Oggi mi è stata comunicata con Ordinanza del Giudice che l’udienza per le conclusioni per l’abuso di diritti è fissata per novembre 2025!
Pur confermando tutte le azioni legali presenti e future, poiché fin dall’inizio l’obiettivo non era quello di tornare a guidare la Fondazione Giuliani, che considero vittima di un’azione criminale, con diffusi coinvolgimenti come si evince dal silenzio dei “potenti o presunti tali” e dall’omertà imbarazzante di tutta la stampa e anche delle Istituzioni presenti sul territorio – compresa la Prefettura, più volte sollecitata solo perché un’eclatante violazione del diritto e dell’accordo pattizio con il Comune in persona del Sindaco protempore Occhiuto fosse almeno portata all’attenzione del Ministero Lavoro che ha ora le funzioni di sorveglianza e controllo sugli Enti del Terzo settore – mi convincono che la vicenda Villa Rendano è nata per uccidere o evirare ICalabresi.
Perché aveva scritto cose non vere, aveva ingiuriato le singole persone o perché non si poteva consentire ai calabresi di godere della libera informazione che è una delle armi più pericolose per gli amanti delle acque sporche e stagnanti?
Da parte mia sto solo facendo il mio dovere impegnando risorse personali che non avevo a sufficienza per tener fede alla promessa richiestami da Sergio Giuliani, che è stato paradossalmente il primo affossatore della sua Fondazione, distribuendo in sede testamentaria legati a cani e porci, in primis la “badante rumena” di cui non si sapeva nulla e che è stata gratificata con l’enormità di € 1.600.000,00 e, temendolo, avevo chiesto ai cugini e al fratello Vittorio di prendere il mio posto di “amministratore di sostegno”, perché reduce da una degenza ospedaliera, senza aver alcuna disponibilità. Non dico altro perché dovrei riaprire il contenzioso con Unicredit che di fatto ha rifiutato di confermare l’emissione di un assegno di € 1.000.000 di cui ero sicuro, avendo copia del testamento (e anche da un partecipante in buona fede all’operazione a favore di un suo acerrimo nemico). Il legato presente nel testamento del 2012, ma non in quello del 2017, comportava che il beneficiario sig. Vittorio Giuliani non incassasse e restituisse all’erede universale, la Fondazione, la somma che ora risulta essere un prestito non onorato o una donazione invalida.
Ma queste sono cose che accadono per bramosia del denaro, pur possedendone in grandissima abbondanza un po’ ovunque.
Ora veniamo al punto quel che gli avvocati chiamano thema decidendum.
Non mi aspetto molto dalla Giustizia, anche per le relazioni diffuse e importanti cui gode uno dei congiurati. L’interferenza di fatto su processi e loro calendarizzazione non è solo una prerogativa del Tribunale di Cosenza e rimango sbalordito quando vedo le persone che hanno una fiducia salvifica in un servizio giustizia ammaccato e svelato dal cosiddetto scandalo Palamara che ne ha pagato le conseguenze.
Ora le conclusioni: è matematicamente certo che, presentando libri o seguendo la nuova missione “di essere a disposizione delle forze politiche e sociali” (a differenza di me che nel CdA del 2018 invece denunciai che tutti gli accordi, intese per progetti comuni (ne ho contati a decina) e istituzioni si erano rivelate bolle di sapone, la Fondazione avrà vita breve. Sono pronto a dichiararlo e motivarlo dinanzi al Notaio.
Allora vogliamo “mandare a puttane” la Fondazione proposta da Occhiuto molto più abile e spregiudicato di un ottantenne malato? Vorrà dire che Giuliani ha sprecato una ventina di milioni, regalie milionarie comprese. E Cosenza peggiorerà la sua già non brillante immagine.
Se vogliamo salvarla per spirito civico, preciso la proposta per cui non ho titoli legali, ma sicuramente etici perché, piaccia o non piaccia, la Fondazione e il rilancio di Villa Rendano (che per fare sapere che esisteva dovevo specificare “là dove si pagano le bollette”) è stata integralmente opera mia.
Ecco perché invito le personalità della città, stimate e stimabili, a farsi parte attiva perché da subito Villa Rendano sia donata all’Università della Calabria, la più importante istituzione culturale di Cosenza, perché ne faccia sede permanente di studio, ricerca, polo culturale e civile nel cuore del Centro storico.
Attendo riscontri concreti da realizzare subito prendendo a calci nel sedere un manipolo di manigoldi, mentre sono certo che il sen. Mario Occhiuto non voglia distruggere una realtà per la quale ha attivamente operato.