Avevo scritto che ad agosto con qualche difficoltà in più I Nuovi Calabresi non si sarebbe preso un periodo di riposo riducendo, se del caso, il numero degli articoli.
In realtà non sarà così, perché se vieni a scoprire cose nuove, nel caso specifico la proclamazione che la missione prevalente della Fondazione versione WP e già foriera di successi è andare d’accordo, anzi celebrare le nozze, solo con gli abitanti dell’area dei poteri, diversi ma tutti convergenti verso l’obiettivo di curare i propri interessi, molto meno quelli dei cittadini, come fai a ignorarle soprattutto se è condito di falsi clamorosi. L’ho scritto, ma lo ripeto, in quattro parole: della Fondazione e di Villa Rendano pur se sollecitati, addirittura cambiando lo Statuto per fare entrare nel CdA Occhiuto Sindaco, se ne sono fregati tutti. Nessun sostegno, non necessariamente economico, molte bugie, un tappeto di bucce di banana sul nostro cammino.
Credo che vi debba qualche parola in più, perché in tanti si chiedono non essendo informati, perché insisto “con livore” in tutte le sedi (anche con una lettera al Presidente della Repubblica) perché sia cancellato questo sfregio fatto ad un Ente no profit e alla nostra città, che non ha eguali, perché almeno una fondazione che è nata come dono a Cosenza e ai cosentini, non viene mai attaccata, anche per non violare quel nuovo istituto che si chiama “sussidiarietà” tra pubblico e privato.
È una domanda legittima, ma forse perché sono di un’altra generazione tutte le mie “battaglie” o semplici decisioni contrarie ai miei interessi sono sempre state prese per essere coerente e rispettoso dei valori etici, dignità personale compresa.
Sono un ingenuo? Sì, ma preferisco esserlo, piuttosto che cinico.
Pensate che abbia la certezza di vincere – che poi non sarebbe la mia vittoria che prevedo di lasciare Cosenza appena possibile, ma dei miei concittadini per bene che sono la stragrande maggioranza – ? Niente affatto.
E vi spiego perché. A parte la mia sfiducia nella Giustizia cosi come è oggi amministrata, spesso forte e severa con i deboli, debole e prudentissima con i forti (il caso Santanchè è il più recente), credo che dietro Walter Pellegrini inqualificabile personaggio di modesta caratura, si è formata una forte cordata con Occhiuto in testa, ma con adesioni che contano, se ne fregano del bon ton istituzionale e politico e anche dei rischi (teorici con un’informazione latitante) per la propria immagine pubblica. Li aiuta anche il fatto che conoscono tutti coloro che hanno fatto e fanno comunicazione, che a sentire il nome Calabria si dà per scontato che si tratti solo di violenza mafiosa, massoneria deviata politica da “caporalato”, come disse ai “miei” Calabresi Mons. Savino coraggioso Vescovo di Cassano, comunque di qualche “porcata”.
Per me, che sono nato in Calabria, ma ho vissuto lontano e per lavoro viaggiato in mezzo mondo, questo dovrebbe provocare almeno un visibile dissenso. Ma quella Cosenza che la ex Sindaca Eva Catizone celebrava eccitata – per poi passare a destra – come la città dell’eversione e della protesta permanente, un vero bluff come spesso accaduto ai nostalgici del Sessantotto, non esiste neanche in fotografia. Solo una questora con gli incubi poteva trattare come pericolosi sovversivi una quarantina di intellettuali per una passeggiata nel cascame del Centro storico e due ragazzi raggiunti da un provvedimento che si dà a mafiosi, camorristi, delinquenti abituali.
