Ho riflettuto molto sul tema con il quale avrei voluto congedarmi da voi – lettori e amici – prima di una sospensione delle pubblicazioni che è necessaria perché è stato molto faticoso pensare, scrivere correggere ogni giorno articoli e post per I Nuovi Calabresi e contemporaneamente fare ricerche su codici e banche, date giuridiche per scrivere atti legali, perché ho deciso che in campo civile non sono un incapace, non spendo soldi come in passato, sono sicuramente più corretto di altri avvocati, a Cosenza e non solo.
Poi riprenderò con I Nuovi Calabresi, seguirò i processi – alcuni vicini alla sentenza -, lo stesso farà un bravo collega romano in campo penale, dopo che alle tre denunce già assegnate ai procuratori se ne aggiungeranno altre due.
Avrei desiderato che lo scandalo – perché di questo si tratta – e l’azione più ingiusta, perfida e biasimevole che nella mia vita abbia conosciuto, fosse punita dalla reazione dei cittadini calabresi residenti e calabresi lontani.
Non è stato così se non a parole e quindi ripenserò cosa fare dell’Associazione “E venne il giorno della Calabria” con un solo vero contenuto: noi calabresi vogliamo avere sul serio gli stessi diritti e non solo gli stessi doveri degli altri italiani. Ad oggi centinaia emoji di consenso e tre iscritti!
Alla presentazione del libro scritto da me e Corti da Milano meno di 30 persone. Credo acquisti pochi.
Non mi interessa perché questo accada – siamo tutti adulti – e in grado di decidere di fare qualcosa di lecito contro l’illegalità anche mafiosa qui dilagante o limitarsi alle lamentazioni da prefiche o peggio all’omertà servile.
Non io, ma fonti ben più autorevoli, ci hanno detto che così com’è la Calabria nel 2050 – non un’eternità – si avvierà alla desertificazione. Che vuol dire che i calabresi residenti saranno più o meno un milione, in gran parte anziani, perché ogni anno c’è una vera emorragia di giovani, che sarebbe più giusto chiamare “fuga”. Ne hanno un motivo ma un albero di motivi, in parte comuni a tutti i giovani di questo paese, che da anni ha deciso che non è il caso di occuparsi del loro futuro, delle loro aspirazioni, della “perdita di senso” di cui ho scritto citando Galimberti, che è un intellettuale di spessore, non un frequentatore seriale dei talks televisivi.
Anche questa condizione precaria e nociva dei propri figli o nipoti – che sono fuori dal perimetro del nepotismo e clientelismo – smuove i calabresi, salvo limitate eccezioni. Con loro “Il giorno della Calabria” del poeta Leonida Repaci non arriverà mai.
Cosa c’è di più inaccettabile e innaturale del silenzio timoroso di genitori e nonni. Cosa c’è di più criminale non voler battere tutte le strade che almeno provano a raggiungere il traguardo della libertà e parità di diritti, come una Associazione senza risorse ma capace di essere forte e fastidiosa solo se avrà migliaia di calabresi e meridionali a legittimarne l’azione.
Confesso che le spiegazioni sociologiche o gli effetti della storia remota prima dei re borbonici poi dei piemontesi – manca solo il fato maligno che ce l’ha con chi è nato da Napoli in giù – sono stucchevoli e somigliano molto ad un alibi autoassolutorio.
Come forse qualcuno avrà notato la vergogna indicibile a danno della Fondazione e del primo giornale di inchiesta rimangono ovviamente nel mirino.
Ma preso atto che la politica locale e quella nazionale se ne fottono di ciò che accade in Calabria, perché la considerano o perduta o innocua perché vota a chi offre di più (chiacchiere e promesse, ma non escluse le mance), I Nuovi Calabresi sta occupandosi del malaffare, della massomafia, dei cialtroni e traditori che pullulano anche fuori colle Triglio, cioè cerca di essere giornale di denuncia e libero giornalismo.
È una scelta velleitaria e forse inutile? Ne sono consapevole ma non posso far diventare le pecore tigri e fare ciò che 73 testate medie e piccole, cartacee o on line a stragrande maggioranza non fanno. Non mi compiaccio affatto che dopo la morte de ICalabresi che ha smosso quasi nessuno dei 30mila followers di cui i titolari della nuova edizione senza denti e senza autonomia – loro sono dati per ancora presenti sebbene siano tutti frutti del primo anno di vita del giornale diretto da me mentre hanno cancellato la memoria del mio “passaggio” come se il giornale fosse nato per partenogenesi e non da me, come se gli 87 articoli a mia firma fossero stati firmati con una X – non mi compiaccio, ripeto, che parossisticamente il solo giornale libero e non condizionabile sia un blog da pochi giorni registrato come giornale presso il Registro del Tribunale di Roma.
Sono stato l’autore del 90% degli articoli, i pochi colleghi che hanno scritto, la Bausone in particolare, non è stata retribuita ed è riuscita a bloccare una delibera credo del Comune di Cirò che dava una concessione demaniale ad una famiglia mafiosa.
Lo stesso o qualcosa di simile è accaduto a Vibo dove si è votato di recente, dopo aver fatto fuori la “sindaca” che a detta di molti aveva ben governato e solo a Catanzaro ha guadagnato per lei e per me una querela per noi temeraria, perché abbiamo scritto che una – presumiamo – brava docente universitaria, mai allontanatasi da Catanzaro (come il più noto prof. Gigliotti recordman nazionale perché in sei anni è passato da ricercatore di Diritto della Navigazione a Ordinario di diritto civile, che vale mezza laurea che già ci aveva querelato ma senza esito) forse non era stata svantaggiata dall’essere la legittima consorte del Sindaco di Catanzaro. Questo senza mettere in dubbio la trasparenza della sua carriera accademica.
Ma essere da soli non è gratificante, è demoralizzante.