In quest’ultima settimana elettorale si è visto come le comunali di Vibo Valentia siano fuoco sotto cenere, con animi in realtà tesi e speranze politiche (spesso individuali) pronte ad essere disattese alla prova delle urne.
Molti nel centrodestra si son resi conto che aver sostituito in corsa (e malamente) la sindaca uscente Maria Limardo non sia stato proprio un colpaccio, in quanto si è preferito una sorta di Muppet (politico) che tra video in barca e in decappottabile non fa breccia nel cuore nell’elettorato vibonese.
A sinistra, invece, si guarda al passato (al 1995) e oltre a candidare baby sitter (pur avendo bisogno, invece, di badanti) si è alle prese con le “colellate” del segretario comunale dei dem (Francesco Colelli, per l’appunto) più impegnato a fare il videomaker (o il ghostwriter) che a procacciarsi voti per essere eletto alla sua quarta prova elettorale locale dopo i tre precedenti vani tentativi.
E al centro? Beh, la retorica del centro come ago della bilancia non sembra essere così peregrina in questo caso. Peccato che i centristi hanno fatto quello che gli riesce meglio: litigare.
Il corposo rassemblement centrista sembrava granitico fino a qualche mese fa, quando ancora il notabilato locale anti-Limardo e non comunista si trastullava alla ricerca di un candidato Sindaco. Furono fatti molti nomi di rilievo, dal noto imprenditore Saverio Cutrullà al primario Franco Zappia fino all’attuale candidato, l’avvocato Francesco Muzzopappa. Su questa scelta, però, si è consumata la rottura insanabile con la Vibo Unica dell’ex candidato Sindaco del centrosinistra Stefano Luciano che ha preso baracche e burattini per ri-allocarsi nel centrodestra (già vi proveniva da precedenti esperienze consiliari prima di essere folgorato sulla via del Pd e poi di Calenda, partito che lo vede ancora tra gli iscritti). I maligni riportano che lo abbia fatto per un posto da vicesindaco (già opzionato da Pasquale La Gamba a prescindere da quale sarà il risultato della “listarella” di Fdi), ma chi conosce Luciano sa che tutto gli si può dire tranne che si venda per un piatto di lenticchie (o di deleghe).
Intanto, tramontata la parentesi in cui Muzzopappa e Luciano se le sono date politicamente di santa ragione a suon di note stampa, col deposito delle liste molti si chiedono: ma chi ce l’ha più grande…il centro?
Vibo (indagine) unica
È chiaro che il polo di centro abbia inizialmente sofferto (e non poco) la defezione lucianiana perché la sua lista, “Vibo Unica”, è sempre stata una lista molto forte. Nel 2015 portò in dote al centrodestra di Elio Costa oltre duemila voti (decisivi), pari al 10,06%, mentre nel 2019 con il suo leader candidato sindaco del centrosinistra, ottenne circa 1800 voti e il 9,5% eleggendo 3 consiglieri (oltre Luciano stesso).
Anche oggi la lista si appresta ad essere una valida gamba della destra a trazione forzista. Al suo interno, tra l’altro, vanta la presenza dell’ex candidato sindaco (rivale di Luciano nel 2019) Francesco Belsito, che porta in dote un 2,2% personale, nonché la battagliera ex consigliera comunale, molto nota per le sue battaglie animaliste, Samantha Mercadante. In lista anche la segretaria cittadina di Azione, ex consigliera comunale, Claudia Gioia, avvocata dello studio legale di Luciano, il quale candida anche una sua storia collaboratrice, Claudia Davolo.
Presente anche Pino Tropeano, già candidato comunale col centrodestra nel 2015 poi transitato nel M5S come (pessimo) candidato regionale nel 2020, pronto ad un’altra giravolta politica nella duplice qualità di candidato e delegato di lista.
