Le elezioni del Grande Oriente d’Italia, una delle più grandi obbedienze massoniche italiane, stanno tenendo banco sui giornali delle ultime settimane. Polemiche, divisioni, presunti brogli, ribaltoni, pressioni ai seggi, ricorsi annunciati. Insomma, sembra di raccontare vecchie tornate di primarie del Pd.
Quasi 14mila “grembiulini” lo scorso 3 marzo hanno, quindi, espresso la loro preferenza tra i 3 candidati in campo: l’imprenditore ravennate Leo Taroni, il consulente d’impresa calabrese Tonino Seminario, sostenuto dalla vecchia guardia e dall’uscente Stefano Bisi e l’avvocato barese Pasquale La Pesa. Il vincitore verrà proclamato durante la Gran Loggia di Rimini in programma il 5 e 6 aprile prossimi.
Ma non è filato tutto liscio. Prima il vincitore sembrava essere Taroni per 15 voti, poi la “remuntada” a seguito del vaglio del “C.E.N.” (Commissione elettorale nazionale) a favore di Seminario, vincitore per 26 voti e poi ancora il ricorso della lista “taroniana” che potrebbe ulteriormente rovesciare l’esito disquisendo sulla validità di voti contestati a causa della presenza di schede con il talloncino anti-frode non staccato prima dello scrutinio. Un formalismo o voti che si son voluti tracciare?
In tutto questo la Calabria è stata, per vari motivi, protagonista, e non solo per il “talloncino-gate” (che ha portato alla risicata vittoria di Seminario e al conseguente “nickname” affibbiatogli di “Tonino Talloncino”), ma anche perchè si è confermata la Regione più massona d’Italia con 1869 “maestri” votanti che per l’81,92% (cifra pre-C.E.N.) hanno tirato la volata al corregionale. Cifre da capogiro se si pensa che la Lombardia, che ha 5 volte gli abitanti della Calabria, ha portato al voto 1176 “maestri”, per intederci.
‘Ndrangheta e logge, c’è chi strizza l’occhiolino?
A dividere sideralmente il Goi non ci sono solo i nomi di Tonino Seminario (“Talloncino”) e Leo Taroni, ma qualcosa di più profondo. Taroni si è qualificato come il “candidato anti-mafia” perchè nel proprio programma elettorale tra gli “impegni solenni” spicca la “avversione alla mafia, alla ‘ndrangheta e alla camorra”, sottolineando la precisa volontà di impegnarsi “a lavorare incessantemente compiendo ogni necessario sacrificio, affinché il Grande Oriente d’Italia operi, all’interno e nel mondo profano, in modo assolutamente conforme a quanto stabilito dalla costituzione repubblicana e dalla legge, nonché in modo rispettoso della sovranità dello Stato e dell’azione della Magistratura e, infine, affinché ponga in essere pensieri, parole e azioni di siderale distanza e di avversione totale , effettiva ed efficace alla criminalità organizzata, specialmente se di natura mafosa e anche alla cosiddetta “mentaltà mafiosa” che costituisce un morbo velenoso e mortifero che non deve trovare dimora nel tempio della fratellanza”.
Molto differente, invece, il programma di Seminario che rivendicava il fatto che “In sede parlamentare è stata impedita l’acquisizione degli elenchi degli iscritti di tutta Italia, essendo stato il successivo sequestro limitato ai soli iscritti di Calabria e Sicilia. Avverso detto sequestro parziale il Grande Oriente d’Italia ha proposto, comunque, ricorso innanzi alla CEDU che, dopo averlo ammesso, ha invitato l’Italia a formulare una proposta transattiva. Le accuse rivolte al Grande Oriente d’Italia nella relazione conclusiva rassegnata dalla Commissione Parlamentare Antimafia sono risultate infondate e frutto di meri pregiudizi (…”). Insomma, nessuna traccia di contrasto alle mafie e alla “mentalità mafiosa” e una netta rivendicazione del “braccio di ferro” avvenuto con Rosy Bindi anni addietro.
