Mondo – USA – Russia – Cina – Europa – Italia – Calabria, questa successione che va dall’immenso al piccolo non è una formula misteriosa. Indica una relazione forte anche se non percepita da tutti tra aree territoriali e marittime distanti le une dalle altre, che concorrono ad una condizione di stabilità e di ordine planetario.
Certo ci sono Paesi che concorrono a quest’ordine in misura dominante, ma alla fine l’ordine di cui parlo richiede che tutti i tasselli siano al loro posto.
Il problema che sembrava risolto con beneficio della pace, dell’economia, in piena coerenza con i postulati della geopolitica, è saltato. Si è rotto e i pericoli, le conseguenze che ne derivano non sono materia che interessa “gli addetti ai lavori”, un termine generico che comprende soggetti e livelli di autorevolezza e competenza strategica.
Siamo partiti dalla presa di coscienza che l’equilibrio geotermico e climatico è saltato e non ci concede molto tempo per correre, per quanto si può (ed è molto poco) ai ripari.
Ora sono esposti tutti gli anelli della relazione che apre questo articolo e ce lo rivela con crudezza la guerra tra Russia e Ucraina, che è in realtà estesa ed estensibile a tutta l’Europa.
Cito alcune frasi tratte da Limes, con riferimento al nostro Paese che si divide tra pacifisti a prescindere, tra filoputiniani e filo ucraini. Sono le divisioni di un paese che da sempre s’è diviso considerando l’interesse di una parte o di una fazione più importante dell’unità. Un tempo nel basso Medioevo e nel Rinascimento si dividevano in Guelfi e Ghibellini, papisti e fedeli all’imperatore o al Principe. Ora le divisioni sono diverse ma non meno nocive. Il Nord e il Sud dell’Italia convivono, ma con fatica e spesso guardandosi in cagnesco.
Passo a citare saltellando un po’ Limes: “La follia nostrana consiste nel crederci esterni alla guerra. Di potercela cavare armando gli aggrediti con armi che ci vergogniamo di dichiarare ufficialmente. (…) Continuiamo a raccontarci parte di un universo pacifico, benevolo e privilegiato che non esiste più. Vittime di una truffa che ci siamo autoinflitti con qualche divertito aiuto di amici e alleati: abbiamo abolito il principio di realtà sostituito da narrazioni basate su se stesse. Perciò inconfutabili” (…) Risultato: siamo della partita ma in fuorigioco permanente. In caso di sconfitta pagheremmo un conto più salato di molti altri partner dell’Ucraina, se vincessimo saremmo esclusi dal bottino”
Quello che allarma è – a parte la divisione di chi dice “pace” e chi accetta la guerra, ma bisognerebbe dire le guerre, perché oltre a quella tra Ucraina e Russia, c’è la “guerra” tra Israele e i Palestinesi, quella che fa stragi nello Yemen, tra Stati sunniti e sciiti, e via enumerando – è che noi italiani e per quanto ci riguarda noi calabresi siamo incuriositi, indignati con Hamas o con Israele, ma con l’atteggiamento di chi si sente indenne, al sicuro, un semplice osservatore a distanza di sicurezza.
L’Italia per le ragioni che scrive Limes, noi calabresi a causa del nostro isolamento dal resto del paese, della nostra marginalità, dell’essere considerati “una periferia” in tutti i sensi, non ci lamentiamo, abbiamo introitato a livello sociale il senso di una nostra presunta inferiorità.
Ce ne sono tanti di motivi: in tutte le classifiche siamo ultimi o penultimi. L’Italia deve ringraziare la Grecia che ci toglie, per ora la maglia nera. Noi non abbiamo una simil Grecia che ci aiuta.
Non credo alle teorie sociologiche o antropologiche che costruiscono una realtà virtuale che rimanda sempre al passato, a colpe altrui, i Borboni, Garibaldi o Cavour, in genere noi siamo vittime di qualcuno o qualcosa mai di noi stessi.
Non voglio mettermi in cattedra, ma mi limito a poche considerazioni. Abbiamo una classe politica di serie D, politicanti più che politici, istituzioni che non sono in linea con le esigenze e i diritti dei cittadini, una borghesia che in buona misura ha scelto di non svolgere il ruolo propulsivo e quasi pedagogico che storicamente le appartiene. Accettiamo l’idea che è meglio cercare un aiuto, non gratuito, che rivendicare con forza un diritto.
Ricordo un piccolo episodio visto in TV. C’era una specie di inchiesta su ciò che non andava in un Comune della provincia cosentina. Il giornalista autore del programma fu sbattuto fuori da un impiegato urlando “fuori da casa mia!”.
È un episodio minore, ma vi assicuro che se in altre regioni italiane un funzionario pubblico si ritenesse il padrone di casa e non chi ha il dovere di essere disponibile verso i cittadini – anche quei giornalisti scomodi perché sanno fare il proprio lavoro, genere quasi sconosciuto dalle nostre parti – lo prenderebbero a palate.
La scala sulla quale noi misuriamo diritti e doveri è fatta da chi ha un briciolo di potere per la funzione che svolge e chi non considera che ha il diritto di chiedere ed ottenere.
Il “potere” come arma vincente, più forte del denaro che contribuisce a far crescere il potere ma non lo rimpiazza, è il veleno che intossica il Sud e la Calabria in particolare.
In un orizzonte così ristretto, senza una vera informazione, in un contesto massomafioso, come è possibile che si abbia consapevolezza che siamo tutti sul limite di un abisso. Per la prima volta siamo in guerra, non avendola dichiarata, noi ci sorbiamo un paio d’ore al giorno le banalità servili dell’eterno Bruno Vespa, ma sappiamo poco della realtà. Notizie che dovrebbero inquietare o almeno interessare passano in secondo piano. Un paio di esempi. Il presidente francese ha preannunciato che soldati e armamenti potrebbero entrare direttamente nella guerra in Ucraina, avendo ben chiaro che se Putin vince, con un possibile Trump alla presidenza degli USA, la sicurezza europea sarebbe molto precaria. Non è una notizia di poco conto perché trasformerebbe l’Europa (ricordo che l’Italia ne fa parte) in belligerante.
Altra notizia da trafiletto in pagina interna: la Danimarca ha esteso alle donne l’obbligo di svolgere una versione adattata del servizio militare.
I paesi ex sovietici stanno armandosi in misura esponenziale. L’Italia senza enfasi sta programmando l’incremento di militari e di armi.
Sono tutti visionari? E quanto detto in premessa che la catena delle relazioni mondiali s’è spezzata è una cavolata di chi legge troppo libri? Alimentate almeno il dubbio che non lo siano affatto e fregatevene dei bulletti del quartierino che si sentono padreterni esseno solo delle bolle di sapone.
1 Comment
Condivido,,,purtroppo abbiamo smesso di lottare per le giuste cause e aspettiamo che qualcuno si svegli dal torpore e inizia a fare il primo passo …..ma quel qualcuno sentendosi solo…..perché guardandosi intorno vede che tutti si sono arresi….non farà mai il primo passo verso la lotta, intesa questa non come guerra ma come voglia di riprendersi i propri basilari diritti ,tipo salute istruzione e libertà ed ecco che allora stiamo tutti a guardare e sperare che qualcosa forse cambierà……ma sarà sempre peggio perché così facendo …..purtroppo …. lasciamo che i nostri politicanti facciano il bello e cattivo tempo ……..cattivo perché il bello non lo vedremo mai se si va avanti cosi…