Ciò che mi ha prima addolorato e poi indignato nella storiaccia di Villa Rendano e pertinenze varie e che ora intendo come segno identificativo della nostra città e dei suoi “primi attori” è che quasi 10 anni di varie attività, di progetti e realizzazioni che non sono di norma pensati per una città del Sud, al quale non può essere attribuita la stessa domanda e offerta di cultura, di dibattiti e confronti con personalità che si spendono poco, se non per il grande pubblico in sedi adeguate, di realizzazioni nel caso del Museo multimediale, addirittura anticipate rispetto ad altri territori ben più attrezzati, sono stati distrutti da una piccola banda di manigoldi, dall’indifferenza e dalla complicità di coloro – capi o semplici cittadini – che a questa esperienza donativa e non corriva hanno reagito – come se non vi avessero spesso partecipato, goduto o fruito.
Ci sono a Villa Rendano le pubblicazioni annuali di ciò che è stato realizzato. Basterebbe recuperarle e metterle a disposizione di chi lo voglia o abbia il dovere di averli per far crollare tutta la rappresentazione falsa, inventata e livida dei cialtroni innominabili.
Non servirebbero per i vari processi e per le inchieste penali – c’è la verità totale documentata a fronte di falsità diffamatorie che si stanno smontando una per una, anche inducendo il magistrato che aveva creduto, ora penso in buona fede, alle livide fantasticherie dei barbari a fare marcia indietro rispetto ad una sua ordinanza presentata dalla gazzettina dei padroni come “Straordinario successo dei predoni e condanna anticipata del sottoscritto”. Il processo di fatto già deciso e rinviato a fine 2025 è stato anticipato per le conclusioni a metà settembre prossimo.
Ma il racconto vero, che in tanti conoscono e fingono di aver dimenticato, poco alla volta lo pubblicherò e sarà un racconto inedito perché quello che è stato diffuso e accolto è una innominabile truffa.
Lo conoscono, quello vero, le centinaia di mamme che portavano i loro piccoli agli incontri “ludodidattici”, cioè apprendere ad esempio la storia della città o altre realtà poco conosciute giocando, inventando, creando. L’autrice di tutto questo, compreso un mini libro fotocopiato con disegni degli stessi bambini, Anna Cipparrone è oggi fuori di Villa Rendano. Le centinaia di mamme che hanno visto ciò che i bimbi con gioia facevano hanno perso la memoria o la voce se non hanno detto nulla su una persecuzione a danno di una professionista che non ha voluto, anche per sfiducia nei miei riguardi (su quale base?), essere difesa dentro e fuori le aule del Tribunale. Neanche il fatto che solo la sua dedizione ha consentito per la prima volta a fare arrivare 300.000 euro di fondi pubblici vincendo i relativi bandi.
Nel 2022 – l’anno della mia defenestrazione – i manigoldi (io userei un termine più incisivo perché sarei felice se fossi querelato perché la controquerela li distruggerebbe) non si sono neppure accorti che il bilancio consuntivo e quello preventivo indicavano un ricco programma a “costo 0”, grazie al finanziamento pubblico.
I capi di istituto e i docenti che avevano partecipato con i propri studenti delle superiori ad un concorso creativo, Pensami la storia, per la prima volta portato al termine con successo e che a maggio a Villa Rendano avevano esaltato e ringraziato la giovane Ausilio per il suo lavoro egregio (al pari della preparazione dalla A alla zeta dei supporti informativi plurilingue delle opere del MAB) pur sollecitati da me con PEC per difendere dai “lupi” e da una streghetta (meglio strega considerando l’età) la giovane milanese non hanno risposto.
In un caso Anna e nell’altro Sara, costretta a dimettersi, s’è avuta una fedele replica del cosiddetto “complesso di Stoccolma” che traduco malamente così: le vittime, ad esempio di rapimenti, si innamorano dei propri carcerieri. In concreto mi hanno lasciato solo con ovvie difficoltà a difenderle. Hanno fatto male perché ingrate? Nulla di tutto questo. Hanno fatto male a sé stesse perché non so su quale base non si sono fidati di me che pure le avevo assunte e difese anche dall’ospedale dove mi arrivavano le voci sull’atteggiamento ostile di WP che notoriamente è benevolo solo con parenti e amici stretti.
Sono consapevole che molto di ciò che è scritto non è originale, ma ciò che è nuovo è la scelta sia come direttore de I Nuovi Calabresi sia come realizzatore della Fondazione di volgere l’attenzione non ai predoni che in un modo o nell’altro la pagheranno cara ma agli inerti, timorosi, sleali, insinceri che tutto sapevano e su tutto hanno taciuto. In diritto esistono reati commissivi e reati omissivi: i primi sono quelli che “fanno”, i secondi quelli “non fanno” per non disturbare gli autori attivi.
Non credo affatto che Cosenza sia fatta solo da vili e cialtroni – anche se ve ne sono in gran numero – ma certo la Cosenza che ho conosciuto vivendoci non è una creatura angelicata. Lo era nel mio ricordo nostalgico da bambino, ora mi riesce meglio la parte che pure mi costa dolore dell’osservatore giusto ma severo.
Il titolo di questo articolo alle 04,00 di notte mi pare indovinato: “La memoria corta per vecchiaia e quella svanita per viltà.”
1 Comment
È una storia italiana, che per la verità non ho capito appieno, una di quelle storie che purtroppo si possono verificare in tutta Italia ma che, in certe realtà ,sono troppe e soprattutto tollerate .
Cosa succederà ora con la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio?
Una devastazione.