Un breve preambolo per spiegare qualcosa prima a me stesso e poi agli amici che hanno deciso di leggerci e seguirci.
Come tutto ciò che scrivo non ha il pregio dell’assoluta obiettività, in parte perché essa è pressoché impossibile sia perché chi scrive – non necessariamente un famoso giornalista o ammirato scrittore – lo fa anche per fare apprezzare le idee e i convincimenti che in buona fede ha fatto suoi.
Usciamo dal generico. Io come decine di migliaia di calabresi che sono stati lontani dalla propria terra, per quanto mi riguarda Cosenza, in genere hanno conservato un ricordo positivo, un sentimento affettuoso, una nostalgia sottile per la città dove sono nati di cui ricordano solo le cose belle, la serenità e l’affettuosità diffusa di cui hanno goduto per qualche anno. Se fossimo più capaci di ricordare in pari misura il bello e il meno bello forse ci emanciperemmo da questa specie di cordone ombelicale che non è stato tagliato. Ma non è facile ed io stesso bambino ho visto i miei genitori, che pure avevano liberamente deciso di lasciare Cosenza per Roma, che la domenica andavano a “fare visita” solo a persone nate in Calabria. Era scontato che noi cosentini frequentassimo solo cosentini e anzi a detta di molti i cosentini, quelli che si autonominano la classe che conta (in realtà gronda di provincialismo, anche una mutanda la comprano a via Condotti, non come “gli altri” comuni mortali a Corso Mazzini) hanno la tendenza a diventare lobbies, primari, rettori, alti magistrati, ecc… sono spesso cosentini un po’ agè (non pischelli).
Ma qui siamo sul generico. Per quanto mi riguarda quando facevo il pendolare da Roma – erano gli anni in cui ero impegnato a dare un senso, una missione a Villa Rendano – non ebbi rapporti dii cordialità. In tre o quattro anni non fui mai invitato a mangiare insieme una pizza o prendere un aperitivo: scrissi un libro con un titolo esplicito “Solo andata” affidato a Walter Pellegrini come editore, fu di fatto non promosso e quindi invenduto a Cosenza, meglio da Roma in su. Era un segnale che non seppi cogliere.
Ora siamo al presente: meglio siamo all’inizio del 2020 – a fine anno morrà Sergio Giuliani – e quello che era previsto si realizzò. Non senza fatica perché il testamento era sparito (era all’Archivio notarile quasi sempre inaccessibile per il Covid), il notaio in pensione, la copia del testamento fatto sparire dall’avventuriera rumena badante padrona che, oltre che a circuire Sergio, si fece amico il fratello “serpente” Vittorio riferendogli le banalità che ci scambiavamo con Sergio, trasformandole in messaggi da servizi segreti. Lasciò solo in evidenza la copia di una donazione modale pubblica, cioè fatta in presenza del notaio, che i congiurati hanno tentato di far passare come mia retribuzione per 10 anni di DG della Fondazione e molto altro fatto per Sergio sino al letto di morte.
Sarà per questa donazione che l’avv. Salvatore Perugini si guardò bene dal dire che l’interpretazione dolosa dell’Avv. Mungari e di WP era ed è una “bestialità giuridica” che neppure una matricola affermerebbe.
Ma sarà ora proprio quella donazione la brutta sorpresa che renderò nota a breve e potrà fare danni imprevisti.
Ma la conclusione è questa: la Vicenda Fondazione – Villa Rendano – ICalabresi non è stata il frutto di 4 personaggi inqualificabili dal punto di vista etico perché essa è stata voluta, coperta, protetta da un intero sistema in cui sono compresi anche personalità oggetto di venerazione. Il silenzio di tutte le istituzioni e di tutte i soggetti della politica e dell’informazione non sarebbe stato possibile se non vi fosse stato una convergenza di interessi diversi. L’omertà vile dei cittadini è stato il necessario supporto peraltro autolesionistico.
Cosenza ha provato che se uno schizofrenico decide di prendersi senza pagarlo un brillante di 10 carati è libero di farlo. Siamo alla versione peggiore del Far West. Si può vincere contro costoro? Sì e no. Sì, nel senso che la storia e la cronaca hanno la memoria lunga e quando farà comodo si farà sentire. No, se si pensa di vincere la partita, ma sì, se l’obiettivo è la punizione dei quattro delinquenti apparenti protagonisti. Non sarà facile perché ho visto affermo assumendomene la piena responsabilità che un Ufficio della Regione Lazio ha seguito gli ordini o le sollecitazioni di forze esterne e ha bocciato un esposto che era impossibile ignorare che avrebbe fatto cadere tutto il castello di falsità, violenza e oltraggio del diritto.
È così importante la Fondazione Giuliani o ICalabresi? No, affatto, ma solo immaginare che un’indegna accolita di poteri – magistratura locale o ex locale compresa – rinunciasse a far sapere che “qui contiamo noi e voi cittadini e illusi innamorati della Calabria e di Cosenza non avete capito un cazzo” sarebbe un atto di superbia.
Ma per decenza e per non “mischiarsi” con un paio di mentecatti se il prezzo diverrà salato i potenti li lasceranno soli. Se dipendesse da me come cosentino autoctono li precederei e mi attrezzerei con una serie di calci in culo. L’alternativa che forse non io ma altri faranno ci sarà non perché se ne freghino della Calabria ma perché anche qui c’è un limite all’indecenza. Brutti, sporchi e cattivi va bene, ma pure str… no, sarebbe troppo.
1 Comment
Buongiorno, vi leggo, vi sono vicino, anche se piemontese, nel tempo spero che riusciate a vincere questa dura battaglia