Egregio senatore Occhiuto, caro Mario,
questa si chiama correntemente “lettera aperta” che ha un doppio significato, l’essere resa pubblica ma anche essere franca e non elusiva.
Cominciamo da un breve cenno ai nostri rapporti nati casualmente con l’incontro per rispetto istituzionale al Comune per presentarTi l’appena costituita Fondazione.
Come è ormai noto a tutti l’idea iniziale era apprezzabile e modesta: dare al Comune da Te guidato una somma pari più o meno a 1 milione di euro perché potesse utilizzarla per migliorare le strutture scolastiche e quelle assistenziali.
L’idea divenne su tua proposta un po’ più ambiziosa e decidemmo di firmare una convenzione (dico decidemmo perché tu sai che la Fondazione era nata e restata con la mia esclusiva responsabilità) per il completamento del restauro del Complesso di Sant’Agostino e poi per varie difficoltà amministrative sostituito su tua rivendicata e apprezzata iniziativa dall’acquisto e recupero di Villa Rendano.
Tutto quel che seguì è ormai stranoto e non lo ripeto. Vado direttamente al luglio 2013, al giorno in cui con la tua doverosa e apprezzata partecipazione fu inaugurata la “nuova Villa Rendano” alla presenza di oltre 400 cittadini.
Fu un bel giorno e ricordo con piacere da allora la tua vicinanza alla Fondazione. Partita con un capitale misero di 10.000 euro, alzò di molto il tiro con non poche difficoltà e quei 10.000 euro diventarono presto 4 milioni a debito, perché Sergio non fidandosi di nessuno (ma senza cattiveria) preferì una soluzione poco ortodossa, quella di finanziare volta per volta la Fondazione creando solo nominalmente e fittiziamente un passivo destinato a scomparire nominando erede la Fondazione in sede testamentaria. Il tuo “amico cortese” mio omonimo – la parentela era vera, profonda, sincera con il prof. Luigi e la sua famiglia – ha falsato la verità, lo ha fatto a 360° per dare una motivazione ad un’azione illegittima e oscena. Luigi era un fine intellettuale, un uomo onesto e generoso, avevamo una straordinaria “somiglianza” non fisica – eravamo nati nello stesso giorno, 21 febbraio, pesci puri – e ci venne facile considerarci fratelli e lo siamo stati per mezzo secolo.
Ma con un salto di quattro anni siamo al 2017, arriviamo all’inaugurazione di Consentia Itinera che tu con la compianta Jole inaugurasti con un sincero entusiasmo.
Mi piace ricordarlo perché considerando come vuoti i due anni precedenti il mio trasferimento a Cosenza, nel 2020, perché di fatto confinato a Roma tra ospedale e cliniche, fino a dopo la scomparsa del Fondatore, ottobre 2020, i nostri rapporti furono amichevoli, positivi perché pur non avendo le stesse opinioni politiche apprezzavo il tuo entusiamo, il tuo entusiamo “visionario” della città, segno di un legame forte con essa. E in questi sentimenti mi riconoscevo completamente. Le accuse, i pettegolezzi, le meschine insinuazioni che mi arrivavano da ben prima della nascita della Fondazione le ho sempre considerate spazzatura perché – avendo vissuto la morte politica per via giudiziaria del PSI, il mio partito da sempre, e di tutta la classe dirigente politica selezionata in oltre 50 anni di vita democratica (oggi abbiamo quella che ci meritiamo) non amo affatto la via giudiziaria come alternativa alla politica. Quindi non rinnego i rapporti di stima, amicali e corretti al meno fino al 2021 quando ricevetti un WhatsApp che ho poi integralmente pubblicato e che chiude il ricorso al TAR come sola motivazione disponibile per motivare la violazione di quel patto collaborativo che ha oggi un nome, sussidiarietà orizzontale, e un Codice che lo norma e lo tutela, dal Comune di Cosenza più che violato, stracciato in mille pezzi rendendosi partecipe del colpo di palazzo di quattro traditori.
Ma veniamo al presente. Hai aperto ostilità nei miei confronti con l’accusa ridicola che inserendo il prof. Massimo Veltri nel Comitato scientifico, un organismo costituito quasi solo da docenti dell’Unical con compiti, svolti poco per la verità, di proposta e consulenza, avrei riempito la Fondazione di “tuoi avversari politici”.
Premesso che non vedo proprio Massimo Veltri nelle vesti di tuo avversario politico (al pari di Bruno Bossio, Nicola Adamo e Franz Caruso e compagnia cantando) ti informo che, proprio per aver lasciato te solo come protagonista della Conferenza stampa di presentazione di Consentia Itinera, Massimo si dimise scrivendo “non si trattano così neppure i cavalli”. Frase iconica che non ho mai compreso.
Ma se da politico devi avere una buona dose di cinismo, io non ce l’ho e per questo motivo non accolsi l’invito di Giacomo Mancini, che mi sopravvalutava, di tornare a Cosenza per fare politica attiva. Il suo poco affidabile Nino Neri mi disse che avrei dovuto essere “il nuovo segretario regionale”, una follia con i Gentile in fase di crescita rampante.