A far discutere (e storcere il naso) sono, però, le candidature di due consiglieri uscenti: Giuseppe Russo ed Elisa Fatelli. Il primo, già assessore all’ambiente della Giunta Costa e attualmente iscritto al gruppo consiliare di Azione, risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catanzaro denominata “Fangopoli” avente ad oggetto alcune presunte condotte illecite nel campo dello smaltimento dei fanghi. Il gip di Catanzaro, nel giugno 2023, aveva disposto per Russo la misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno. Nei confronti di Russo, all’epoca direttore tecnico dell’azienda G&D Ecologica di Lamezia Terme, la Procura (e il Gip) sostengono che vi sia stato un accordo alla base “ossia la disponibilità di una qualifica in cambio di uno stipendio” e ciò “lo rende concorrente a tutti gli effetti nel traffico illecito”.
La Corte di Cassazione (sezione terza penale) con sentenza numero 16191 dello scorso 10 aprile ha rigettato (per manifesta infondatezza) il ricorso di Russo contro la misura cautelare, condannandolo anche al pagamento delle spese processuali e a pagare 3000 euro a favore della Cassa delle ammende. Insomma, una batosta pre-elettorale non da poco per il candidato più gettonato tra i “lucianiani”.
La Fatelli, fedelissima dell’ex sindaco Elio Costa (e da lui ancor oggi sostenuta elettoralmente), è indagata dalla Procura di Vibo Valentia per bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione, unitamente al marito ed ai cognati. Tale reato per il Gip di Vibo che ha confermato anche per lei la misura interdittiva del divieto di svolgere attività imprenditoriale, “appare integrato non solo sul piano materiale, ma anche su quello soggettivo e psicologico, non potendosi escludere che gli indagati abbiano agito con la coscienza e la volontà di sottrarre beni dall’attivo fallimentare”.
Il nome di uno dei cognati della Fatelli, Filippo Raffaele, anch’esso indagato dalla Procura di Vibo insieme alla consigliera comunale, compare nella relazione di scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Soriano Calabro del 2022.
La commissione prefettizia presieduta dal viceprefetto Roberto Micucci metteva nero su bianco che Filippo Raffaele rientrasse tra i personaggi ritenuti vicini al clan Mancuso.
In più, scrivevano su Raffaele: “già sorvegliato speciale di P.S., tratto in arresto i data 12.7.1999 dalla D.I.A. di Catanzao, unitamente ad esponenti ed affiliare alla locale di ‘ndrangheta di Limbadi (VV) per associazione a delinquere aggravata dalle modalità mafiose” (Operazione “Batteria” della Procura di Firenze) e “sul cui conto figurano vicende di polizia (SDI) per associazioni per delinquere, truffa, falsità ideologia commessa dal privato in atto pubblico, violazione norme in materia di armi e altro”.
Insomma, unitamente alle candidature “pop” dell’onicotecnica Elena Loddo, del venditore di formaggi Rocco Deodato, della commessa di intimissimi Francesca Morabito e della cassiera della Coop Francesca Rubino, la lista “Vibo Unica” fa parlare di sé anche per motivi meno nobili.
Il primo amore non si scorda mai: Pitaro e il ritorno di fiamma col Pd
La corposa (politicamente) ombra dell’ex consigliere regionale Vito Pitaro ha aleggiato fin dall’inizio delle trattative pre-elettorali. Temuto, “chiacchierato” (soprattutto dalla Dda di Catanzaro che su di lui negli atti dell’inchiesta Maestrale-Carthato non lesina di certo parole al miele), ma, soprattutto, corteggiato. Vito Pitaro è l’ispiratore della lista “Cuore vibonese”. Infatti è col cuore che, dopo qualche anno nel centrodestra, è tornato a strizzare l’occhio al suo primo amore: il Pd (fu capostruttura dell’ex segretario provinciale del Pd e Consigliere regionale, Michele Mirabello).
Proprio col Pd di Enzo Romeo e del segretario con gli orecchini Ciccio Colelli, Pitaro ha stretto (già da qualche settimana) un patto di ferro: chi arriva al ballottaggio sostiene l’altro per dargli la volata per la vittoria (e fare il piattino ad un centrodestra che non tira, se non per i “lucianini”). Probabilmente con la pubblicazione di questo articolo partiranno in automatico smentite “di facciata”, ma l’incontro, con relativo patto suggellato, c’è stato, esattamente la sera di venerdì 24 maggio presso lo studio legale Pitaro, alla presenza di Colelli e Romeo.
