Avevo anticipato che se ci fossero state le condizioni I Nuovi Calabresi sarebbero diventati giornale on line, registrato presso il Tribunale (nella sostanza nulla sarebbe cambiato), senza perdere l’identità di organo di informazione libero, sempre attento alle “fonti” (alcune sono “polpette avvelenate”, come sa chiunque faccia informazione).
Le condizioni erano semplici: la mia decisione di restare stabilmente a Cosenza e di ricevere un aiuto anche economico di pochi euro con una modalità trasparente da chi apprezza I Nuovi Calabresi.
Oggi non sono in grado di dire con certezza se e quanto a lungo sarò a Cosenza che, per fortuna non tutta, mi ha accolto con cattiveria, falsità, inganni.
Forse esagero? Niente affatto e credo che nel futuro prossimo ne avrete ulteriori prove.
Questo non significa che I Nuovi Calabresi chiuderanno come è accaduto a ICalabresi, che nell’ipotesi inquietante alla quale fa cenno il titolo c’entra e come. Non nella versione corretta, ma parziale che ho dichiarato, come ho scritto di recente.
Ora scriverò ciò che potrei dire sicuro o molto probabile, ma senza fare nomi che autorevoli o meno potrebbero essere del tutto ignari.
Il primo spunto me l’ha dato in una sua mail Camillo Giuliani che scrisse “la redazione che rappresentavo come fiduciario non avrebbe mai fatto nulla contro il direttore nonostante ci avessero suggerito di sfiduciarti, precisando che un’eventuale prosecuzione de ICalabresi sotto Calavria – come per un attimo si è anche ipotizzato – senza te a dirigere il giornale avrebbe comportato le mie immediate e irrevocabili dimissioni. E che alle mie, con ogni probabilità, sarebbero immediatamente seguite quelle dei colleghi e l’addio di gran parte dei collaboratori, a tutela del tuo ruolo nel progetto che tutti insieme avevamo fatto crescere”.
Ora si capisce perché ICalabresi furono definiti un “danno per la fondazione”. Una bufala colossale che sarà smentita con tutte le altre in una memoria che, autorizzata dal Giudice, replicherà ad una citazione della Fondazione new edition, che ha un record non comune: è integralmente fondata su affermazioni, dati, riferimenti FALSI, interpretazioni risibili (riempire quattro e più pagine di bufale smentite dai verbali e dal diritto non era cosa facile). Poi intendiamo presentarla alla Procura della Repubblica di Roma, perché accerti eventuali reati.
Non era il giornale che doveva morire – certo non più quel giornale che aveva il gusto per la libertà e con i redattori e collaboratori che era stati bravi protagonisti del successo editoriale – ma il suo direttore e fondatore cioè il sottoscritto.
Perché? Perché come hanno osato scrivere nella citazione che andrà in prima udienza il 22 gennaio 2024 avevano rilevato “Violazioni nella gestione del progetto editoriale Calavrìa / ICalabresi e danni patrimoniali subiti dalla Fondazione”.
Questa sola affermazione costituisce diffamazione e false comunicazioni sociali.
No, l’intendimento di Walter Pellegrini – con il consenso degli altri membri del CdA compreso un avvocato autorevole e amico ventennale (siamo in attesa di novità che lo riguardano) – era, come si intuisce dalle parole di Camillo, quello di far rinascere il primo progetto, simile a Calavria, che aveva avuto come Direttore designato Antonio Nicaso, un bravo giornalista e saggista coautore di molti libri con il Procuratore Gratteri, unanimemente stimato.
Quindi cosa è accaduto? Si è presentata, in mala fede, una Fondazione con passivi insostenibili – ovviamente per cattiva gestione mia (dimenticando che Sergio Giuliani morto da poco più di un anno, come da suo diritto, controllava i conti almeno una volta a settimana) –, si è taciuto che quel passivo era frutto di una scelta inconsueta di Giuliani (in realtà frutto del fatto che per carattere non si fidava di nessuno, come diceva spesso aggiungendo “a parte te” per cortesia), cioè la Fondazione, nata con capitale di solo € 10.000,00 e la copertura ai limiti dell’impossibile delle spese di gestione e programmazione con un contributo annuo di € 250.000,00, poi dal 2017 ridotto a € 200.000,00 (combinazione lo stesso anno nel quale Giuliani fa l’ennesimo testamento con un lascito di un milione e 600.000,00 euro alla “badante rumena” che lo assistette ma lo manipolò come voleva).
