Un articolo che “non avrebbe dovuto essere scritto con tali modalità” e “non avrebbe dovuto essere pubblicato”. Sono queste nella sostanza le argomentazioni che Maura Ranieri in Fiorita, alias “la sindachessa”, docente e consorte del pessimo sindaco pro tempore di Catanzaro Nicola Fiorita, nonchè esponente del gruppo civico-politico “Cambiavento”, ha portato al Tribunale civile di Catanzaro per chiedere la condanna (anche) di Francesco Pellegrini “a rimuovere lo scritto”, nonchè un risarcimento da 25.000 euro. Il tutto per aver “osato” pubblicare lo scorso ottobre un’inchiesta dal titolo “Catanzaro, l’Università tra spie cinesi, il solito Pd e la moglie del sindaco da ‘accontentare”.
Una causa temeraria che sa di manganello, radicata per intimorire il giornalismo di inchiesta de I Nuovi Calabresi che, come è noto ai lettori e ai colleghi, fa dell’approfondimento dei fatti, del rigore metodologico e dell’attenta valutazione delle fonti il proprio costante baluardo.
Cosa dice l’inchiesta pubblicata
Così come dal titolo, l’inchiesta si divide in tre filoni argomentativi che hanno come connubio quello di rappresentare ciò che accade all’Università Magna Graecia di Catanzaro, locus commissi delicti che recentemente ha anche raggiunto l’ultimo posto nella classifica del Censis per quanto riguarda gli atenei di medie dimensioni.
Un Ateneo con un management discutibile e discusso, con un eterno direttore generale garante dello “status quo”, studenti in fuga, risultati scadenti ed il faro delle Procure puntato.
Certo, il silenzio, la connivenza e l’omertà sono l’habitat ideale da mantenere in questi casi, ma così non è stato. Nel pezzo “incriminato” si riprende un articolo della testata nazionale Il Giornale dal titolo “Sos «Istituti Confucio»: così nei nostri atenei fanno proseliti le spie di Pechino. «Come un’invasione»” del 17 settembre a firma Francesco De Palo.
Proprio quell’articolo nazionale cita l’Università di Catanzaro in quanto “una delegazione universitaria del Politecnico Qingdao, sponsorizzata anche da un centro culturale cinese di Lamezia Terme e cioè l’Associazione culturale centro linguistico internazionale e formazione «CLIF», ha espresso la volontà di effettuare tra qualche giorno una visita al fine di poter visionare l’Università Magna Graecia di Catanzaro”. Se a ciò si aggiungono i vari “Alert” sullo spionaggio industriale estero arrivati negli ultimi tempi alle Università italiane, forse, qualche domanda all’organizzatore dell’incontro citato (poi saltato), il professore di economia politica e coordinatore Erasmus per l’area economica dell’Università di Catanzaro, Giuseppe Migali, andrebbe fatta (e noi – solo noi – l’abbiamo fatta!).
L’inchiesta continua con gli esiti di una precedente inchiesta che ha fatto emergere plasticamente gli effetti dell’omertà all’Università Magna Graecia: l’attuale direttrice del Dipartimento di giurisprudenza (lo stesso della “sindachessa”), nonchè esponente del Pd, Aquila Villella per dieci anni ha ricoperto cariche accademiche incompatibili tra loro, violando la legge Gelmini, nonchè gli obblighi di dichiarazione delle cariche politiche. Il tutto nel silenzio generale, fino agli articoli de I Nuovi Calabresi che hanno portato l’eterno direttore generale Roberto Sigilli e l’ex rettore Giovanbattista De Sarro a segnalare la cosa (con estremo ritardo) alla Procura di Catanzaro. Tant’è che giusto un anno fa la Guardia Di Finanza faceva una capatina per acquisire documenti in merito… Attendiamo sviluppi.
Il risultato immediato, di cui si dà atto nell’inchiesta “sindachessalmente incriminata” sono state le dimissioni irrevocabili della Villella dalla carica di consigliera comunale di Lamezia Terme (ricevendo la solidarietà della prezzemolina Lidia Vescio – portaborse della cognata anonima consigliera regionale Pd, Amalia Cecilia “foulard” Bruni e dottoranda del dipartimento villelliano). C’è da dire, ma chi se l’è sghignazzata sottobanco per tali dimissioni in questi 10 anni di palese violazione di legge cosa faceva?
