Capita spesso a chi non vuole cedere a ciò che considera un’ingiustizia, una violenza, un’offesa persecutoria, sentirsi dire da persone si sentono più sagge, e spesso sono solo vili: “lascia perdere, chi te lo fa fare”.
Per il mio carattere e per una certa attitudine a non subire passivamente ingiustizie, qualche volta non ho pagato alcun prezzo – merito delle persone alle quali imputavo qualche sgradevolezza o ingiustizia – ma in altri casi il prezzo salato l’ho pagato eccome. Non me ne lamento perché è stata la conseguenza di una mia libera scelta.
Senza cadere nell’autobiografismo, quando mi sono dimesso dalle Ferrovie a 54 anni, dove ero il responsabile delle relazioni internazionali con uno stipendio esageratamente alto, non ci ho pensato due volte. Consideravo l’ing. Cimoli, amministratore delegato, un emerito idiota e sensibile alle pressioni soprattutto del PDS, oggi PD, che lo aveva indotto a regalare alle Ferrovie svizzere con una società paritaria il servizio cargo con la promessa che il porto di Genova avrebbe moltiplicato i suoi traffici, per la gioia ingenua del ministro dei trasporti genovese Burlando. Io non stetti zitto e scrissi come era mio dovere un documento che elencava 15 condizioni di opposizione.
Caduto il Governo presieduto credo da Amato o Craxi, quel folle progetto fu subito fatto sparire e nessuno mi ha detto “bravo”, ma piuttosto “ma chi te l’fatto fare”.
Quindi uomini e donne di cartapesta ce ne stanno tanti e in tutte le parti del mondo. Quelli che pensano prima al loro dovere e alla propria dignità in genere fanno una brutta fine.
Pentito a 24 anni di distanza? Manco per idea. Non potevo permettermi con due figlie ancora studentesse di vivere di pensione che solo i populisti ante litteram come era la nostra Giorgia, oggi presidente del Consiglio, poteva chiamare d’oro.
Lo ha scritto un avvocato non so se laureato al CEPU in una delle tante citazioni o comparse disposte da un altro idiota mio omonimo parlando di “bramosia di denaro” da parte mia, perché ho un reddito netto pari allo stipendio di due insegnanti mentre l’idiota committente che per non fare un ca… se non i propri affari (in senso lato) ha intascato € 300.000,00 (vado sulla fiducia) è un povero proletario.
Ma allarghiamo l’orizzonte: a mio parere per descrivere il prototipo dell’homo cosentinus non occorre né offendere né censurare, basta dire che la frase ricorrente è “ma chi tu fa fa, lassa perde, chi tinni frica”.
Ecco quando sento dire queste parole mi incazzo come un toro e capisco perché Cosenza è messa così male, al punto che si ha timore di assistere alla presentazione di un libro.
Ma nella mia esperienza cosentina mi è toccato qualcosa di più e di peggio. A parte le falsità, le invenzioni diffamatorie dei quattro manigoldi rubafondazioni che ora possono portarli a un processo penale, c’è stato un atteggiamento ancora più ignobile da parte dei giornalisti de ICalabresi. Parliamo di persone che hanno lavorato gomito a gomito con me e quindi non avevano motivo per dubitare della mia correttezza, onestà, della mia generosità quando era legittima. No i lorsignori – un nome tra tutti tale Saverio Paletta, ma non solo lui – dopo essere sparito dalla circolazione un minuto dopo aver concluso come gli altri colleghi un accordo con il manigoldo mio omonimo che ne tagliava autonomia e libertà e quindi li privava della credibilità che s’erano guadagnati con me direttore responsabile, scrisse che “per giudicare la mia rispettabilità attendeva la sentenza dei giudici”.
Ora a parte la villania personale, che naturalmente non perdono, viene spontaneo chiedergli se ha mai avuto la certezza che la nostra giustizia è immacolata e trasparente.
A me è solo in questa vicenda è capitato di dover ricusare un giudice che poi alla ripresa del processo ha smentito le decisioni assunte prima – e subito sbandierate dai cari colleghi come un mio KO tecnico in tribunale – e ha modificato il calendario dell’udienza finale dal 2026 al settembre 2024! Chapeau!
E sempre a me particolarmente sfigato è toccato scoprire che una dirigente che aveva l’obbligo di esaminare un esposto che provava l’incompatibilità insanabile dell’avv. Mungari e quindi la nullità dei suoi atti (che comporterebbero l’espulsione a calci in culo dei nuovi padroni, compreso SE senatore Mario Occhiuto) seguendo le prescrizioni molto dettagliate dei suoi Capi, il Direttore Generale del Terzo settore e una dirigente sovraordinata, la dirigente in questione aveva deciso di fare un inutile controllo formale dei documenti presentati dalla Fondazione per essere iscritto nel Registro del terzo settore.
Ovviamente non so perché l’abbia fatto la poverina, dubito che lo abbia fatto per masochismo.
Intanto il mio penalista che è perseguitato da plurime PEC ha depositato l’esposto che chiude questo pezzo.
Spett.le Direzione Regionale per l’inclusione sociale
Area Welfare di Comunità e Innovazione Sociale
Ufficio Regionale del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore
- A
Oggetto: ESPOSTO MINISTERO DEL LAVORO
RISPOSTA NOTA PROT. 1471997/2023Quale difensore dell’avv. Francesco PELLEGRINI (cfr. procura allegata) Vi significo quanto segue.
Letta la Vs missiva datata 27.12.2023 non posso non farVi notare che la stessa si pone in evidente contrasto con il contenuto della comunicazione inviata all’avv. Francesco Pellegrini a firma del Direttore Generale del Ministero del Lavoro Dott. Alessandro LOMBARDI, che si allega alla presente (vedi doc. 2).
Invero, nella missiva allegata si trova un richiamo netto all’art. 25 c.c. dal che emerge che il controllo che deve essere scrupolosamente esercitato da Codesto Ufficio giammai può limitarsi a verifiche formali (come quelle sin qui svolte) ma deve altresì espandersi verso una approfondita indagine di merito volta ad accertare eventuali violazioni dell’art 2399 c.c. (come quelle denunciate dall’avv. Francesco Pellegrini nel noto esposto con riferimento alle condotte illegittime poste in essere dall’avv. Santo Emanuele Mungari, che dovrebbero essere sanzionate con la caducazione dello stesso dalle sue funzioni).
Vi invito a voler prendere contatti con lo scrivente al fine di una migliore comprensione della vertenza de qua e sin d’ora Vi invito e diffido a volere completare la doverosa attività ispettiva nei termini innanzi precisati.
In attesa di urgente riscontro, Vi porgo i miei migliori saluti.Roma, 24 Giugno 2024 Avv. Paolo Palleschi