Il caso di quattro persone che conosci da molto tempo, una delle quali giocando anche sull’omonimia si proclama “fratello”, che per ragioni incomprensibili e quindi imperdonabili organizzano una vera e propria congiura contro colui che li ha scelti per guidare insieme una fondazione, che per sua natura è o dovrebbe essere un luogo dove si mettono al primo posto i “valori” etici, culturali, civili, è un’anomalia, uno sfregio per quanti quella fondazione hanno voluto impegnandovi risorse economiche importanti e lavoro, competenza, passione.
Eppure questa “anomalia” che personalmente considero un “crimine” pur non contemplato nel Codice penale è accaduta.
Non in una città in mano ai narcos, in un paese devastato dalla violenza, in luogo dove governano tiranni che infestano il mondo. È accaduto a Cosenza, che ha una tradizione secolare di attenzione alla cultura, tollerante e accogliente. Ma oggi per una serie di ragioni ed eventi appare grigia, confinata nello spazio dell’irrilevanza, guastata dai soldi sporchi della ‘ndrangheta che ha corrotto almeno in parte la politica e l’economia.
In questa vicenda che tutti chiamano la storia(ccia) di Villa Rendano, che non è l’evento più importante e drammatico del nostro tempo, ma è segno di un degrado, di una perdita di senso e di identità che come cosentini ci tocca, ci fa male, ci offende, chi scrive che è o dovrebbe essere considerato “vittima” diventa invece per tanti “il colpevole”.
Non perché abbia mal gestito: tutti i bilanci sono stati in rosso perché la Fondazione non è nata con capitali o fonti plurime di finanziamento, ma con “prestiti a lungo termine”, che naturalmente vanno iscritti alla voce “passività”. Questi prestiti, che diventano debiti e perdite sono crescenti, perché ogni anno il fondatore dà un contributo di € 250.000,00 poi ridotto a € 200.000,00 che debbono coprire spese fisse irriducibili di almeno € 220.000,00.
Ma i congiurati giocano sull’equivoco e persino un magistrato non informato con chiarezza di questo meccanismo perverso non può che pensare che la Fondazione è stata mal gestita e un noto avvocato che avevo scelto come mio difensore ha potuto dire per difetto di informazione, che non è usuale per chi è stato chiamato a rappresentare le tue ragioni, ma credo in totale buona fede che “un direttore generale che chiude tutti i bilanci in rosso l’avrei licenziato a calci in culo”.
In realtà il sunnominato Direttore e poi Presidente non sono incolpevoli, ma non di ciò che con improntitudine e consapevolezza i congiurati hanno addirittura affidato ad una Citazione in tribunale che ha un record difficilmente eguagliabile: è totalmente fatta di falsi smentiti da atti e verbali pubblici della Fondazione.
Allora quale è la “colpa” di chi scrive? Di essersi fidato, di non aver dubitato di amici e colleghi di lunga data, di aver avuto rispetto della normalità dei rapporti tra le persone.
Se avessi interpretato con un po’ di prudenza certi segnali avrei forse bloccato i congiurati. Probabilmente sì, in particolare per quanto riguarda il “fratello” Walter di cui ora dirò, ma che vita è se devi vivere nel sospetto e nella diffidenza?
Come al solito gli esperti mi danno torto su questo punto.
Estrapolo alcune considerazioni da varie fonti.
L’Effetto di Eccessiva Fiducia è una distorsione spesso ben consolidata nelle persone in cui la fiducia, quella soggettiva, di una persona nei suoi giudizi è ritenuta dall’individuo attendibilmente maggiore della accuratezza oggettiva di tali giudizi, specialmente quando la fiducia in se stessi è relativamente elevata.
Eccesso di Fiducia è definito dagli esperti tra i più “pervasivi e potenzialmente catastrofici” di tutti i pregiudizi cognitivi in cui gli esseri umani possono cadere vittime. A questa distorsione viene attribuita la causa di azioni legali, di disordini sociali, di guerre e di incidenti e scoppio di ‘bolle finanziarie’.
Le persone ed i gruppi dovrebbero maturare consapevolezza di questa distorsione per mettersi al riparo dai suoi infausti effetti.
Sì, sono colpevole di eccesso di fiducia ai confini con la dabbenaggine. Ma ora che mi sono svegliato, dopo il 30 maggio 2022, faccio tutto ciò che non ho fatto in passato e cercherò almeno di presentare meglio, senza generose omissioni, il profilo dell’editore e ff Presidente della Fondazione Giuliani. Con o senza giudici e tribunali che non sono competenti per gli inganni, le trappole, l’inaffidabilità, persino dell’arrembaggio ad una Fondazione privata.
1 Comment
Una storia che addolora le persone oneste e, come me, la maggior parte dei cosentini non avvezzi alle truffe di questi facinorosi senza vergogna.
Noi Le saremo vicini in tutti i sensi e possibilita’.
Luigi Pellegrini era il mio editore, una persona ben diversa ; poi me ne sono defilata per ragioni di opportunita’
E non ho sbagliato! Confido nella .sua correttezza e nella speranza che Lei riesca ad uscirne da questo coacervo di serpenti, vittorioso!!
Buona giornata a Lei!