Non ci provo neanche a fare un’analisi ulteriore di quanto sta accadendo alla politica mondiale o se volete – in attesa dei risultati della débâcle prevedibilissima di Biden – a quella europea e italiana.
Il motivo fondamentale è che l’hanno fatto in tanti, più o meno autorevoli o niente affatto autorevoli come la giornalista di Libero, presenza obbligata e inutile nella trasmissione della Gruber, ed io non ho le cinque stelle che occorrerebbero per fare l’analista della geopolitica.
Ma alcune considerazioni di buon senso le faccio.
Cominciando dalla politica italiana. Va detto che quando intellettuali autoincensati come Fukujama che decretò addirittura “la fine della storia”, che è come dire la fine della vita sulla terra, è cominciato per la politica in generale e per quella italiana in particolare “la discesa all’inferno”. Una bella spinta la dette la tragicommedia di Mani pulite che decise di cancellare 50 anni di storia politica riducendone la ricchezza e la complessità al contrasto tra “onesti” e “disonesti, meglio ladri”. Il risultato lo stiamo pagando ancor’oggi perché sbancare con l’ignoranza e la presunzione 50 anni di selezione e formazione della classe dirigente è pura follia.
Non credo debba spendere molte parole su Salvini, Di Maio, Lollobrigida, la “sposa” virtuale di Berlusconi o su quel genio dell’impolitica del PD Francesco Boccia (a lui dobbiamo Franz Caruso sindaco di Cosenza) che ha aumentato l’infelicità della Calabria diventando il commissario del partito di questa terra disgraziata.
Ma qui siamo all’ovvietà. Meno ovvia e scontata è la scomparsa presunta delle “ideologie” che, se intese come immutabile filosofia della politica, era inevitabile con la fine del comunismo sovietico, ma non al punto da azzerare i valori identificativi delle diverse forze politiche per cui si passa da destra a sinistra facendo sosta al centro senza bisogno di spiegare perché.
La “fine della storia” fu intrepretata come l’egemonia culturale, politica, economica degli USA nel mondo, senza se e senza ma, come non vediamo oggi con Russia, Cina, il sud del mondo più vivaci, potenti e aggressivi di prima.
In Italia Berlusconi che da uomo pratico e intelligente aveva l’occhio lungo, uscito dalle macerie della prima repubblica, vinse facile con Occhetto sbandierando come aveva fatto la DC “il pericolo dei comunisti”.
Ora è il tempo di tirare fuori dall’armadio il fascismo e l’antifascismo, che sono legittimi se si fa di mestiere lo storico ma non se ti occupi e fai politica.
Perché “il comunismo è morto” – sebbene ci siano almeno un miliardo e mezzo di comunisti sulla terra, lato Cina e Corea del Nord – e il fascismo è vivo, vegeto e minaccioso, specie da noi?
Che io non abbia mai apprezzato il comunismo che la mia generazione l’aveva in casa con il PCI o il fascismo defunto l’anno prima che nascessi è irrilevante, ma anche scontato.
Come abbastanza esperto di comunicazione politica – senza prosopopea – vorrei poter dire alla Lilli Gruber che se non si libera dell’ossessione di Giorgia, in tutte le salse, e del pericolo del ritorno del fascismo grazie a qualche centinaio di idioti, o la ricoveranno in qualche clinica per disintossicarla dalle fissazioni o peggio farà aumentare i consensi per la suddetta Giorgia.
E ancora, mi rivolgo ai meno giovani: avete mai nella nostra vita visto tanti problemi, tanta “fine del mondo” come oggi, ma anche avete visto non solo in Italia una classe politica e di governo più strampalata? Penso a Johnson nel Regno Unito, ma anche l’attuale primo ministro se la batte bene per mediocrità, a Trump che sarà di nuovo il presidente degli USA perché è un delinquente ma a 78 anni – la mia età, oddio – dice cazzate a ripetizione ma le dice bene e per i semplici convincenti, mentre Biden, 81 anni (tre più del primo) sembra o è un pugile suonato.
In un caso e nell’altro nel periodo più drammatico della storia moderna alla Casa Bianca i più inadatti a farvi fronte.
E torniamo a Giorgia e al governo di destra. La domanda è quella che si fanno i tifosi di calcio quando assistono ad una partita in cui una squadra così così vince 4-0 con un’altra più accreditata: ha vinto la prima con un risultato lunare perché si è miracolosamente ripresa o perché la seconda ha giocato da pippa?
Ora in Italia siamo a questo punto che potremmo nobilitare citando Shakespeare: to be or no to be, this is the question!
Io penso che siamo a metà strada: Giorgia è abile e nonostante tutto è convincente, la Schlein – che è calata nel PD dal pianeta radicale – non è malaccio, ma il ricordo degli Zingaretti, dei nanetti del dopo Berlinguer la rende soccombente. Ciò perché si accetta per rassegnazione che FdI non abbia una classe dirigente all’altezza, non lo si accetta dal PD che anche quando aveva nomi diversi aveva una dirigenza di qualità e personaggetti come De Luca, il sindaco di Roma attuale, il citato Boccia e tanti altri (in Calabria il nuovo PD con Maria Locanto dispersa tra i ghiacci del Polo e Nicola Adamo e compagnia cantando del vecchio e vitalissimo PD) sono al massimo brave persone, ma per la politica senza arrivare ad essere un Mario Occhiuto qualunque non servono le copie di San Francesco o di padre Pio.