Il dott. Soluri è da tempo il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria che, per una scelta bizzarra, non si occupa più di tanto di ciò che accade all’informazione in Calabria, sebbene inceppi come usava nel tempo passato con le persone “amanti della libertà propria e di tutti”.
Si accontenta in compenso di raccogliere una lunga dichiarazione che sembra essere un peana a ciò che non c’è.
La possibilità di fare libero giornalismo.
Ecco le auliche parole pronunciate niente meno dal Presidente del Consiglio regionale calabrese Filippo Mancuso:
«Ho verso la stampa un rispetto assoluto. E ritengo che, soprattutto in questa congiuntura difficile per l’Italia e la Calabria, l’informazione abbia una funzione ancora più importante, perché, vista la complessità di ogni argomento con cui la politica e la società debbono misurarsi, è necessario avere una stampa obiettiva e completa. Fatta da professionisti preparati, a cui occorre garantire la piena libertà d’opinione, naturalmente nel rispetto della dignità delle persone. Per rendere normale una regione come la Calabria, c’è bisogno che la buona politica e la buona informazione si assumano la responsabilità di fare, ciascuno nel proprio ambito, la propria parte, anteponendo a tutto gli interessi generali».
L’ha detto il presidente…
Chi non sarebbe d’accordo con queste parole? Ma il presidente Soluri, gratificato dal “cordiale incontro” con un politico importante almeno in Calabria – dove per la verità si riconosce importanza e diritto alla deferenza con metodo molto molto generoso – ha ringraziato, doverosamente, ma non ha fatto la sola domanda che come presidente dei giornalisti calabresi che conosce le condizioni di precarietà (che fa rima con ricattabilità) e i salari da fame di centinaia di giornalisti, avrebbe avuto il dovere di porre dinanzi a tante fregnacce.
Ho scritto una PEC al dott. Soluri, che non ho il piacere di conoscere e quindi per principio considero persona corretta e rispettabile, per chiedergli se avesse saputo della chiusura delinquenziale de ICalabresi che avevano il torto di non trovarsi nelle condizioni della maggioranza dei giornalisti locali.
Se gli era sfuggito, che allora mi obbligherebbe a chiedergli che ci sta a fare il Presidente dell’Ordine, che per la verità conta come tutta l’informazione come il due di briscola?
Ma la domanda sarebbe puramente retorica. A lui interessano giornali meno irriverenti come il Corriere della Calabria che infatti pubblica in evidenza le dichiarazioni da bar del Mancuso e i ringraziamenti commossi del Soluri.
In realtà Soluri è il presidente ideale per i professionisti della “non informazione”, che non escono fuori dalle righe, come i carcerati, si accontentano di un’ora d’aria al giorno ma stannu cittu. Non c’è da condannarli perché qui l’art. 21 della Costituzione sul diritto alla libera manifestazione del proprio pensiero non è ancora arrivato. E solo un visionario o se preferite un incosciente rompiballe, come mi onoro di essere oggi come sempre nel mio percorso lavorativo. Ai cialtroni imbecilli e traditori che in una citazione demenziale citano in apertura il mio mono reddito lordo annuo pari quello di due insegnanti di scuola superiore per dire “vedete che bramosia di potere e di denaro ha costui”.
E proprio in linea con questa mia natura ho lasciato volontariamente il lavoro alle FS, come responsabile dei rapporti internazionali e in specie comunitari pagato, quello sì un “sacco de sordi” – cito una collaboratrice dell’avv. Mungari che, ormai prossimo al tradimento, le aveva affidato una memoria di risposta impresentabile in un causa con Antonio Nicaso – perché ritenevo una truffa lasciare la guida del trasporto cargo agli svizzeri per effetto di un patto fatto dall’AD Cimoli con il ministro Burlando, personalmente corretto, e come ovvio del PD. Che avessi ragione io l’ha deciso il Tribunale in primo grado condannandolo, in teoria, a 7 anni di galera che non sconterà mai.
Ma non voglio divagare e quindi torno al presidente Solari, il quale come tutti (tutti, è un record calabrese) non ha aperto bocca dando così l’esempio a tutta la categoria.
Se volete leggete l’articolo sulla Direttrice del Corriere di Calabria che non è “la peggio”.
Come concludere? Un popolo che non ha nulla da perdere e che paga le conseguenze di una politica non inutile e verbosa ma a mio parere tossica che aspetta a farsi sentire, non votare mai più nessun esponente di questa sempiterna classe politica?
È la domanda che si pongono tutti anche fuori dalla Calabria e che non ricevendo risposta fa dire “oh contenti loro, si freghino!”
Brutale ma purtroppo vero.
Come avevo promesso, magari rinforzando I Nuovi Calabresi che non ha ricevuto il largo consenso che era la prima condizione da soddisfare, per quanto possibile con i miei limiti di salute, in peggioramento, anche e soprattutto per lo stress che mi ha procurato il Pellegrini, traditore nei mei confronti e anche – lo scrivo con imbarazzo – e soprattutto del padre Luigi di cui conosceva la sincerità e la profondità del rapporto cinquantennale, che ci legava e che era di vera e condivisa fratellanza.
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Sulla stampa calabrese occorre fare un discorso rivoluzionario.
Io sto lavorando ad un progetto visionario.
Cell. 3391432440