Come riportato nella relazione della commissione parlamentare antimafia del dicembre 2017 (quella, per l’appunto, a guida Bindi), in riferimento alle audizioni di Stefano Bisi emergeva “in sostanza e con varie sfumature”, una posizione “negazionista delle obbedienze nei confronti del fenomeno (di infiltrazione ‘ndranghetistica delle logge, ndr) a cui veniva, al contrario, opposta l’esistenza di regole e prassi massoniche tali da sventare ogni pericolo”.
La parola dei pentiti
Forse, invece, qualche domanda ce la si dovrebbe continuare a porre, anche alla luce delle dichiarazioni dell’ex maestro venerabile calabrese Cosimo Virgiglio, oggi collaboratore di giustizia e in passato collaboratore dei servizi segreti (Sisde). Per Virgiglio non sarebbe la ‘ndrangheta ad infiltrare la massoneria, bensì questa a servirsi della prima.
“È importante precisare che, attraverso quel varco, costituito dai santisti (che sono rappresentati da soggetti insospettabili), il mondo massonico entra nella ‘ndrangheta e non viceversa, per quello che io ho vissuto e percepito (…)” ha dichiarato Virgiglio nell’ambito dell’inchiesta “Mammasantissima” della Dda di Reggio Calabria (n. 9339/09 RGNR DDA RC).
Una visione in linea con quanto disse Pantaleone Mancuso, boss di Limbadi (non pentito, detto “Zio Luni”) in una nota intercettazione ambientale del 7 ottobre 2011 (procedimento n. 3800/09 RGNR – indagine “Purgatorio” della Dda di Catanzaro) in cui afferma: “La ‘ndrangheta non esiste più! … una volta a Limbadi, a Nicotera, a Rosarno, a…c’era la ‘ndrangheta! …la ‘ndrangheta fa parte della massoneria! […] diciamo…è sotto della massoneria, però hanno le stesse regole e le stesse cose… […]”.
Sempre nell’ambito della citata inchiesta “Mammasantissima” il 25 febbraio 2014 il collaboratore di giustizia siciliano Gioacchino Pennino, già massone ed esponente Dc riferì alla Dda di Reggio Calabria che vi era in Calabria un “comitato d’affari” pienamente attivo in Calabria che ricomprendeva ‘ndrangheta, massoneria e politica.
“Con riferimento ai rapporti fra Massoneria e mondo criminale voglio precisare anche che a me era noto, in quanto ‘ndranghetista e in quanto me lo aveva detto personalmente Giuseppe Piromalli nel corso di una comune detenzione nel carcere di Palmi, che si trattava di rapporti molto intensi specie in Calabria” dichiara Pennino.
Di legami tra ‘ndrangheta e massoneria ne parla anche il pentito Seby Vecchio nell’ambito del processo “Gotha” a Reggio Calabria. “Sono stato un poliziotto, un politico, un massone regolare e uno ‘ndranghetista” ha dichiarato, aggiungendo “il mondo dei clan, la massoneria, i servizi segreti – dice – ci vuole un nuovo nome per tenerli tutti assieme, perché stanno assieme”.
Questi sono solo alcuni cenni della vasta letteratura giudiziaria e investigativa che ha “sfiorato” (e nemmeno poco) il Grande Oriente d’Italia in Calabria.
Bastano certamente, però, a far ritenere l’impegno solenne dell’esponente del Goi Leo Taroni un atto rivoluzionario a fronte dell’implicito “negazionismo” del quasi Gran Maestro calabrese Tonino Seminario. Che si sia erso uno scudo reazionario alla possibilità di un “repulisti” delle logge calabresi?
Milioni di euro di patrimonio immobiliare
C’è anche un bel “tesoretto” da gestire nell’orbita del GOI. La Fondazione “Grande Oriente d’Italia Onlus” creata il 13 dicembre 2019 nata con lo scopo di perseguire “finalità solidaristiche” si ispira ai valori del socio Fondatore – Goi ed ha avuto come presidente Stefano Bisi e come vice proprio Tonino Seminario che, salvo ricorsi e controricorsi, ne sarà a capo a breve.
Nel bilancio consultivo al 31 dicembre 2022 compaiono 6.895.554 euro di “terreni e fabbricati” e 2.280.000,00 euro di quote associative.