Allora che senso ha perdere la salute e dimenticare per un po’ dolori veri che Walter Pellegrini ben conosce, ma se ne è fregato con una cattiveria e insensibilità stomachevoli? Si sa che lui, non più condizionato dalla presenza preziosa del padre Luigi, senza luci della ribalta che non significano affatto stima e apprezzamento – come ho potuto apprendere in quest’anno in cui ho parlato con mezza Cosenza e ho avuto la piacevole sorpresa delle decine di migliaia di amici che seguono, interagiscono, polemizzano se necessario con I Nuovi Calabresi – non può vivere, perché sentirsi il numero due gli procura coliche renali, perché come accadeva ai maggiordomi d Downtown servire degli aristocratici era il massimo del prestigio, al nostro Walter dà i brividi di piacere darsi il tu, con pacche sulle spalle, con “potenti (forse)” ma aristocratici, proprio no, nel senso di colti, stimati, considerati anche fuori dalla cerchia pseudoelitaria cosentina.
Per chi presume di conoscere il linguaggio dei segni della politica si è aggiunta una novità che nel nostro piccolo fa smuovere le acque stagnanti del piccolo cabotaggio.
Mario Occhiuto con l’aiuto del governatore e con l’elezione al Senato, mentre in molti prefiguravano con un giustizialismo che continua a fare guasti un tramonto tra processi e chissà quali conseguenze, sta tornando in auge. Si capisce da qualche segnale che mi riferiscono come la bocciatura del candidato del Sindaco alle funzioni di Revisore dei conti del Comune dissestato, grazie a voti in libera uscita dalla maggioranza a guida PD. Non ci ho mai creduto e non l’ho mai auspicato, perché ricordo bene la macelleria del tempo di Mani pulite.
E quando mi capitò di parlare con un’alta figura istituzionale, che mi faceva il segno di un gonfio fascicolo intestato a Occhiuto collocato in un Tribunale, pensai che pure le autorità non conoscono chi decide cosa, chi rischia cosa, chi fischietta beato e sereno perché sa come vanno le cose, una mano lava l’altra e due ne lavano dieci.
CONTINUA…
Con questa serie di articoli (cinque in tutto) che sbugiardano, come altri, Walter Pellegrini che si dà come missione principale della Fondazione di essere “pappa e ciccia” con i soliti noti, chiamati impropriamente soggetti istituzionali, che in 10 anni abbiamo sollecitato invano per non lasciare sola la Fondazione Giuliani, in un Paese civile dovremmo poter denunciare i fatti al Tribunale penale. Ma siamo in Italia e sebbene si dica che la Legge è uguale per tutti, la replica di Davide contro Golia è difficile. Chi crede che vinca sempre il “buono” contro il “cattivo”?
È più vicino alla verità chi è scettico e non ci crede. Personalmente confido un po’ di più nell’informazione fondata come questi articoli sui verbali del Cda della Fondazione dal 2011 al 2021.
Ma non al punto da pensare, come avevo ripetutamente scritto, che personalità stimate e rappresentative di tutte le opzioni politiche, culturali e ideologiche, purché non inquinate dal malaffare, dovrebbero farsi avanti per salvare dal saccheggio morale e fisico Villa Rendano, che questo appello venga accolto per “salvare l’onore e l’immagine di Cosenza”, sarò retorico ma è meglio che essere gonzi, perché non mi risulta che in Italia che non è da tempo culla del diritto e della libertà democratica sia mai accaduto che un ente no profit venga dato in mano, non per valorizzarlo, allo stesso politico che l’aveva proposto e sostenuto con un patto non solo tacito di reciproca lealtà. Non è mai accaduto che un giornale libero e vincente fosse chiuso contro ogni logica come nel ventennio o nella Russia di Putin. Non era mai accaduto, credo, che un avvocato consulente giuridico della Fondazione divenisse il regista di una conquista illecita. Come credo non sia mai accaduto il record della falsità raggiunto da Walter Pellegrini che replicando le parole dette con profonda sincerità dal padre il carissimo Luigi passasse dall’autodefinizione di fratello a livido e bugiardo nemico. Perché? Perché dopo aver gustato il (modesto) piacere di fare il ras pagato di Villa Rendano non ha accettato che il legittimo responsabile (non capo perché in un ente no profit di “capi” non si dovrebbe parlare) tornato a Cosenza gli togliesse, né funzioni né compensi, ma il monopolio dell’egomania e del narcisismo.