Da più decenni, a Crotone e nel suo Marchesato, è a capo si una “macchina da guerra” che politicamente parlando amministra la politica nella Città capoluogo, nei vari Comuni della Provincia e finanche negli uffici della Regione Calabria. Quando fu interdetto dal Consiglio regionale dove era stato eletto per uno dei vari processi che ha subìto nel corso degli anni, per due consultazioni regionali consecutive è riuscito a fare eleggere la figlia Flora senza neppure la necessità di aderire ad un partito politico, costituendo un movimento politico che è riuscito a raggranellare voti su voti in tutto il collegio comprendente le province di Catanzaro, Vibo e Crotone a prescindere dalla collocazione partitica.
Flora, infarti, è stata dapprima nella maggioranza di Mario Oliverio e poi in quella di Iole Santelli. Particolarmente a Crotone città, dove il suo ufficio in via Roma ospita quotidianamente decine di persone alla ricerca di lavoro e politici alla ricerca di voti. Stiamo parlando di Enzo Sculco già operaio settantaduenne dell’ex zuccherificio di Strongoli cui negli scorsi giorni la Cassazione ha confermato gli arresti domiciliari a seguito delle indagini della Dia di Catanzaro che ha provato il costante contributo della ‘ndrangheta alle sue vittorie elettorali.
In quel Crotonese a lungo feudo del Pci, Enzo Sculco aveva iniziato il proprio cursus honorum nella Cisl dove è stato a lungo segretario provinciale. Poi le prime elezioni della Provincia di Crotone dove nella Giunta di centro sinistra guidata da Carmine Tallarico del Pds dove, in quota Ppi, è stato vice presidente.
Poi l’ennesimo processo con le condanne per entrambi gli esponenti politici, con la differenza che mentre per Carmine Tallarico la vita politica è allora terminata, quella di Enzo Sculco e della sua famiglia è continuata.
Adesso è arrivata al capolinea? Noi su questo abbiamo ancora qualche dubbio anche se questa volta le condanne sono per accuse davvero infamanti. Per la Dia fu proprio Enzo Sculco ad affiancare la cosca di ndrangheta dei Megna di Papanice, ottenendo voti in cambio di appalti. Nel 2019 la gestione della Fiera mariana in onore della Madonna di Capocolonna, grazie a Sculco, fu affidata alla “Le Rose Fiere” vicina al clan papaniciaro.
A gestire i servizi dell’appuntamento di maggio la società “Servizi Fiduciari” intestata a Maria Carmela sorella di Enzo Sculco. Confermando dinnanzi al Tribunale del Riesame la condanna ai domiciliari, la Cassazione ha ricordato fra le altre cose che l’Amministrazione comunale del sindaco Ugo Pugliese, notoriamente uomo di Sculco, “non doveva impegnarsi nella scelta dei progetti che avrebbero avuto alla fiera in quanto l’operazione che si andava a realizzarsi (e poi si è realizzata) avrebbe sollevato l’Amministrazione dalle possibili problematiche connesse alle infiltrazioni mafiose fra i partecipanti alla fiera”.
Se la storia politica di Enzo Sculco ha un lato ridicolo questo non può che essere ché in un territorio nelle mani della mafia i problemi della politica, per molti, continuano ad essere le ideologie.