Ora veniamo alla tua responsabilità pubblica che confermo, giudico inaccettabile (debbo dare ragione al Prefetto del passato che non ti stimava – c’era tra i motivi la tua ostentata assenza alle celebrazioni del 2 giugno per la festa della Repubblica – e simulava con i gesti un grosso faldone di carte diciamo non elogiative) perché la tua adesione ad una manovra che uccide la Fondazione ha già reso un caravanserraglio Villa Rendano, che non vale né i 13 milioni e passa investiti da Sergio Giuliani e neppure 10 anni di lavoro non facile che ho svolto con disinteresse ma con amore, al tempo condiviso, con la “mia” città e che, per impegno anche scritto in un atto di ultima volontà, avrei dovuto continuare assicurando la continuità nel tempo della Fondazione fino “a quando me lo consentissero le condizioni fisiche e intellettive.
Al mio posto, che ero titolare di un dovere non di un privilegio, hai consentito ad un clandestino di sedere in un ruolo che non gli appartiene. Ora ho già denunciato in sede penale e replicato in sede civile il suo ricorso alla falsità, alla fantasia livida, alla sua lunga coda di paglia, in compagnia dei suoi sodali e in particolare del regista legale (consulente della Fondazione e mio amico falso e infedele) avv. Santo Emanuele Mungari, che cadrà credo presto su una grossa e insanabile buccia di banana di cui non ha tenuto conto, presumendo in parte con ragione che le porte di molti giudici sono per lui facili da aprire. Uso un’espressione inelegante: “ti sei dato la zappa sui piedi” passando da “padrino” di Villa Rendano a suo necroforo.
È vero che da noi purtroppo non c’è un’opinione pubblica che si fa sentire ma c’è, anche se molto spesso timida e silente. La tua affermazione che i veri ICalabresi – che non ti mai rivolto attacchi giustizialisti – e oggi il libero e molto letto I Nuovi Calabresi “non interessano a nessuno” è ad un tempo vera e falsa. È vera perché come sai benissimo, facendone parte, che in Calabria e purtroppo anche a Cosenza s’è costituito un blocco di “poteri” formato da politici, amministratori, logge massoniche in genere deviate, interessi economici e imprenditoriali “non immacolati” (leggasi ‘ndranghetisti).
La vicenda della Fondazione – te lo assicuro, non perché mi farebbe piacere, ma per la mia esperienza quarantennale di esperto non spregevole (la SIP come consulente per 7 anni e le FS per oltre 12 non mi hanno utilizzato come responsabile della comunicazione che, mi insegni, ha sempre un profilo politico, fatto di analisi e interventi sulla realtà sociale, per il mio fascino come dicono purtroppo le mie figlie perché sono stato “fortunato”, a mia insaputa) – non sarà risolta in sede giudiziaria, ma in quella politica in senso lato.
Il TAR credo che non potrà non qualificare come violazione della sussidiarietà, la prima e sola sottoposta al suo giudizio, che farà dottrina, la manovra di usurpazione della Fondazione. E il Terzo settore è strategico per l’economia e la collaborazione pubblico- privato. Parlo di oltre 300mila enti che sono essenziali e non vulnerabili, come accaduto a Cosenza, perché un ex sindaco e oggi senatore “ha simpatia e amicizia” per il Pellegrini pirata.
Non ci sarà alcun progetto o attività – a parte l’attuale paccottiglia che ha già ucciso Villa Rendano – che non sarà reso pubblico e spiegato ai cittadini, come è giusto e doveroso per la libera e qui sconosciuta informazione.
Vaste programme! certo, non affidato solo a me che ho 78 anni portati male e vivrò soprattutto nella mia Maremma, anzi a Massa Marittima, un paese splendido, una piccola Siena, che ha il più alto tasso di iscritti alla Massoneria, ma quella storica e risorgimentale, che pur avendo la fama di essere molto prudente nell’accogliere nella comunità i non massetani, da oltre 30 anni mi offre amicizia, simpatia, solidarietà, serenità, quelle cose che cercavo nella mia amata e violate Cosenza.
Grazie ad un amico massetano, un grafico e un creativo eccellente, continuerò a dirigere I Nuovi Calabresi (se Dio vuole) e una voce forse flebile per le tue e altrui orecchie si farà sentire fino a quando, perdonami la volgarità, i quattro traditori non saranno cacciati a calci in culo e non io, ma personalità stimate e stimabili, prenderanno il loro posto restituendo l’onore alla città.
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Il “lupo”, cioè Lei, perde il pelo ma non il vizio.
Mi frulla sempre in testa una domanda sul perché Lei porta a conoscenza dei suoi avversari le varie iniziative che mette in campo per poterli, finalmente, estromettere dalla gestione della fondazione. Non voglio certamente assurgere a suo suggeritore, me ne guardo bene, ma dico, non sarebbe più saggio operare in silenzio così da coglierli di sorpresa e senza che abbiano modo e tempo per inficiare le sue azioni?
Certamente, mi riterrà uno sprovveduto ed arrogante che pensa di essere più pratico di quanto non lo sia Lei, ma, mi perdoni, ho constatato, leggendo i suoi articoli, che questa faccenda le sta logorando la vita e mi dispiace che una persona perbene come è ne abbia tanto a soffrire. Con stima Flavio Vercillo