La farsa dell’ex ministro Sangiuliano ci conferma che purtroppo meritiamo l’immagine di Paese degli spaghetti, da pommarola ’n coppa – esemplare la pubblicità di quel sugo di Napoli, nella quale una bruna bellona elogia le qualità del prodotto pomodoro appunto con una voce invitante e allusiva ad un organo sessuale evocato da un microfono oggetto di desiderio.
Non è uno “scandalo” della destra, è la nostra attitudine alla farsa piuttosto che al dramma, pur essendo in una situazione tragica ma non seria.
Ma non è della Boccia, che pure meriterebbe di essere assunta come Capa della comunicazione di una grande impresa – e non è una battuta -, che ci interessa parlare e cambiando direzione da Pompei facciamo tappa a Cosenza. Che combinazione!
Nella cultura calabrese la farsa, la commedia ridanciana non ha grande spazio. Abbiamo un’attitudine diversa. Amiamo e pratichiamo il tragico, Otello fa ridere di fronte ai pluriomicidi di Seminara, 54 per una faida familiare, o agli ammazzamenti seriali che, in diminuzione relativa da noi, li andiamo a compiere in trasferta nel nord Italia, l’ultimo a Milano.
Ma abbiamo qualcosa non proprio di farsesco ma di cialtronesco, di canagliesco. Meglio poco che niente.
Rivendico di poter fare l’antropologo della Calabria perché sono calabrese, addirittura cosentino, anche perché a parte un paio che ci capiscono, antropologi e sociologi di razza ce ne sono ben pochi e quei pochi, come prassi, li trovi ovunque tranne che nell’Università della Calabria.
Cosa ho capito, per averla vissuta, della mia città natale odierna?
La prima cosa è il suo stato catatonico, nella società amorfa e timorosa, nella cultura che sarebbe compito delle università promuovere ma non lo fanno perché senza libertà, senza irriverenza critica, senza il senso di sé non puoi farlo. Puoi scimmiottare eventi culturali sotto forma di libri scritti per passare il tempo, che parlano di Morano o dei briganti della Sila, o delle bellezze naturali che il Signore ci ha donato e noi abbiamo sistematicamente distrutto costruendo se possibile direttamente sul bagnasciuga o imitando da guardoni le megalopoli, costruendo un grattacielo che con il panorama cosentino c’entra come il cavolo a merenda e somiglia più prosaicamente ad una mega supposta.
Ma se passiamo dalla realtà fisica a quella umana lo spettacolo se possibile peggiora, è irritante, perché molti cosentini non lo meritano, offensivo perché smentisce una verità diffusa, che il cervello di un meridionale per il principio della sopravvivenza in un contesto duro e difficile contiene più materia grigia di un nordico.
Ma è anche pieno di cerebroNONdotati, come lo è “di pieni di sé” senza esserlo, più semplicemente palloni gonfiati che da noi godono di molta considerazione. Ci sono molti che hanno vere doti: intelligenza, dinamismo, curiosità creativa, personalità, insomma gli ingredienti che potremmo definire “della meglio gioventù” senza escludere le persone più mature. E queste persone debbono andare da Milano in su o in quei paesi costruiti nel deserto copiando lo skyline di New York o Shangai dove diventano presto top manager, ricercatori pregiati, professori in grandi università, Yale o equivalenti, non la Magna Grecia di Catanzaro dove molti prof o giovani virgulti non si sono mai spinti, non dico oltre oceano, ma neppure a Soverato. A che servirebbe se come ho scritto uno passa in sei anni da dottore di ricerca a Ordinario di una disciplina importante e se gli ricordi il suo cv s’incazza pure e ti querela. Cioè querelandoti considera offensivo rendere noto il suo curriculum. Cose da pazzi, ma le cose da pazzi, “il mondo alla rovescia” del generale Vannacci sono normali da noi, apprezzati e premiati.
Ma pur chiarendo che questo è solo l’introduzione di un racconto più lungo e spero più apprezzabile non posso non parlare di quanto conti da noi la legalità, il rispetto degli impegni presi, la custodia dei beni di qualunque natura che mecenati hanno dato per amore alla città. Mi riferisco a tutto, non a vicende che mi toccano anche personalmente.
Partiamo dalla legalità che è sostanzialmente il rispetto delle regole, fruizione dei diritti e attuazione dei doveri. Ne avete visto in abbondanza dalle nostre parti? Io no, forse perché stando lontano a lungo da Cosenza ho perso l’abitudine.
La legalità parte dal rispetto della Costituzione. Senza scendere in particolari se fingiamo che i diritti in totale che compaiono nella Carta fondativa della Repubblica pari a 100 è grasso che cola se in Calabria ne vengono tutelati meno della metà.
Che si cerca di fare in questi casi? Si usa l’informazione per rendere noto questo scandalo, ad esempio. Ma come fai se l’informazione vera qui è sconosciuta e se un mitomane fonda un giornale libero che per farsi notare, si chiama ICalabresi e ottiene un successo insperato, ma poi c’è un cogl… omonimo e ben accompagnato che lo fa chiudere dicendo che no, non è un successo ma “un danno per la Fondazione” e siccome vede che ai cogl… come lui questa cosa piace la ripete, la gonfia con cazzate e con dati e ricostruzioni di fantasia, la diffonde come fosse vera tanto qui da noi vero e falso si scambiano facilmente e addirittura la propina ai Giudici. Il cogl… numero 1 insiste sia perché è un vero cogl… ma anche perché sa o pensa di sapere che ha le spalle coperte e ben protette paradossalmente da un autorevole condannato in primo grado e sotto processo nella capitale e da un procuratore superstar che ha fama di “manettaro”, ma che certo non è amico dei delinquenti che manda in galera. Ma ha un sacro rispetto per l’amicizia e quindi non aiuta il cogl… ma lo accompagna con il silenzio.
Ma questa è un’altra storia che potete leggere in un articolo a parte oggi stesso.