In concreto ogni uscita, dall’acquisto di Villa Rendano a quello di tre bottiglie d’acqua minerale, andava a debito con la previsione di coprirlo e sanarlo con il lascito testamentario. Se avessi chiesto di essere retribuito come Direttore Generale, tutto il precario equilibrio finanziario sarebbe andato a rotoli. Ecco il passivo come era nato e cresciuto. La realtà era nota a tutti, in particolare a Walter Pellegrini e all’avv. Santo Mungari, che era dall’inizio consulente della Fondazione, un esempio di lealtà e trasparenza da manuale!
Quindi falso il “danno de ICalabresi”, “falsa la presunta cattiva gestione”, “falso tutto” e un giudice civile e un procuratore penale lo sanciranno. Affermo e ne assumo la piena responsabilità che il CdA, che poi ha fatto fuori il legittimo e soprattutto corretto “fino alla pignoleria” presidente Francesco Pellegrini, ha compiuto, come da subito messo a verbale, un atto illecito che era finalizzato a impadronirsi della Fondazione come dei miserevoli rapinatori, cedendo la testata gratuitamente a tre redattori che per ragioni misteriose si sono esibiti in una specie di replica casareccia “della sindrome di Stoccolma”, pensando molto probabilmente ad un recupero ovviamente modificato e on line di Calavria, affidato per la direzione a giornalista più affidabile e gradito, e non precluso alla loro professionalità.
Ultima domanda retorica: Mario Occhiuto diventa il tutor di una operazione che uccide quella Villa Rendano il cui acquisto aveva sollecitato attivamente con un accordo di “sussidiarietà orizzontale” (art. 118 della Costituzione) solo perché Walterino bugiardino è a suo parere più simpatico ed educato di F. Pellegrini?
Non prendeteci per il c…. La verità con alcune importanti omissioni prima o poi verrà fuori. Non mi restituirà né le decine di migliaia di euro per avvocati, alcuni infingardi, uscite dalla mia ricchissima pensione (anche questo hanno scritto gli avvocati nella citazione di cui ho fatto cenno che per farla sembrare ricca come non è dicono l’importo lordo, mentre il netto è quasi pari a quanto percepito come collaboratore fino a tutto il 2021 dal probo Walter Pellegrini. Si tratta di pensione frutto di quasi 36 anni di contributi, di cui venti da dirigente, con 5 concorsi pubblici vinti, non di regalie, e benefici di dubbia provenienza!).
La storia continua, come I Nuovi Calabresi, da presso o da remoto.
La mossa azzardata e infame del manipolo di traditori, dei protettori, degli omertosi è probabile che verrà fuori e non per mia sola iniziativa.
Quello che manca è capire a chi giovava un giornale con un diverso direttore, che vantaggio ne poteva trarre Mario Occhiuto se quell’ipotetico nuovo direttore non gli portava – nelle sue aspettative, solo sue – in dote qualche beneficio?
Non si può scrivere con i “se” ma ragionare, ipotizzare, intuire è possibile ed è solo questo quel che facciamo con questo articolo. Diciamo che è un esercizio che con qualche tassello in più potrebbe essere molto più realistico.
Confesso che prima di scrivere questo articolo, che parla di miserie e miserabili di casa nostra, ho avuto molti dubbi.
Non perchè pensi di aver scritto cose non vere e in malafede – è vero il contrario -, ma perchè mi sembra di avere recato oltraggio alle vittime israeliane e palestinesi, di avere dimenticato quello che sta accadendo in Palestina, un vero e proprio genocidio, di aver offeso il diritto alla pietà per le vittime e in particolare per i diecimila bambini palestinesi morti sotto le bombe.
Cosa importa tutto il resto di fronte alle odierne tragedie, in Ucraina e in Palestina?
Come si può accettare che, sia pure dopo la violenza esecrabile di Hamas, un macellaio e ladro capo di governo indegno del popolo che governa possa ancora pensare ad un osceno scambio: decine di migliaia di morti in cambio di qualche mese di sopravvivenza politica.
Ogni giorno scriveremo un semplice pensiero per tutte le vittime, ma in questo momento in particolare per i cittadini pacifici e perseguitati da decenni palestinesi.