P.s. dall’incompatibilità si è passati all’incandidabilità della Vilella al Senato Accademico per violazione del numero di mandati. Una situazione che l’eterno direttore generale Roberto Sigilli non vuole vedere, rifiutando di compiere gli atti di ufficio che gli competono al fine di mettere fine ad una nuova situazione di palese illegalità nella composizione del Senato Accademico (che inficerà anche la validità gli atti prodotti dal medesimo organo d’Ateneo???). Ne riparleremo.
Il posto da ordinario e l’olio di ricino
Il “casus belli” della furia giudiziaria sindachessiana è stato il paragrafo sul “suo” posto da ordinario che nel silenzio generale e nel corso della sindacatura maritale potrebbe arrivare.
Maura Ranieri in Fiorita, difatti, è professoressa associata di diritto del lavoro e l’ordinario della cattedra è l’ex parlamentare del Pd, Antonio Viscomi, fervido sostenitore (morale, non avendo alcun voto) del marito alle ultime elezioni comunali.
È documentale che nel consiglio di Dipartimento di Giurisprudenza del 12 aprile 2023, Antonio Viscomi avesse proposto il reclucamento di un professore di prima fascia (ordinario) in diritto del lavoro. Richiesta avanzata unitamente ad Umberto Gargiulo, recentemente andato a fare l’ordinario a Napoli, lasciando un posto vacante per il quale non è un segreto che vi ambisca proprio Maura Ranieri in Fiorita.
Gargiulo, però, come abbiamo evidenziato in altra inchiesta sull’Università di Catanzaro dello scorso maggio, è stato nominato “consulente in materia di diritto sindacale a supporto del rettore” Giovanni Cuda con un compenso annuo lordo di 20mila euro fino al 2029. Questo il giorno prima della prima prova del concorso “chiacchierato” di segretario amministrativo del dipartimento di giurisprudenza di cui Gargiulo è presidente di commissione di concorso.
In più, nell’inchiesta “incriminata” si specifica come proprio nel Dipartimento di Giurisprudenza a guida di Aquila Villella, esponente del Pd e cognata della consigliera regionale dem Amalia Bruni, lavori anche l’esponente di “Cambiavento” (al pari della “sindachessa”) Donatella Monteverdi, che è assessora comunale con delega ai rapporti con l’Università.
In Umg è presente anche l’assessora comunale alla sicurezza Marinella Giordano con l’incarico di ‘Consigliera di fiducia’ dal giugno 2022, nonchè il consigliere comunale di Azione, Valerio Donato che ogni due per tre viene dato per stampella della precaria maggioranza fioritiana (e ne rimane fuori solo per volere dell’azzurro Antonello Talerico, main sponsor dell’amministrazione comunale).
Per Maura Ranieri in Fiorita scrivere che tutto ciò rappresenti “un maxi intreccio foriero di potenziali conflitti di interesse e, perché no (non è di certo una anomalia in Calabria), magari scambi di favori” rappresenterebbe, quindi, un reato di lesa maestà tale da dover pretendere una fustigazione in pubblica piazza degli asseriti “colpevoli” e l’incendio (in questo caso necessariamente virtuale) della pubblicazione.
Che una ex esponente del partito della Rifondazione Comunista arrivi ad invocare, nei fatti, l’olio di ricino per i giornalisti di inchiesta è un paradosso tutto da ridere. L’amaro in bocca viene però lasciato non dalla purga in sè, magari pur necessaria (ma con assunzione libera e personale) dopo le imminenti scorpacciate ferragostane, ma dal fatto che i “Comunisti col rolex” alla Maura Ranieri utilizzino la propria forza economica e l’arroganza effimera del potere per tentare di schiacciare le poche voci libere che “osino” ergersi in Calabria senza paura alcuna.
Il “ricatto” delle cause temerarie
Paura che continua a non esserci, nella consapevolezza della assoluta temerarietà della causa radicata e nonostante qualche amico Giudice che potrebbe spuntare dal cilindro. Personalmente sono anche grata alla solidarietà del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri che lo scorso dicembre aveva visionato l’articolo di inchiesta (ritenendolo assolutamente non diffamatorio) e stigmatizzato l’ennesimo tentativo di causa temeraria ai giornalisti calabresi.
