Se dall’Oltretomba in cui riposano le anime dei Filosofi, Pitagora tornasse a Crotone per qualche ora per rendersi conto delle condizioni in cui versa l’erede di quella Kroton che aveva brillantemente aiutato, fondandovi anche la prima scuola filosofica d’Europa; certamente vi rimarrebbe poche ore, stavolta senza dare il tempo ai Krotoniati contemporanei di stancarsi di lui, obbligandolo a fuggire notte tempo per salvare la pelle come avvenne secoli fa. Proprio alla fuga del Filosofo di Samo verso Metaponto, dopo che aveva dato a Kroton leggi e coraggio dopo la disfatta contro Locri, una leggenda narra della “maledizione di Pitagora” che non consentirebbe a Crotone di progredire o, almeno, di mantenere e valorizzare le proprie positività. In realtà, le condizioni in cui anche il Crotonese vive i nostri giorni, non c’entrano nulla con le fatalità, supposte maledizioni o con lo Stato “baro” che comunque ha le proprie colpe. La responsabilità della Krotoniade fra le ultime province europee per reddito e servizi è collegata essenzialmente alla sua popolazione ed a quella classe politica che della popolazione è la legittima rappresentanza eletta.
Senza collegamenti, senza una sanità degna di questo nome, senza più quelle fabbriche che le diedero lungamente economia, l’edizione 2024 di Crotone è veramente raccapricciante. Basta pensare ai rifiuti velenosi dell’Enichem che nonostante mega progetti non si riesce a smaltire, tombati insieme ai reperti archeologici che rimangono tombati quando non vengono rubati dai tombaroli nonostante un finanziamento a disposizione di circa 20 milioni di euro. Le colpe? A sentire la popolazione provinciale, se non di Pitagora sono sempre degli altri. Di tutti tranne di quella popolazione che non riesce a rimboccarsi le maniche ed afferrare i forconi.
Se in ogni Città il Consiglio comunale è lo specchio in cui la popolazione è rappresentata, la civica Assise crotonese esprime formalmente quell’anomia generalizzata e legittimata dai Regolamenti. Dall’ultimo rinnovo del Consiglio comunale avvenuto nell’ autunno del 2020 non si contano più i “salti della quaglia” da un partito e da uno schieramento all’altro con la finalità di offrire una stampella e continuare la legislazione alla maggioranza del sindaco Vincenzo Voce che, tutto sommato, non è fra i peggiori Sindaci degli ultimi lustri. Ai cambi di casacca, forse motivato anche dalla scomparsa dei partiti e di quella appartenenza che un tempo offriva agli eletti un po’ di ritegno, anche negli ultimi 4 anni si è registrato un aumento esponenziale dei gruppi consiliari. All’inizio della legislatura, il numero dei gruppi era già altino: 12 per 32 Consiglieri comunali. Davvero tanti se si pensa che nel Consiglio comunale di Roma sono appena 13, 11 a Milano e Firenze, 9 a Bologna e Genova. Se si guarda alla migrazione dei Consiglieri eletti da un gruppo all’altro, la bandiera del trasformismo toccherebbe a Mario Megna non a caso da qualche tempo eletto Presidente del Consiglio comunale: al momento delle elezioni aveva costituito il gruppo “Jole Santelli” insieme alla consigliera Giada Vrenna (già “Italia Viva”). Lo scorso anno era migrato nel gruppo “Moderati e Responsabili” con Antonio Mazzei ed Ernesto Ioppoli (già “Tesoro di Calabria”). Nell’ultima seduta del Consiglio comunale, la sorpresa del presidente Megna è stato il parto di un nuovo gruppo consiliare, denominato “Grande Centro”. Talmente “grande” da essere un mono gruppo come molti altri nella frastagliata geografia del Consiglio comunale crotonese.
A questo punto, quasi alla fine della consigliatura, guai a domandarsi se la maggioranza del sindaco Voce sia più vicina al centro destra o al centro sinistra. Evidentemente anche Pitagora impallidirebbe non per non riuscire a definire la situazione, ma capendola molto bene. Il Regolamento del Consiglio comunale crotonese prevede che ciascuno dei gruppi consiliari debba essere rappresentato in tutte e sei le commissioni consiliari e per la situazione venutasi a creare numerosi Consiglieri devono far parte di tutte le commissioni, “sacrificandosi” a ricevere per ogni seduta quel gettone di presenza. In verità, qualcuno era arrossito per questa situazione ed aveva avuto anche il coraggio di lamentarsene in Consiglio comunale: Iginio Pingitore capogruppo de “Stanchi dei Soliti”. Mal gliene incorse. Al momento in cui chiese di normare la situazione venutasi a creare, diminuendo almeno il numero delle sedute delle commissioni c’è mancato poco che venisse processato lui stesso. Quasi in una “Città dei Balocchi” contemporanea a venire processati non furono il gatto e la volpe, ma quel “grullo” di Pinocchio che aveva piantato i suoi soldini nel “Campo dei Miracoli”. Vuoi vedere che nell’ Oltretomba tocchi a Collodi o a Geppetto consolare Pitagora?
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Ottimo lavoro,!