Esiste la sindrome di Stoccolma, per la quale la vittima si innamora del suo carceriere o del suo suo persecutore. Temo che prima o poi sarà registrata “la sindrome del calabrese”, che con sintomi analoghi vota e apprezza una classe politica che sta uccidendo questa terra e che invece di essere inseguita con i forconi è votata, temuta, ossequiata.
Io come probabilmente quasi tutti i calabresi lontani dalla Calabria, per scelta o necessità, non me ne capacito e per non scoppiare di rabbia e disgusto ora riduco il tempo della mia presenza a Cosenza, ovviamente cercando di farla pagare ai farabutti che ho incontrato (abbiate fiducia), e poi lasciandola per sempre con il rammarico di averla amata tutta la vita.
Auguri a chi resta, nel sonno e nell’inerzia.