Mi spiace dover titolare così questo articolo perché sono persuaso che ciascuno di noi abbia il diritto di vivere nella propria terra, se lo desidera, e non essere invece obbligato, non solo per mancanza di posti di lavoro congrui con i propri studi, ma anche perché spesso qui il gioco è truccato. Intendo dire che a parte il vantaggio naturale che ha il figlio di un professionista se vuole sfruttare il percorso più facile di seguire le orme di papà – è un fenomeno antico, se ne scrive persino Dante nella sua Commedia – tutti gli altri privi di sacri lombi non meriterebbero di vedere riconosciuta la propria intelligenza e le competenze acquisite con studi severi presso Università prestigiose senza dover accettare il sorpasso ingiusto e immorale del raccomandato di turno?
Se come abbiamo fatto noi a Villa Rendano ci collegassimo con decine di giovani calabresi, neanche messi alla prova nell’Università della Calabria, e divenuti manager apicali di grandi società, ricercatori o docenti nelle università prestigiose o anche solo direttori di grandi alberghi sparsi nel mondo vedremmo che il sentimento prevalente è l’orgoglio di avercela fatta, ma con esso la rabbia per non avere avuto alcuna chance per restare.
E per questo dico ai ragazzi che hanno scelto o dovuto scegliere di vivere da 1000 a 10.000 km di distanza dall’Italia di non pentirsi della scelta obbligata che hanno fatto, di non farsi vincere dalla nostalgia che è un sentimento nobile da rispettare, di non credere che con l’esperienza maturata in contesti difficili gli si renda più facile il ritorno a casa.
Ogni anno 30.000 giovani tra i più qualificati lasciano l’Italia e la Calabria. È una perdita secca per il paese se varcano i confini nazionali o per le regioni più povere e quasi sempre le più inique.
Solo ora qualche economista o demografo ci avverte che questo spreco di risorse umane non sarà a breve senza effetti nefasti.
Per la Calabria la previsione per il 2050 è una sorta di desertificazione, una popolazione di nativi che non arriverà a un milione e che sarà composta prevalentemente da anziani.
Come è mia abitudine faccio esempi concreti che ho vissuto dall’Osservatorio della Fondazione Giuliani.
Comincio con un episodio a pochi mesi dall’inaugurazione di Villa Rendano. Decidemmo di partecipare ad un bando regionale con uno studio di glottologia del gallese, ma da decenni residente a Cosenza, John Trumper. Per chi non lo conosce ricordo che egli è un’autorità internazionale nel campo ed il più colto esperto della linguistica calabrese. Davamo quasi per scontata la sue e nostra vittoria. Ci eravamo sbagliati: la Commissione ci collocò al secondo posto dando il massimo alla qualità dello studio, ma solo 8 al fatto che, come Fondazione, non eravamo “anziani”. Inutile dire che vinse un ente per metà della Regione e per l’altra metà del Comune di Catanzaro.
Facemmo ricorso e il Consiglio di stato dopo alcuni anni ci dette ragione e nella motivazione quasi irrise il criterio indefinibile dell’anzianità. Facemmo ricorso al TAR perché le sentenze del Consiglio di Stato non sono autoapplicative (il solo caso che si conosca), ci avvertirono che non avremmo avuto che gli spiccioli perché naturalmente il progetto di Trumper non si era potuto realizzare, ma dopo la sentenza attendevamo almeno delle scuse per l’evidente imbroglio che era stato fatto a nostro danno.
Di altri esempi che dimostrano l’assoluta impotenza dei cittadini potrei farne molti altri. Per non tediarvi mi limito a ricordare che saputo che la figlia di un importante imprenditore era stata assunta all’ASL di Crotone e il suo fidanzato in quella di Cosenza chiesi l’accesso agli atti. È previsto dalla legge e quindi in Calabria, dove la legge vale a mesi alterni, la mia richiesta è rimasta nel cassetto. Così accadde con il filmato demenziale di un regista famoso, ma nella circostanza preda di una crisi creativa che costò 2milioni di euro e fece sbellicare dal ridere le poche decine di persone che lo videro.
Ora sapendo di ripetermi dico ai giovani, invitandoli a NON tornare in Calabria se vogliono bene a se stessi, faccio una domanda: vi pare normale che l’ex sindaco che aveva quasi imposto l’acquisto di Villa Rendano per salvarla dal degrado, si metta a capo di una congiura per piazzare il suo amico al mio posto che ero stato il realizzatore dell’intero progetto, senza uno straccio di motivazione? Che consenta che venga chiuso un giornale di inchiesta diffuso e letto ovunque con un’importante rivalutazione patrimoniale? Che infine dopo aver intimorito qualche decina di persone decise a partecipare alla presentazione di un libro sgradito a lui e ad altri arriva ad ingiungere alla persona che sta trasmettendo l’evento in diretta di non farlo più e toglierlo dalla sua piattaforma?
Pensate se accadesse in qualsiasi stato europeo cosa accadrebbe.
Da noi ci debbo pensare io da solo e giuro che smuoverò mari e monti perché questa ennesima vergogna non venga ignorata.
Ecco ragazzi perché vi prego di girare il mondo se volete, ma saltando la punta dello stivale che stringe e fa male anche ai piedi.
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Purtroppo nel Sud è così che vanno le cose. Ne so qualcosa anche io che vivo in Basilicata.