L’ente dei “grembiulini” ha sede principale a Roma ma, tra quelle secondarie, spicca quella di Cosenza (via Trento 1) definita il “fiore all’occhiello” della Fondazione e costata oltre 3 milioni di euro. Una “Casa Massonica” inaugurata il 2 luglio 2022 alla presenza della Presidente della Provincia di Cosenza ed esponente Fi, Rosaria Succurro, dei vicepresidenti del Consiglio regionale della Calabria, Franco Iacucci (Pd) e Pierluigi Caputo (FI) e dell’ex assessore di Rende Pino Munno, a giudizio a seguito dell’inchiesta “Reset” per corruzione politico-elettorale aggravata dalla mafiosità, nonchè coinvolto nell’inchiesta “Malarintha” in cui è accusato di peculato e corruzione.
Per gestire il patrimonio immobiliare il Goi si serve di URBS s.r.l., società con capitale sociale di 2 milioni e 600 mila euro con socio unico il Grande Oriente D’Italia, amministrata da quello che è stato definito il “tesoriere del Goi”, Enzo Viani.
Nel bilancio della società al 31 dicembre 2022 spicca la voce “immobilizzazioni materiali” pari a oltre 25 milioni di euro, non proprio bruscolini. In più, URBS s.r.l. possiede il 5% delle quote della società di logistica torinese L.S.G. s.p.a. guidata dal massone Daniele Lanzavecchia.
L’affaruccio vibonese
Il 25 giugno 2018 la Urbs s.r.l., su autorizzazione di Stefano Bisi, ha acquistato per 420mila euro un immobile a Vibo Valentia (in via Santa Ruba) di 264 mq adibito a biblioteca privata e sede del circolo culturale “Michele Morelli”.
Proprio a Vibo la loggia “Michele Morelli” è lo storico feudo del maestro Ugo Bellantoni, già indagato per concorso esterno dalla Dda di Catanzaro nell’ambito di “Rinascita-Scott” che su di lui scriveva: “Le risultanze investigative emerse dall’intera attività di indagine permettevano di inquadrare il BELLANTONI Ugo come un soggetto che, sfruttando la rete di conoscenze create nel corso nel tempo, sia come uomo di riferimento dell’amministrazione Comunale Vibonese che come appartenente alle consorteria sopra indicate, si prestava, all’occorrenza, a fornire aiuto ai personaggi più diversi, legati anche ad ambienti malavitosi”. Va sottolineato, però, che la sua posizione è stata stralciata e non è coinvolto in nessun procedimento.
Il pentito Cosimo Virgiglio, comunque, nell’interrogatorio del 26.11.2016 davanti ai procuratori Giovanni Bombardieri e Camillo Falvo racconta che “proprio la città di Vibo Valentia è l’epicentro della massoneria sia legale che di quella c.d. deviata” e che “una Loggia tra le più potenti a Vibo era la “Morelli”. E questo pare non essere un mistero.
Tornando all’ “affaruccio”, nell’atto di compravendita dell’immobile vibonese (Repertorio n. 94.727, Raccolta n. 26.816) si evince che lo stesso è stato venduto per 200mila euro. Ma di chi era? Beh, di Ugo Bellantoni al 50% e alla figlia dell’ex candidato comunale di Forza Italia, Ali Barati, per l’altro 50%, che hanno ricevuto 100mila euro ciascuno.
E i restanti 220mila euro? L’amministratore di Urbs s.r.l. ha confermato per iscritto che sono stati spesi i 420mila euro autorizzati, quindi, i conti non tornano.
C’entrerà l’esoterismo anche in questo? Difficile sostenerlo senza farsi sfuggire un’amara risata. Così come è difficile che la Corte Centrale del Goi possa ribaltare il ribaltone elettorale, dato che la presiede il vibonese Domenico Bellantoni, figlio di Ugo.
Si prospetta, quindi, un ricorso alla giustizia “profana”, tempi lunghi, faide e guerre intestine. Ciò non toglie che le segnalazioni su presunti brogli elettorali e pressioni varie ai seggi hanno l’epicentro in Calabria, terra del futuro Gran Maestro Tonino Seminario, di Ugo Bellantoni (nonchè dei vari Emanuele Cannistrà, Rocchino “il cognatino” e “posizionati” vari nel Comune a guida Nicola Fiorita) e, possiamo dirlo, delle inchieste di mafia in merito alle quali c’è chi si ostina a negare che non “tocchino” anche ambienti massonici e del Goi.