Intanto i “cuoricini” nel 2019 (quando la lista si chiamava “Città futura”) presero circa 2500 voti e il 13,3% e anche questa volta risultano essere un plotone elettorale potenzialmente molto forte.
Punta di diamante della lista è il consigliere uscente Danilo Tucci (cugino del deputato grillino, Riccardo, ma più noto in città). Presenti anche gli altri uscenti Antonino Roschetti (“quota cappucci” in quanto iscritto alla Loggia Carducci), Gerry Termini, Giuseppe Cutrullà (già portaborse di Vito Pitaro) e gli ex assessori Rosa Chiaravalloti, Domenico Francica e Antonella Tripodi.
In lista anche Domenica Giuseppina Rito, condannata dalla Corte d’Appello di Milano il 26 aprile 2022 a 2 anni di reclusione (pena sospesa) per ricettazione, nonché l’architetto Francesco La Bella che nel suo curriculum afferma di essere stato presidente in “tutte le gare (lavori pubblici) del Comune di Ionadi.
La lista “proletaria” di Arena e Censore
Se il Pd rivendica di aver composto una lista “del popolo”, suo diretto competitor su questo punto non può che essere la lista “Vibo al centro” che vede capolista il segretario locale di Italia del Meridione, Franco Arena, papà di Azzurra, consigliera uscente del Pd.
Papà Franco si era già candidato nel 2015 con i “Democratici” ed è sempre stato vicino politicamente all’ex parlamentare dem (oggi in Italia Viva) Brunello Censore, definito oggi “un fan” della lista (altro “fan” è il segretario provinciale dei renziani, Giuseppe Condello).
Insieme a Censore, Arena si candidò alle regionali del 2021 nella lista “outsider” di Mario Oliverio. Oggi, invece, Arena ha costruito su di sé una lista decisamente “pop”.
Insieme a lui corrono per uno scranno a Palazzo Razza, la praticante dello studio legale di Vito Pitaro, Francesca Lopreiato ed il noto “tiktoker” (seguitissimo e simpaticissimo) Alberto Galloro.
In lista anche la commessa di Ionadi, Noemi Ceraso; la commessa di salumi di Briatico, Fortunata Giannini; la cameriera Ilary Grenci; l’aiuto cuoco Francesco Lo Gatto; le addette alle pulizie Maria Meddis (di Stefanaconi), Giorgia De Masi e Morena dell’Annunziata; l’operaio saldatore di Sant’Onofrio, Leonardo Monteleone; la barista Fatima El Dadsi; la wedding planner di Pizzo, Maria Antonietta Monterosso e l’autotrasportatore Antonino Tedesco.
La Lega c’è ma non si vede
Se ne è effettivamente parlato poco, ma la Lega, pur non avendo il suo simbolo in questa competizione, è schierata contro gli alleati di governo nazionale e regionale.
La lista “Insieme al centro”, pur monopolizzata dalla candidatura iper-mediatica della “lupiana” Maria Rosaria Nesci, vede la presenza del coordinatore locale dei salviniani Mino De Pinto (più volte candidato senza successo) e dell’ex consigliere provinciale Francesco Artusa, che della Lega è membro del direttivo provinciale, così come l’altro candidato Silvio Biondino.
Presenti anche i coniugi Giovanna Parise e Francesco Calzone, nonchè Ivan Servelli, ex assistente dell’europarlamentare (oggi in Fi) Fulvio Martusciello, già consigliere comunale nel 2015. I più “pop” sono Sisto Tozzo che si definisce “pescatore imbarcato” e Federica crudo, gestora di un bar con esperienza da “trombonista” presso l’orchestra sinfonica brutia.
Insomma, in attesa del prevedibile ballottaggio, la “fauna” elettorale fa discutere almeno quanto le dinamiche di strateghi e leader più o politici, con fari puntati al risultato del “laboratorio centrista” che in caso di successo ispirerà senz’altro anche le forze politiche nazionali.