Come mi capita spesso comincio questo articolo con qualche aforisma che si riferisca al valore o disvalore dell’“intelligenza”, e al suo contrario, della stupidità o anche solo della pigrizia mentale.
Precedenza all’intelligenza. Scrive Beltrand Russel “Gli stupidi sono sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.”
Viene in soccorso addirittura il filoso Kant: “Si misura l’intelligenza di un individuo dalla qualità d’incertezze che è capace di sopportare.”
Per non farla lunga chiudo con Giacomo Casanova che almeno la vita e l’umanità specie di sesso femminile la conosceva bene: “Il tiro peggiore che la fortuna possa giocare ad un uomo intelligente è metterlo alle dipendenze di uno sciocco.”
Cambiamo metà del campo occupandoci di stupidità e le sue diverse versioni. George Bernard Shaw: “È pericoloso essere sinceri, a meno di essere al tempo stesso anche stupidi”. E da ultimo Alexander Dumas: “Sì, sì, la terra, il cielo, gli astri, l’infinito! Ci si sente schiacciare. Ma c’è un infinito ancora più stupefacente: quello della stupidità umana”.
Planiamo sulla realtà del nostro tempo e del nostro Paese. Quando si svaluta il merito di chi lavora, correttamente chiamate risorse umane, in realtà si svaluta anche altro e tra questo l’intelligenza, che significa anche capacità e serietà nell’ impegno che ogni lavoro richiede, ed è proprio questo è accaduto in Italia.
Il fatto che l’operazione politica porti la firma dell’ex Ministro Treu e poi di Renzi non significa che a loro solo e alla loro parte politica, al tempo il PD vada a loro soli imputata. Le ragioni di questa perdita e spreco di risorse sono più complesse e rimandano da un lato alla celebrata “globalizzazione” per la quale i poveri, in Africa, in Asia, in America latina sono rimasti poveri (riuscire a mangiare due ciotole di riso anziché una, non significa cessare di essere poveri) mentre il lavoro dell’area più fortunata è cambiata ma in peggio.
L’intelligenza si dovrebbe accompagnare al merito, alle capacità umane e lavorative, alla socialità.
Se poi scendiamo verso il Sud del nostro Paese la scala dei valori, tra intelligenza e mediocrità, peggiora ulteriormente a scapito manco a dirlo della prima.
Ora non si può dire, con qualche fondamento e anche con molta presunzione, che i meridionali, e i calabresi tra loro, sono più svegli dei “polentoni”. Sono luoghi comuni, sono autogratificazioni. Se lo siamo, più capaci e svegli, dobbiamo dimostrarlo qui ed ora. Vuol dire a Cosenza e a Pizzo Calabro, a San Giovanni in Fiore e a Catanzaro, non dobbiamo emigrare in altre regioni italiane o del mondo per svegliarci e per far vedere a tutti che non è il buon Dio che ci ha penalizzato e punito.
E invece accade proprio questo. Restando a casa propria è molto più difficile e scomodo. Qui c’è la mafia, qui c’è la massoneria infiltrata dalla ‘ndrangheta, qui c’è una classe politica penosa, qui soprattutto ci sono nepotismo e clientelismo.
Nessuno lo nega, ma chi impedisce di mettere in campo la nostra voglia che è diritto di giocare una partita non truccata. È irritante il rituale ricordo della scuola di Barbiana del mitico don Milani con cui da quasi mezzo secolo i “progressisti” si riempiono la bocca. Poi se essi diventano non dico docenti universitari dove sono forti le caste e le loro regole, ma insegnanti dalle medie alle superiori tranne poche eccezioni diventano paladini del quieto vivere.
Quando ho chiesto ai Capi di tre istituti superiori che poche settimane prime con i propri studenti vincitori di un concorso promosso dalla Fondazione Giuliani e portato al successo dalla brava Sara, poi costretta a dimettersi dai traditori subentrati, avevano celebrato i meriti di questa giovane calabromilanese di scrivere il loro giudizio entusiastico per poterla difendere nessuno ha risposto.
Li mettereste nel girone delle persone “intelligenti” nel senso lato di cui ho detto? Io no, Li calerei con tutta la dolcezza possibile nei gironi dei mediocri e dei pavidi, area della stupidità.
Il problema al di là degli aforismi è che questa mortificazione dell’intelligenza non fa danni solo agli interessati, ma danneggia tutti.
E i più svegli, cioè i più intelligenti e capaci, non aspettano un’improbabile raccomandazione per un “posto fisso” che neppure esiste più o per fare in nero lavori dignitosi come tutti ma non tali da giustificare tempo, fatica e soldi spesi per un diploma o per una laurea qualsiasi.
Se vi sembro troppo severo, vi assicuro che questa severità è frutto di affezione per la nostra terra, è un piccolo aiuto ai pigri e agli illusi.
Se noi adulti anziché pretendere che i nostri giovani siano valutati e apprezzati per le loro capacità e non per il loro albero genealogico dobbiamo, dovete fare la nostra parte.
Non aspettarsi nulla dai “potenti” spesso presunti perché loro non sono generosi con gli altri, perché sono spesso i peggiori nemici della Calabria e dei cosentini.
Chi scrive questo articolo non è un eroe ma una persona non più giovane che a Cosenza e prima di Cosenza ha messo in gioco la propria salute e le proprie risorse economiche – poche – per una battaglia di libertà e dignità.
Come andrà a finire non lo so ma sono ottimista perché i barbari all’Alarico piacciono ad Occhiuto e ai suoi complici ma gli Occhiuti passato Campo Tenese sono sempre meno. Ce ne sono ma non alzano la cresta come un gallo cedrone.
Riflettete gente, riflettete!