Il commento di Francesco Pellegrini
C’è una sintonia quanto meno temporale tra quanto ho scritto sul libro, alla cui stesura stiamo lavorando, sulla massoneria deviata infarcita di ’ndranghetisti – secondo quanto detto in una lunga intervista a ICalabresi originali da Isaia Sales – e di figure professionali, avvocati, magistrati, esperti di finanza, politici rampanti, utili alla mafia per far fruttare i suoi profitti dal monopolio mondiale del mercato della droga e quanto scrive Alessia Bausone in questo articolo di apertura.
Da profano ho capito che il vincitore era stato il candidato Taroni, che promette di fare piazza pulita di figure imbarazzanti e non verginali e che poi con sospette manipolazioni il Taroni bergamasco abbia ceduto il primo posto al calabrese Seminario che questa voglia di pulizia pare non la consideri necessaria. La decisione finale è probabile la dovrà prendere il TAR (extra moenia!).
La Calabria, che alle elezioni politiche raggiunge al massimo il 50% dei votanti, a quelle massoniche arriva all’82%. Evidentemente deputati e senatori (che sono spesso anche massoni cosiddetti deviati) contano molto meno del Gran Maestro del GOI.
Lo avevamo sospettato e lo avevano anche scritto. Ma cosa significa il voto calabrese e siciliano in controtendenza con il resto d’Italia? Che in questa terra ci sono due modalità per viverci: bloccare il cervello e di conseguenza precludersi ogni possibilità di parola libera o andarsene via perché se le cose stanno così la Calabria che non sta proprio bene in salute ha già la prognosi scritta e firmata: prognosi infausta. Amen
Una postilla: veramente qualcuno pensa che quattro traditori abbiano rubato e avviato all’irrilevanza e allo svuotamento di senso la Fondazione Giuliani e chiuso come primo atto ICalabresi dando un anno di libertà condizionata a ICalabresi passati di mano a tre redattori, aggratis con una sola vera libertà: quella di insultare, rinnegare, cancellare la memoria di Franco Pellegrini, senza l’appoggio e il disco verde della massoneria deviata, che ha chiuso la bocca a tutti i politici, accademici, giornalisti, autorità istituzionali? Che poi con questo “permesso” quattro traditori si siano presi una parte del bottino – Mungari la garanzia di avere in mano il futuro della Fondazione, un patrimonio milionario, Walter Pellegrini di amoreggiare con Mariuccio Occhiuto e con tutti quei figuri dei quali lui piacione non può fare a meno, ovviamente facendosi i fatti suoi, la Catanese soddisfare la propria cattiveria ottenendo la testa di una giovane brillante e di celebrare con tanto di supporto dell’houseorgan Morano e Castrovillari. Resta il veneziano Gambaro che non si capisce cosa ci abbia guadagnato ad accompagnarsi a tanta losca combriccola.
Siccome sono curioso, oggi gli ho inviato una mail che si conclude con il preannuncio, che farò individualmente agli altri, di denunciarli per avere procurato con un disegno aggressivo ingiusto, illecito, doloso il quadro desolante delle mie attuali condizioni di non-salute certificato con una perizia puntuale e rigorosa da una equipe di medici di diverse competenze di strutture pubbliche (che a loro parere rende probabile l’invalidità anche al 100%). Per la cultura di un avvocato civilista e di tre ignoranti di diritto preciso che mi riferisco all’art 610 CP.
2 Comments
Carissima signora Alessia, preferisco chiamarla così, è stata brava e solerte a raccogliere tutte le Veline che le hanno passato per confezionare un articolo dal contenuto per lei oscuro, meglio dire profano, non ha assolutamente idea di cosa le hanno fatto scrivere e come al solito pennivendoli come lei fanno tanta confusione e spargono maldicenze come quei leoni, anonimi, da tastiera. Non la prenda a male la mia è solo una considerazione ad alta voce.
Sapevo qualcosa ma ora so tanto che a stento riesco a contenerlo ! Per quanto mi riguarda ,ho sempre ritenuto che la Calabria non avesse la forza per rialzarsi e ora capisco molto meglio perché è così difficile. Siamo ingabbiati in uno stato sociale torbido, ignorante e prevaricante