I Nuovi Calabresi, nato quasi casualmente, senza grosse aspettative, a dicembre dell’anno scorso – siamo al primo compleanno, che per la verità non porta bene come accaduto con ICalabresi, nato il 19 luglio 2021 e “ucciso da mani assassine”, mi verrebbe da dire, 19 luglio 2022 – a partire dal giorno 20 dicembre, si prende una lunga pausa fino all’8 gennaio. Certo la ragione principale è che a partire da me e dall’amico Alessandro, massetano di Maremma, senza il quale il blog/giornale non uscirebbe, e di questo gli sono infinitamente grato, c’è bisogno di riposare, ma anche di riflettere su quel che abbiamo fatto e su quello che potremmo o non potremmo fare.
Senza la pretesa di bilanci definitivi, qualche considerazione franca va fatta. Ieri un amico che stimo molto mi ha fatto qualche rimprovero ed io, dagli amici e dalle persone per bene, li accolgo e vi rifletto sopra per onestà intellettuale.
Sarò chiaro, ma non ordinato, nel fare “il punto della situazione”.
A fine maggio 2022, come ormai sa mezz’Italia, con disonestà, con disprezzo delle norme giuridiche e morali, sono stato fatto fuori io, che il mio lavoro e dovere l’avevo fatto, assicurando anche la continuità nel tempo della Fondazione, con cambio statutario del 2019 curato da un notaio di Roma secondo la condizione dirimente che Sergio Giuliani mi aveva richiesto fin dall’inizio e poi ribadita, dando anche di malavoglia perché in Sergio non albergava, pur tra tante virtù, il sentimento della riconoscenza, una donazione “pubblica e conforme alla legge” (l’unico nella pioggia di benefici economici che SG aveva e ha dato a casaccio, ma era suo diritto farlo e anche di consistenza molto più modesta nella relativa classifica dei beneficiari, si direbbe in latino sine titulo). Ne parlo perché anche su questo si è esercitato la più bieca e sporca speculazione, smentita dalla sentenza appena emessa dal giudice del lavoro di Roma. Ne debbo parlare perché indice di alcuni fenomeni diciamo inconsueti.
La mia domanda di essere retribuito – come mai era accaduto – per 10 da Direttore generale onnifacente e onnipresente (ai quali sarebbero dovuti seguire altri 10 anni come da mandato statutario) con una somma che sarebbe stata compresa tra € 20.000 e € 40.000 annui lordi è stata respinta con un gioco d’artificio: l’opposizione di WP e soci che sbandierava la suddetta donazione come uno stipendio – cavolata smentibile da una matricola di giurisprudenza – il giudice neanche l’ha presa in considerazione perché era una “cazzata” – mi scuso per il francesismo – ma ha respinto anche la mia domanda perché l’avvocato non ha ritenuto di riportare paginate di dispute tra giuristi se il Direttore generale (che ha sopra di sé il CdA) è “un subordinato” o un “parasubordinato” che – scrivono i giuristi non i venditori di pesce al mercatino – “sono la stessa cosa”. Quindi ha vinto chi non ha visto accolte la citate cazzate walteriane.
Ma l’obiettivo di fatto condiviso dal giudice (ed è il secondo caso in poche settimane) era rozzamente “franza o spagna purché se magna”.
Questo in soldoni cosa significa? Che – non ho la prova ma un insieme di solidi indizi – qualcuno ha bussato alle porte che contano del Tribunale, magari solo per un saluto d’omaggio.
E ancora che a 78 anni non ha senso fare appelli che durano anche tre anni e più e costano un occhio della testa, perché tra i due Pellegrini, quello che scrive, ha pagato e pagherà di tasca sua circa € 100.000,00; l’altro non paga un euro perché scarica tutto sulla Fondazione che io per dovere morale ho tentato di proteggere e lui ha occupato per ridicolizzarla e scarnificarla nella migliore delle ipotesi.
Ma lasciamo queste questioni note e veniamo ai giornali ICalabresi e I Nuovi Calabresi. Tra un paio di giorni riceverò due perizie economico-finanziare da due professionisti che dimostreranno ancora una volta che per sostenere la tesi aberrante di WP e complici che ICalabresi è stato “un danno per a fondazione” con numeri di diffusione e patrimoniali eccellenti si è dovuto fare, nell’ordine: demolire la logica e l’evidenza, “false comunicazioni sociali”, “manipolare lo Statuto con dolo e inventiva nel corso di due e più anni” che tra l’altro potrebbe configurare ANCHE il reato di truffa e per un soggetto specifico “falso in bilancio” e per tutti diffamazione. Tutto ovviamente in sede penale.
Ma se un giornale libero viene strozzato e poi ricomparso evirato (cioè castrato) e nessuno – dal vertice alla base – reagisce,
che senso ha avuto farlo nascere e provare a difenderlo da un reggimento di uomini e donne di paglia?
Ma che senso ha anche continuare con I Nuovi Calabresi che con un solo autore (150 articoli minimo) ha avuto, fatte le proporzioni lo stesso successo e la stessa linea editoriale del progenitore, se quando ho chiesto un contributo simbolico da 1,00 al massimo 10,00 euro, per segno di condivisione di una piccola battaglia di libertà, ha risposto solo una persona?
Ma pensando anche ad amici che stimo, che senso ha che io abbia speso soldi, fatica, salute per dovere morale e rispetto della “donazione” alla città di Villa Rendano, se tutti, tutti coloro che mi hanno prima ingannato, poi abbandonato, poi replicato le infamie dando un pezzetto di whastapp riservato ai colleghi de ICalabresi per ringraziarli, dire che avrei combattuto soprattutto o solo per loro, in cui chiamavo con il nome proprio uno str… carnefice che ha così ottenuto un decreto penale di condanna di poche migliaia di euro che sarà bocciato (c’è una sentenza della Corte di Appello di Milano che dichiara l’ovvio, un whatsapp come una telefonata un fatto privato, nonostante lo sciacallo) ora fanno dire in buona fede: “o poverini, come li tratta male (?) Pellegrini” i suoi ex colleghi de ICalabresi!
Dovrei rendere pubbliche mail, dichiarazioni, comportamenti, villanie e slealtà dei “poverini”, ma non lo farò.
È più dignitoso lasciare Cosenza per sempre appena possibile e porsi per ora la domanda: vale la pena stare al computer ogni giorno per pubblicare un “giornale” che è nelle mie intenzioni e forse nella mia presunzione una voce debole, quasi insignificante di dignità e di libertà di Cosenza e della Calabria, o meglio dei cosentini e dei calabresi.
La riposta vera, sincera, decisiva la debbono dare i lettori del blog che si riconoscano in questa presuntuosa pretesa di non essere liberi greggi di pecore. Emoji e numero di visualizzazioni sono importanti, ma non bastano se sono fini a se stessi.