Ci siamo dimenticati de ICalabresi che per chiuderlo ha dato fuoco alle polveri nel CdA del 30 maggio 2022, quando il boss WP lo definì con spregio del ridicolo “un danno per la Fondazione”.
Gli ex colleghi iscrittisi subito nel registro dei nemici del loro ex direttore, che non mi sembra avesse particolari colpe nei loro riguardi – contratti a tempo indeterminato articoli pagati (troppo) di più e non di poco rispetto a quelli della grande stampa, rispetto puntiglioso degli impegni di autonomia e libertà – hanno provato a sopravvivere con i pochi soldi dati loro dal boss Walter innominabile, ma con il guinzaglio corto in modo che non potessero essere irriverenti e addirittura liberi.
Ora ICalabresi, diretto da Michele Giacomantonio che avevo da subito identificato come tra i più bravi e i più corretti, vivacchiano con articoli senza sprint pubblicati ogni tanto perché i lettori sono pochi e delusi.
Perché bravi giornalisti che avevano dato un contributo importante al successo imprevedibile de ICalabresi, chiusi con modalità da fascisti, hanno deciso di scaricare con offese e falsità il loro ex Direttore?
Non una scelta originale per Cosenza, ma in questo caso del tutto incomprensibile e soprattutto sbagliata. Si sono fidati di un manigoldo traditore, hanno contato sul comportamento scorretto e sleale di un avvocato da me retribuito, hanno sparso contumelie che se pubblicate farebbero scandalo, hanno cancellato ogni traccia del fondatore e direttore come se il sottoscritto fosse stato un’ombra o un fantasma invisibile.
Non viene detto che non la Fondazione Giuliani ha voluto la nascita di un giornale libero e vincente, ma il presidente che era alla guida della Fondazione. Non viene citato tra gli autori pur avendo scritto 87 articoli. Viene infine ripudiato come un Franz Caruso qualsiasi, un Mungari o una Catanese o un Gambaro mona veneziano per non dire di WP che sarà collocato, il più tardi possibile, nel girone dei traditori come fece Dante nella sua Commedia.
Non auguro nulla né di positivo né negativo nei loro confronti, perché conoscendo ora Cosenza, sarà la cattiveria dei suoi passeggiatori su Corso Mazzini a punirli. Non per ragioni morali, ma solo perché qui come altrove i vinti sono perduti oltre ogni demerito.
Da questa brutta storia che ora comincia a rivelare imbrogli, interventi su magistrati e dirigenti della PA, produzione seriale di dati e notizie false, che ora sono al vaglio della Procura di Roma, usciremo tutti male. Io per aver dato troppa fiducia a carnefici e traditori, per aver in buona fede creduto che fosse possibile fare un giornale libero ma non inutilmente aggressivo, per aver dato molto e ricevuto… niente.
Sarò spettatore da lontano di una specie di nemesi storica: i cattivi, i traditori, gli smemorati, gli irriconoscenti proveranno il sapore amaro e sgradevolissimo della polvere che in minima parte ho provato anch’io.
La fine della storia prevede o la mia scomparsa per motivi di salute o la mia determinazione a farla pagare senza sconti ad una masnada di cialtroni, vili e sciocchi servi. Quello che non potrò fare io lo affiderò agli onesti e non pavidi che pure in minoranza sono anche a Cosenza.