“È inutile girarci attorno – si afferma in un documento di cui Soluri si è fatto primo firmatario nel febbraio 2022 – in Calabria c’è una strana idea della stampa libera: viene applaudita quando tocca ‘nemici’, secondo una classificazione tanto personale quanto sfuggente. Quando, invece, racconta interessi personali o di cordata, diventa un nemico da combattere o, meglio ancora, da abbattere. Gli strumenti a disposizione non mancano: diffide che preludono ad atti di mediazione che aprono le porte a richieste di risarcimento che sfociano in querele, spesso temerarie. Gli esempi sono decine”. (…) “Ciò che però non possiamo più fare è restare in silenzio davanti a metodi e numeri che fanno pensare ad un attacco vero e proprio alle prerogative della libera stampa. È tempo di rispondere a questa aggressione“. Parole quantomai attuali, soprattutto dopo il recente monito dell’Unione Europea sui pericoli alla libertà di stampa in Italia, piombata al 46° posto secondo la classifica sulla libertà di stampa nel mondo di “Reporter senza frontiere”.
Gli “scambi di favori” ci sono e ci saranno anche le nostre inchieste
Due recenti inchieste della Procura di Catanzaro hanno plasticamente smentito il Ranieri-pensiero, facendo emergere quello che all’Università Magna Graecia di Catanzaro tutti sanno: gli scambi di favori ci sono, anche se si tenta di nasconderli. Ecco qualche esempio.
Dalle carte della recente inchiesta “Sartoria” dello scorso mese, addirittura, un membro del Cda dell’Università (vicina alla direttrice di Dipartimento Villella), Patrizia Doldo, detta “Patty” avrebbe segnalato al principale indagato in tale operazione, il prof. Giuseppe Cascini, una aspirante infermiera poi assunta a tempo determinato presso l’Università a seguito di un concorso farlocco (con domande d’esame datele il giorno prima da una presunta complice di lui). Cascini chiedeva una infermiera “che non rompe i coglioni” e la Doldo lo accontentava. In più, in una occasione, aggiunge la procura “i due professionisti interloquiscono su altre questioni che consentono di rendere una lettura circa il mercimonio di affari intercorrenti tra i due”.
Lo scorso marzo, invece, sono stati perquisiti la casa e l’abitazione dell’ex Rettore Aldo Quattrone, indagato dalla Procura di Catanzaro per peculato e abuso d’ufficio. Nel decreto di perquisizione si legge che “Vi sono dunque elementi per ipotizzare che il prof. Quattrone strumentalizzasse l’attività di ricerca da lui diretta per convogliare presso il proprio studio privato pazienti bisognosi o comunque desiderosi di ottenere un’analisi con risonanza magnetica in modo rapido, oltre che gratuito” e che “il preliminare accesso presso lo studio privato del prof. Quattrone costituiva, di fatto, la principale via per l’accesso del paziente stesso alle prestazioni diagnostiche elargite nell’ambito dell’attività di ricerca scientifica” e “vi sono dunque elementi per l’ipotizzare un abuso d’ufficio, sub specie per ingiusto vantaggio patrimoniale elargito in posizione di conflitto di interessi dal prof. Quattrone nell’attività di selezione dei pazienti che accedevano alle diagnosi”.
Nel 2022, invece, la Procura di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Magnifica” ha “pizzicato” un docente dello stesso dipartimento della “sindachessa” (Michele Trimarchi) che, secondo le accuse, si sarebbe “fatto in quattro” per far vincere un concorso di dottorato ad una sua “pupilla”. Nell’ordinanza il Gip rileva «quanto sia radicata l’abitudine ad interferire con le dinamiche di selezione tra candidati di un concorso, quale il dottorato, aperto ad esterni e interni all’Ateneo che lo bandisce, nell’ottica di sistemazione dei propri pupilli».
È chiaro, quindi, che situazioni universitarie con intrecci di amicizie, politica, coniugi eccellenti, possano essere foriere di conflitti di interessi, anche potenziali. Ed è doveroso che la stampa lo faccia presente, monitori e stani come un cane da tartufo. Perchè gli “intrighi” all’Università Magna Graecia ci sono eccome e continueremo a farli emergere. Se Maura Ranieri in Fiorita teme per la “genuinità” di percorsi concorsuali imminenti che la riguarderanno, al posto di invocare il bagaglio e fare dell’omertà un idillio, si rivolga alla Procura della Repubblica. Noi lo faremo.
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Grande ammirazione x il coraggio che avete nell’affascinante una dura battaglia. Forza e coraggio, non siete soli