La nostra storia che vorremmo fosse leggera come una piuma – sappiamo che se uno scritto messo su rete ti impegna più di alcuni, pochi minuti e pesa virtualmente più di un cucchiaino di zucchero per addolcire un caffè gli sbadigli si moltiplicano e le palpebre calano. Non è bello perché cosi sei costretto a saltare i particolari e a scadere nella banalità.
Ma fatta questa premessa – a mò di scusante – continuiamo il racconto poco edificante del colpaccio a danno di Villa Rendano (dovrei scrivere Fondazione Giuliani, ma c’è il rischio che due su tre si domandino: e chi d’è la fondazione? E chi n’è stu Giuliani? Vittorio? In effetti Vittorio che con la fondazione voluta dal fratello Sergio non solo non c’entrava per niente, ma soprattutto l’ha osteggiata facendo comunella con l’avventuriera rumena, badante sulla carta, elevata al rango di spia (di cosa?) e premiata con un legato testamentario di unmilioneseicentomila euro, e nonostante sia stato gratificato attraverso la figlia che io ho visto solo negli ultimi giorni di vita del “caro estinto” con il lascito di un appartamento davanti a Villa Borghese di valore imprecisato ma grosso assai.
Ma ognuno è libero di fare le cavolate che vuole con i propri soldi (anche se Vittorio fino all’ultimo ha detto che i soldi di Sergio erano i suoi, non so in base a quale algoritmo senile).
Ma come non bastasse – e poi chiudiamo con Vittorio che non merita troppo spazio – pur avendo ricevuto un assegno di un milione – che risulta dal penultimo testamento pure fotografato – “piangendo miseria” con l’innocente mediazione di C.G. è riuscito a farmi fesso, non perché avessi un interesse personale ma perché obbligato per legge a richiedere tutti i crediti del de cuius, avendo la banca, dove a detta di CG l’assegno era stato depositato, fatto orecchie da mercante e risposto picche quando era fiori.
Vuole dire che anche una banca nazionale qui ha regole particolari? Tra un tizio cha dato in mano a Caio un assegno di un milione di euro – ovviamente contro legge – la banca protegge non Tizio – che è stato obiettivamente ingenuo senza scusanti – ma Caio che avrebbe dovuto giustificare la provenienza e la causale di quell’assegno milionario.
I magistrati dicono che la legge si applica, ma la si interpreta pure. Un principio che vale solo se serve a far vincere il più forte mandando a farsi friggere le parità dei cittadini.
Ora che le cose vadano cosi a Cosenza e in Calabria non sorprende nessuno, è tutto normale e il generale Vannacci allargherebbe di molto la sfera della normalità “anormale” e qui prenderebbe un sacco di voti.
Siccome io sono diventato estraneo a questa città e quindi sono convinto che normale e anormale, lecito e illecito, dovere e diritto sono cose diverse tra di loro e quindi non si può essere neutrali nello scegliere, non riesco a mantenere un atteggiamento cortese e distaccato quando mi sento dire: “ma lassa perde cu Villa Rendano, fate a pace con Walter cosi state meglio tutte e due”.
Traduco: Sergio Giuliani, pace all’anima sua, s’è fatto infinocchiare dal prestidigitatore Mario Occhiuto e s’è imbarcato in un’avventura grossa, costosa, difficile, forse troppo ambiziosa per Cosenza dove la cultura, l’apertura al mondo, la libertà critica sono parole semisconosciute.
Mo, Walter e i suoi compari si sono fricati la Fondazione, cioè un patrimonio materiale e immateriale di grande valore, hanno fatto fuori te che a questo progetto hai dedicato 11 anni della tua vita, hanno mortificato e messe fuori due professioniste in particolare, Anna Cipparrone cui va il merito di buona parte del successo, hanno cancellato ogni attività di prestigio, hanno trasformato una villa prestigiosa in un casino a tariffe basse. E cosa ti consiglia la gente, anche quella che non ti considera un nemico pubblico: “Ma lassa perde, pensa a tia, alla salute ecc ecc… Poi trattenendo una serie infinite di vaffa provo a spiegare che ho un obbligo morale e giuridico per tutelare anche per il futuro la fondazione e sulla base dell’accettazione di quest’obbligo Sergio Giuliani ha poi nominata erede universale la Fondazione. Se ci fosse il minimo di cultura della legalità dovrei ricordare che chi ha fatto questa porcata tra le altre cose ha violato la garanzia che aveva rassicurato Sergio nello scrivere il suo testamento valido, da considerare quasi sacro come tutti gli atti “di ultima volontà” (dovrebbe essere pacifico che il defunto non può rinascere per cambiare testamento).
Basta ricordare la data:
A tutto questo i cosentini in buona misura ancor’oggi dicono ma facissiro pace, chi sinni frica di Villa Rendano ecc…
Insomma un bell’aperitivo al bar e chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto.
Cussì si campa bene a Cosenza.
Manca una postilla: così campano bene le anime morte.