Avv. Mungari,
lei, se mi consente, rendendo possibile, con la sua carica di un inusitato Organismo di Garanzia al posto di quello previsto e obbligatorio di Organo di controllo, lo scioglimento del Cda con il solo fine di estromettermi dalla Fondazione Attilio e Elena Giuliani, che come lei sa ho di fatto costruito e valorizzato dopo l’acquisto non previsto di Villa Rendano, ha osato troppo.
Non ne faccio più una questione etica, cioè immorale, che lei evidentemente non pratica e non conosce, ma solo fattuale e giuridica. Lei lo sa bene, ma a beneficio degli smemorati ricordo i suoi errori frutto di arroganza.
Certo lei era consapevole che l’Organismo di garanzia che lei s’è inventato grazie alla mia dabbenaggine, eccesso di fiducia, solidità presunta della nostra amicizia, doveva essere quel non poteva essere l’Organo di Controllo.
Non entro nei particolari tecnici, lei contava sulla mia credulità, imperdonabile a 77 anni, segno forse di demenza senile ma la rabbia e “la tigna” che lei dovrebbe riconoscermi mi hanno obbligato a “svegliarmi dal sonno dei giusti”.
Da qui un Esposto presentato alla Regione Lazio che rivelava e motivava la sua insanabile incompatibilità accucciato con ampi poteri nell’Organismo che sembrava non facesse correre i rischi di quello vero, obbligatorio per legge.
E in realtà era scontato che l’esposto sarebbe stato accolto. Ma lei non poteva permetterlo e le due funzionarie che hanno scritto e detto tutto e il contrario di tutto secondo me hanno cominciato a credere che l’imbroglio gli procurasse non pochi guai. E sempre a mio parere lei firmando una dichiarazione che assicurava falsamente di essere puro come un giglio ha gabbato le due sunnominate che sono state già denunciate come Lei per reati gravi e ha illuso se stesso sapendo che sempre per dabbenaggine non avrei mai conosciuto il suo certificato di verginità.
Ma l’ho conosciuto non per mio merito – lei mi conosce bene e lo sapeva – ma per merito di una brava commercialista che, come usa dire in Maremma, non ama essere “gabbata”.
Ora lei dovrebbe almeno chiedersi: sa di avere forti appoggi – lei in Regione con due presidenti di colore diverso ha avuto incarichi prestigiosi che si chiamano di “sottogoverno” – ma per quanto il nostro disgraziato paese sia diventato il paese dei balocchi per quelli svegli e spregiudicati come lei, che è un modello antropologico dell’homo democristianus, una gramigna che non si estirpa facilmente, lei per vincere deve fare poker.
In che senso? Io debbo morire e infatti lei e soci vi siete dati da fare con buoni risultati ma non ancora sufficienti, io debbo indebitarmi per pagare gli avvocati penalisti mentre me la cavo egregiamente come sa solo come civilista, anche questo avete cercato di ottenere con una carognesca domanda di pignoramento – tanto lei e soprattutto il suo complice omonimo siete stati pagati profumatamente (sempre per la citata dabbenaggine che caratterizza i nati nel segno dei pesci tre volte buoni), lei deve trovare, cosa non impossibile, un magistrato benevolo e distratto e corruttibile, e poi deve sperare che tutto il marciume in cui ha deciso di calarsi non arrivi a quegli italiani che, a differenza dei calabresi, leggono, si informano, seppure depressi, s’incazzano perché gli imbroglioni fanno sempre questo effetto.
Ora, chiudo con una considerazione banale: ma chi glielo ha fatta fare una cazzata del genere? Ricorderà che dopo la scomparsa di Giuliani le chiesi se voleva fare lei il presidente della Fondazione, ma lei rifiutò perché quella volta si ricordò dell’incompatibilità.
Ho detto che non parlo di etica, ma non farlo del tutto non è del tutto possibile. Diamo per scontato che lei sia stato un falso amico ma, benedetto Iddio, venire alla mia tavola ospite gradito e intanto pensare a colpire alle spalle me (poco male) ma anche la donna che avevo affidato alla sua protezione prevedendo la mia dipartita con precedenza non le fa abbastanza schifo? Io da credente credo che la misericordia del Signore non possa essere infinita e magari una santa incazzatura potrebbe anche provarla nei suoi confronti. Glielo e me lo auguro.
Amen.