del PD, “bugiardo seriale” come lo hanno definito Andrea Scanzi prima e Marco Travaglio poi, non proprio neutrali come “giudici”.
Ma veniamo al nostro “bugiardo” a tre stelle Mario Occhiuto: in questo caso io non sono una fonte, ma un testimone diretto.
Ovviamente siamo sempre nell’ambito della Fondazione Giuliani e di Villa Rendano. Convinto Giuliani ad acquistarla, alla mia domanda su che diamine potessimo fare in una sede di 2000 mq, non avendo preparato alcun progetto, Occhiuto bofonchiò poche parole alla velocità della luce ed io capii solo la parola Trieste. Ci aveva detto che il Parco tecnologico di Trieste aveva un progetto eccellente, non ci aveva detto che questo “gioiello” era destinato a caro prezzo alla Fincalabria e in particolare a CalabriaInnova. Un gioiello di bigiotteria se Calabria Innova ha chiuso in battenti dopo pochi anni nel 2016.
Altra bugia, rilevata nel Whatsapp nel quale conclude che il solo Pellegrini buono, educato, servizievole era stato Walter, oggi grazie anche a lui neo presidente e probabile necroforo (in volgare, becchino) della Fondazione, è che Giuliani avesse promesso la donazione di Villa Rendano al Comune.
Chi ha conosciuto Sergio sa che per lui tirare fuori, spesso a casaccio e alle persone sbagliate, 100mila euro non era raro. Ma se andava a comprare una confezione di Cardioaspirina, chiedeva uno sconto lasciando basiti i farmacisti.
Pensare alla donazione giuridica, non quella di fatto, per Sergio sarebbe stata una bestemmia.
Terza bugia: avevamo fatto firmare a molti cittadini illustri la richiesta che fosse data a Giuliani come riconoscimento la “cittadinanza onoraria”. Occhiuto non poté che dire sì, ma non convinto rinviava la data della decisione. La sera della vigilia della cerimonia della consegna nella sala del Consiglio comunale, apprendo da Walter Pellegrini che erano subentrate nuove perplessità del Sindaco. Fu allora che ad ora tarda telefonai a Luca Morrone che il Consiglio presiedeva di non modificare l’OdG. Cosa che Morrone fece ed io, che come al solito dovevo fare il discorsetto di circostanza, ringraziai con enfasi il presidente del Consiglio comunale e solo di striscio il Sindaco.
La lista delle bugie di Occhiuto è molto lunga, ma ne ricordo per chiudere una sola. Quando decidemmo di presentare il progetto del Percorso multimediale Consentia Itinera, al quale aveva partecipato per rispetto istituzionale Geppino De Rose, un colto e arguto collaboratore del Sindaco, invitando a Villa Rendano il Sindaco, apprendemmo da lui – che era stato informato del nostro progetto prima, durante e dopo – che ohibò la combinazione nelle stesse settimane sarebbe stato inaugurato sotto Piazza Bilotti il “Museo multimediale di Cosenza”.
Ciò che non fa l’uomo lo fa il fato e come sapete il suddetto Museo (che tale non era) è stato letteralmente travolto dalla chiusura di Piazza Bilotti per ordine della magistratura.
Ha torto Occhiuto ad avere un rapporto problematico con la verità? Non lo credo affatto, resta una macchia sul piano morale, ma non su quello politico.
L’ho appreso quando per volontà del PSI nazionale e in particolare di Giacomo Mancini cominciai a partecipare come oratore a Convegni, dibattiti e persino comizi (il debutto l’8 dicembre del 1970, credo, in una piazza centrale di Livorno con Pajetta del PCI e Franco Foschi della DC).
Il vero esame sulla mia prevista incapacità di avere voti o consensi fu la campagna nel Nord-Est per la corrente Autonomia manciniana in preparazione del Congresso nazionale di Torino nel 1978.
Al termine della mia prestazione oratoria, battimani da gonfiare il petto d’orgoglio. Al voto bottino massimo 10 voti su centinaia di votanti.
Alcuni compagni mi spiegarono l’arcano: “te parli bene, ti fai capire da tutti, ma non dici mai una bugia anche innocua. È qui che sbagli: la politica se non è bugiarda non ti vota e non ti premia”.
Occhiuto non corre questo rischio e voti, se non glieli regalasse la legge elettorale, li prenderebbe lo stesso sulla spinta impetuosa dell’essere un bugiardo a tutto tondo.