Come annunciato, I Nuovi Calabresi da domani 20 dicembre fino al giorno 8 gennaio 2024 va “in vacanza”, ma in realtà questa pausa sarà utile per qualche riflessione che non è nuova ma che forse non ho saputo spiegare.
Ci provo ancora una volta dopo di che confesso di non sapere fare meglio.
Sarò chiaro e didascalico: a Cosenza è stato compiuta un’azione “criminale”, unica e per questo ancora più deplorevole, con l’appropriazione di una Fondazione che era nata fidandosi di un sindaco che non lo meritava e comunque intesa come una donazione alla città di Cosenza con il recupero di Villa Rendano e la sua progressiva trasformazione come polo culturale della città.
La cosa è stata subito banalizzata da tutti, soprattutto quelli che dovrebbero essere la classe dirigente ed è solo la classe indigesta, di pessima qualità e affidabilità, come una “litigata” tra Walter e Franco Pellegrini, una specie di lite in una famiglia fatta solo di omonimi.
La soluzione più comoda era non schierarsi non pro il Pellegrini 1 o 2, ma tra un’ignobile rapina (unica in Italia) e un tradimento a danno di un signore Sergio Giuliani, forse semplice, ma certo in buona fede.
Cosa conveniva fare al Pellegrini che della Fondazione era stato il padre, che è cosa diversa dal fondatore?
Prenderne atto, confessare di essere stato un gran coglione ad amare la città natale che più volte gli aveva mostrato, se non ostilità, certo non affettuosa accoglienza – profetico il libro non letto da nessuno con il boicottaggio di fatto dell’editore che si titolava “SOLO ANDATA”.
Per debolezza e per cercare in un contesto poco vissuto, ma molto amato, dopo due anni terribili dentro e fuori gli ospedali, sale operatorie e terapie intensive, il modo di riprendersi la vita, grazie alla generosità di mia moglie romana, ritorno a vivere a Cosenza.
Il resto è noto, dopo il COVID muore Giuliani, per statuto debbo succedergli, lo faccio con molta fatica e discrezione, una discrezione sorella gemella della ingenuità, e cerco di dare una risposta a quello che in tanti mi dicono, e poi in concreto verifico: Villa Rendano è uscita fuori dall’orizzonte della città, è volgarmente “spompata”.
Con alcune iniziative tutte rivelatesi indovinate, e in ogni caso dovute, avvio un processo di rilancio di fatto subito boicottato dal mio omonimo, che con la mia discesa a Cosenza non perdeva i soldi che percepiva da 8 o 9 anni, ma inevitabilmente le luci, modeste, della ribalta e una libertà gestionale alla quale darei il voto di 4 e mezzo solo per generosità.
Ma le iniziative, compreso ICalabresi, non hanno l’obiettivo di essere contro, ma quello di essere per libertà e responsabilità, utilità e qualità, che in un luogo civile non susciterebbero ostilità e complicità. Qui confesso che l’essere credente e praticante mi ha danneggiato. Non l’avevo neppure immaginato accadesse a Cosenza.
Il resto già lo conoscete, amici da decenni diventano traditori venduti, sindaco ed ex sindaco se ne fottono del ruolo istituzionale e lo usano come una clava. La maggioranza dei cittadini è generosa con emoji e commenti benevoli ma, morte o vita del giornale, inteso come difesa della libertà in senso lato pare che non li riguardi. “Morto il re, viva il re”, senza offesa per le teste coronate.
Resta da decidere. Prendere atto e andarsene o reagire contro un’azione criminale? Per carattere e anche per non tradire il patto di lealtà con Sergio Giuliani che nei due testamenti ha dato soldi, baci ed abbracci a tutti (a loro insaputa) ma non ha trovato il modo di dire “grazie Franco” per tutto, prima che la fondazione nascesse e quando la Fondazione l’ho fatta nascere.
La Giustizia italiana è produttrice di ingiustizia, spesso per ignoranza dei giudici, per superficialità, per pregiudizio o per l’intervento di qualche manona esterna. Nel nostro caso ci sono indizi di tutti e tre gli ingredienti.
Ancora una volta debbo decidere se spendere un sacco di soldi per avvocati talora infedeli o, se lontani dal contesto calabrese, poco abili a contrastarli o lasciar perdere. I soldi, pochi in partenza, sono miei e quel galantuomo di Mariuccio, detto da Iacchitè il cazzaro, mi informa (ma lo fanno anche i miei colleghi gratificati come neppure al Corriere della Sera) che “tu scrivi ma tanto chi legge se ne frica”.
Ora passo come ultimo step a pesanti, motivate, inedite azioni penali affidate ad avvocati tosti (di cui vi informerò a tempo debito) difficili da smentire e credo anche difficili da gettare nel cestino dei rifiuti. Il penale ha molti difetti del civile, ma è tendenzialmente pubblico. Oltre non c’è nulla a parte la nausea.
Questi sono i miei pensieri prima della pausa. Che potrebbe essere più che una pausa se vedessi confermato che in molti ci leggono, ma in pochi ci ascoltano. Meditate e fateci capire, se ci volete vivi o non vi spiacete vederci (apparentemente morti): l’articolo che ha aperto il giornale per giorni non è bastato a capire se il Sì o il No prevalgano o non interessi a nessuno.