Prima che s’alzi un coro di “basta” chiarisco che questo commento si riferisce solo alla via Crucis giudiziaria della vicenda Fondazione Giuliani e Villa Rendano di cui ho scritto in abbondanza, che, senza sorprendermene più del giusto, ho verificato e sperimentato sulla mia pelle.
C’è, prima di adire il Tribunale, un passaggio obbligato, ma non facile e non esente da fregature, soprattutto nelle città e relativi tribunali medio piccoli.
La difficoltà fisiologica è di scegliere un professionista giusto – dovrebbe essere non difficile avendo deciso di fare negli ultimi 20 anni l’avvocato e soprattutto il consulente giuridico.
Non è così in realtà: avvocati competenti ce ne sono, ma non tutti lo sono. Ma in più debbono essere disponibili a occuparsi di una questione rognosa, che li mette in difficoltà con il contesto locale, popolato da massoni in gran parte deviati, politicanti che non perdonano, interessi economici corposi con ampio contributo della finanza ’ndranghetista.
E questa disponibilità è merce rara anche perché la domanda di assistenza legale in questo campo è scarsa, al punto che la mia reazione mi ha fatto diventare per qualche idiota un clone cosentino di Che Guevara.
Superato con qualche perdita – sì, ho toppato in parte anche in questa fase iniziale – si passa alla scelta della “domanda” che conclude la Citazione in giudizio.
Se il caso, come è quello dei prodi masnadieri all’assalto di Colle Triglio, non è usuale, facile facile, non compreso nel Codice con data di nascita 1942 poi aggiornato a pezzi e bocconi ma presente nella giurisprudenza, quella costituita da sentenze specie della Cassazione, il rischio di sbagliare diventa doppio: l’avvocato pure bravo non è proprio ferrato sul punto e il giudice che dovrebbe essere bravo e onesto, ma spesso non lo è, arranca per capire di cosa diavolo si tratta. Nel nostro caso “abuso di diritto” che come ormai sanno in tanti è il caso di 4 membri del CdA scelti dal Presidente, fermo al Catechismo cattolico “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, che scafati e lividi di voglia di potere (quale?), utilizzano un diritto che ti tutela nel caso quattro gaglioffi senza motivazioni lecite e fondate vogliono liberarsi del catacumeno presidente per prenderne il posto.
Infatti il Giudice, che doveva prioritariamente concedere una sospensiva urgente per evitare che dei malfamati svuotassero la cassa e la Villa, non solo non la concede (sia pure con qualche perplessità che si coglie nell’ordinanza) ma – cambiato radicalmente atteggiamento – nella successiva udienza straparla, invade il campo di un altro processo presso il Tribunale del Lavoro, respinge ogni documentazione utile a farle capire ciò che non ha capito (facendo il gioco dei masnadieri) e dulcis in fundo fissa l’udienza successiva a settembre 2025! Tre anni dopo l’inizio del processo (dichiarato urgente!).
Capisci o sospetti che una manona è intervenuta (ne sei così certo che potresti persino dirne il Codice Fiscale) ma la sola reazione possibile è un esposto al CdA, in concreto una perdita di tempo (e infatti Gratteri a ragione ha parlato, in difetto, di almeno 200 magistrati corrotti).
Altra scena: c’è ampia materia per ricordare che con una manovra dolosa un personaggio della Fondazione ha modificato lo Statuto a suo uso e consumo (sempre per l’handicap da catechista del sottoscritto) ma nel farlo è andato molto oltre.
Non scopro tutte le carte, ma parlando in generale pensi inizialmente che puoi rivolgerti per tutela alla Prefettura di Roma, competente in materia, poi al Ministero del Lavoro che addirittura ha una Divisione dedicata alla sorveglianza e alla tutela degli enti del Terzo settore e la Fondazione ne fa parte, alla quale mandi due PEC con un Esposto ricco di richiami giuridici non opinabili. A cosa servono le PEC per la Pubblica Amministrazione? A giacere per settimane nel Protocollo e poi tramesse con molta calma al Funzionario competente a giacere a tempo indeterminato senza che la suddetta funzionaria pubblica (che vuol dire “al servizio del pubblico”, cioè dei cittadini) le dia un’occhiata. Fai decine di telefonate per parlare con qualche essere vivente ma tutto tace. Per un miracoloso intervento di San Francesco da Paola, a cui sono devoto, riesco a parlare con la Dirigente che cade dal pero, bofonchia qualche frase incomprensibile e poi alla fine ti spiega l’arcano.
Per motivi misteriosi il Ministero del lavoro si occupa delle Associazioni, ma non delle Fondazioni.
E allora scopri che la competenza è oggi passata al Registro unico del Terzo settore, in sigla un grugnito, RUNTS.
Bene, alla fine con fatica e mesi di ricerca sembra che sia arrivato al traguardo. No, falso allarme, perché le Fondazioni non più Onlus, ma ETS non hanno l’obbligo (rimane la convenienza fiscale e accesso ai finanziamenti pubblici), a iscriversi nel Registro che grugnisce.
E allora chi si occupa degli ETS come la Fondazione Giuliani che il “fido” (si fa per dire) avv. Mungari pure mi aveva assicurato aver provveduto a calarsi nelle fauci del Registro?
Non si sa, e se non si sa, vuole dire nessuno se ne occupa. Una straordinaria opportunità a fare carne da macello senza problemi perché chi dovrebbe controllare la gestione e i conti è addirittura il regista dell’assalto all’ipotetico bottino.
Ma chi scrive è un testardo che cerca di non farsi prendere per fesso da altri fessi, peggio di lui e ieri facendo notte fonda ho trovato la soluzione in teoria abbastanza celere. E siccome ho deciso di fare l’avvocato di me stesso (e mi dicono che non sono malaccio, in ogni caso sono almeno affidabile) rinuncio alle poche ore di sonno e scrivo di getto l’atto che mi serve.
Non vi ho raccontato come promesso la vicenda della Fondazione, che so che morrà per morte indotta dai masnadieri, – e sarà il marchio indelebile di indegnità per Cosenza – ma la non rara via Crucis che un cittadino non professionalmente e caratterialmente attrezzato non potrebbe neppure iniziare.
Non illudetevi che la Giustizia vi darà giustizia. Dovete confidare anche voi nel nostro amato San Francesco da Paola, per cui raccomando quando serve 10 Ave Maria, 10 candele accese e se potete qualche euro, che non fa mai male, e a voi in generale non procura la bancarotta.