Non è l’inizio di un thriller o di un film western, è esattamente il titolo di una vicenda nostrana, l’aggressione per bramosia di potere e per acquistare un ruolo che non era libero, a Villa Rendano e a danno de ICalabresi.
Non mi ripeterò, chi vuol sapere e capire ha avuto abbondante materia, chi vuole nascondere la testa nella sabbia lo farà sempre e comunque.
Allora andiamo su eventi o particolari che giustificano il titolo.
La “Borsa” è quella modesta mia personale che è stata svuotata da avvocati locali in gran parte collusi – vuol dire che sono stati pagati dal sottoscritto e poi hanno di fatto lavorato per la “controparte”. Ma è anche la “Borsa” che i manigoldi volevano ancora di più rimpinzare come avevano fatto prima del mio letale rientro a Cosenza.
La “vita” è solo mia. Walter Pellegrini, che si proclamava cugino, anzi fratello, e altri che sapevano che ero tornato a Cosenza dopo 6 o 7 operazioni di alta cardiochirurgia e relative impreviste complicazioni sapevano che il “ritorno a casa” doveva servire a una problematica ripresa.
Sapevano che – come aveva previsto il cardiologo Guzzo di Cosenza con una dichiarazione scritta pro veritate i rischi anche letali, morte o ictus, in conseguenza di stress violenti e ripetuti – che ero un soggetto estremamente fragile. Lo stato di invalidità grave totale certificato dall’INPS era ampiamente previsto.
Ma questo è noto e credo che interessi poco agli altri.
Allora vediamo non le motivazioni inventate di sana pianta e ora tutte, ripeto tutte svelate e trasmesse a giudici civili e a procuratori penali, ma quelle vere per ciascuno dei quattro traditori. In testa Walter Pellegrini che sperava che dall’ospedale in terapia intensiva non uscissi vivo e che era convinto che mai mia moglie mi avrebbe spinto a venire a Cosenza, lei romana a tutti gli effetti.
Cosa ha comportato questa sorpresa? Che contratti onerosi e non firmati da me sono stati scoperti e quando possibile bloccati. Di alcuni non ho pensato di fare copia e naturalmente nessuno a Villa Rendano li ha resi disponibili.
Altra conseguenza, il predetto omonimo ha lasciato la guida della Editrice alle sue figlie, in particolare la maggiore, che è capace di fare da sola e non ha bisogno di papà che le gironzola attorno.
WP non è persona che legga un libro (eppure li pubblica!) o si consoli con musei cinema o teatri. Vuole apparire sul palcoscenico e farsi notare da chi gli sembra autorevole o utile.
La presidenza della Fondazione non è molto, ma meglio di niente.
La chiusura de ICalabresi contro ogni logica è stata dettata in parte per fare piacere a qualche mezza tacca, ma credo soprattutto per farsi “perdonare” da Antonio Nicaso designato direttore di un mensile cartaceo non approvato perché molto costoso e destinato ad essere quasi clandestino: Nicaso è un bravo saggista, coautore e amico del procuratore Nicola Gratteri, che presumo non abbia gradito la “bocciatura” pur non offensiva del suo amico d’infanzia. Ma Gratteri è anche amico di WP che lo esibisce come una sorta di amuleto magico o contratto assicurativo, ovviamente senza autorizzazione del Magistrato.
Ma torniamo alla “borsa”. WP e Mungari, altro fior di amico sleale e infedele, peraltro consulente da anni della Fondazione, sapevano che non ho avuto mai l’attitudine al furto e le spese mediche non coperte dall’Assicurazione avevano fatto il resto.
Conclusione questo rompiballe, cioè chi scrive, preso per i fondelli da un noto avvocato di Cosenza, con poche risorse economiche, con il costo dell’affitto aggiunto e modesto, di un appartamento, il solo benefit pagato dalla Fondazione, cederà per “fame” o “fine vita” agevolata. Non so come ho potuto pagare gli avvocati, con un prestito, perché a differenza dell’omonimo al quale avevo lasciato nel 2020, anno di Covid e 2021 una retribuzione per un totale di 80mila euro non più giustificati per la mia presenza stabile a Cosenza, lui ha preteso subito che non utilizzassi l’auto della Fondazione minacciando “il prelievo forzoso con la forza pubblica!” (non sapendo che il giorno stesso della mia decadenza avevo informato dove era possibile ritirare l’auto parcheggiata). Ho lasciato avvocati locali e non calabresi ignari del contesto cosentino ed ho deciso di fare io l’avvocato di me stesso. Sorpresa! Il verso dei processi è cambiato radicalmente ed ora una sentenza negativa già scritta ritorna ad essere in ipotesi positiva. Intanto l’udienza finale fissata per il 2026 è stata anticipata a settembre prossimo, tra meno di due mesi.
Ma c’è stata un’ennesima carognata: al termine di un processo dinanzi al giudice del lavoro perduto per “difetto di allegazione”, cioè poche citazioni delle sentenze della Cassazione e una montagna di documenti allegati e non esaminati sono stato condannato a pagare 13mila euro di spese legali, per un processo con una sola udienza che non ha quasi mai tale consistenza perché i processi di lavoro sono la sola residua possibilità di difendersi dopo l’abolizione dell’art. 18 e tutte le connesse garanzie decise dall’ex segretario del PD con il silenzio dei Sindacati, l’errabondo Matteo Renzi.
Ma altra anomalia io ho perso, ma la “nuova Fondazione” non ha vinto perché le sue cavolate non sono state considerate degne di esame. In diritto si parla di “doppia soccombenza”.
Non ho voluto pagare per un processo farsa e la Fondazione in persona di WP ha chiesto e ottenuto il primo pignoramento della mia vita. Andato a vuoto il primo ne ha proposto un secondo che aggredisce alla fonte la mia pensione, solo reddito per un soggetto invalido e quindi obbligato a continui accertamenti clinici a pagamento. Il WP Pellegrini ha dimenticato i € 300mila euro percepiti (nonostante dica il contrario in 11 anni non ho mai percepito retribuzione dalla Fondazione per mia scelta) compresi gli 80mila non dovuti ma da me lasciati perché non volevo creare difficoltà economiche al cialtrone.
Come risolvere il problema? Pagare la metà della somma per me indebita e il resto con versamenti mensili, mentre il 24 ottobre ci sarà un nuovo processo affidato ad un maestro del diritto e persona amica e leale.
Non va bene. Sarebbe “preferibile” che non scrivessi più su I Nuovi Calabresi e così pari e patta. Richiesta respinta al mittente.
Tra pochi giorni la Rubrica “La borsa o la vita” sarà dedicata all’avv. Mungari, esimio maestro di infiltrazioni laddove non sarebbe consentito, una delle quali ho scoperto e subito denunciato.