Avere centinaia di libri ammucchiati alla rinfusa, la prima fila che nascondeva il contenuto della seconda, mi aveva fatto dimenticare o perdere libri che pure mi erano cari.
Ieri mia moglie ha deciso che libri nascosti non hanno senso, sono inutili se non a far vedere ai pochi visitatori di casa mia che non sono un illetterato, cosa che francamente non mi interessa neanche un po’.
Ma il riordino finalmente mi ha consentito di ritrovare alcuni libri che mi sono particolarmente cari, perché ricordano un editore, uno scrittore, un poeta di grande valore. Ma ricordano, con le affettuose e non convenzionali dediche, anche oggi che io e Luigi Pellegrini eravamo e ci consideravamo fratelli, fratelli uno maggiore e l’altro minore, non come formula di facciata ma perché la sola cosa che ci distingueva era il valore umano e intellettuale superiore di Luigi.
Nei mesi scorsi, di fronte all’azione indegna e malvagia del figlio Walter, ho sofferto molto non perché perdessi la guida della Fondazione Giuliani, ma perché ho cominciato a dubitare che avessi io inventato o gonfiato quel rapporto profondo quasi cinquantennale. Non era possibile che il figlio di Luigi sfregiasse e irridesse quel legame di cui come tutta la famiglia a partire dalla compianta Letizia, donna generosa e ammirevole, erano stati non solo testimoni ma partecipi e convinti.
Lo chiesi a Riccardo, sempre gentile e disponibile, un chirurgo di valore, se per caso “mi fossi inventato in buona fede tutto”.
Rispose subito: “no, assolutamente no”. Poi ho sentito il bisogno di sapere se la stessa risposta l’avrebbero condivisa le tre sorelle che pur’esse erano state credo compiaciute che un “fratello” non biologico si fosse aggiunto alla loro bella famiglia.
Non ho avuto risposta. Mi è spiaciuto e ha deluso. Perché non rinnegare un sentimento forte e quasi ostentato del loro papà non significava rompere la bella armonia tra fratelli. Se uno di questi ha sbagliato, ha tolto la maschera per finalità riprovevoli, non è sbagliato dirgli che, senza nulla togliere all’affetto fraterno, non sono d’accordo con la più bieca e oscena azione aggressiva e persecutoria a danno di colui che la stessa persona autore di tanta oscenità si dichiarava falsamente “fratello” minore, mentre io salivo sul gradino di fratello maggiore.
Questa nota pubblica mi sembra doverosa e legittima. Mi sarebbe facile pubblicare le oscenità minacciose di Walter clone di Giuda ma non ne vale la pena.
Ho sempre detto che credo poco nella giustizia degli uomini, molto invece in quella di Dio, non vendetta, ma solo verità.
La verità su tutta questa sporca vicenda verrà fuori non dai tribunali ma dai cittadini onesti e per bene, non importa quando.
Ma verrà e quindi non si illudano i quattro traditori manigoldi che il pignoramento del 20% della pensione e il fatto che abbia sentito non più possibile, non per timore che non mi appartiene, di non poter continuare a vivere nella mia città natale siano la premessa di una loro vittoria.
E a beneficio di chi pensa che si tratti di una vicenda privata “da lavare in famiglia (quale famiglia?) rispondo che: impadronirsi di una Fondazione no profit senza alcuna legittimità, sbaraccare Villa Rendano per utilizzarla come sito dove fare marchette e presentare libri su Morano, sbattere fuori e mettere all’angolo le sole due risorse professionali pregiate, aiutare il “cazzaro” (copyright di Iacchitè) a tradire il patto di sussidiarietà tra Comune e Fondazione oggi in concreto violare per la prima e unica volta il Codice del Terzo settore, buttare nel cestino oltre €13milioni di euro e per quanto mi riguarda 11 anni di fatica e responsabilità, tutto questo è solo, radicalmente e indubbiamente un evento pubblico. Il marciume che l’ha prodotto è privato.