La cosa che fin da ragazzo mi auguravo non era che avessi una carriera di lavoro importante – prova ne è che mi ero iscritto a Lettere per insegnare nei Licei, come poi è accaduto per diversi anni sino a quando me lo sono potuto permettere con uno stipendio da fame – o che diventassi ricco (ancor’oggi ho un rapporto distaccato con il denaro). Il mio auspicio è che non avessi una vita banale, inutile per me e per gli altri.
Sono stato esaudito, ma credo che chi l’ha deciso abbia esagerato e non poco.
Questa non è un racconto autobiografico, che giustamente non interessa nessuno, ma è piuttosto una serie di testimonianze che possono aiutare a capire che nella storia politica ed economica italiana non ci sono colpevoli di una sola parte, destra o sinistra, ma una convergenza che a mio parere vede pochi innocenti e molti colpevoli.
Mi occuperò di persone ed eventi diversi in più puntate e vi spiego perché ho deciso di farlo.
Innanzi tutto perché la maggior parte di noi sa poco o nulla di eventi e responsabilità che direttamente o indirettamente hanno logorato il nostro Paese, che oggi infatti è alle soglie di una crisi globale di difficile soluzione.
Poi c’è una ragione minore. Avevo deciso di chiudere subito I Nuovi Calabresi perché, come scrivo nell’articolo di apertura pubblicato ieri 10 ottobre e che sarà comunque leggibile per giorni, non ha senso spendere soldi (pochi ma miei), fatica (un articolo non è solo fatto di scrittura) e anche quel che resta della serenità quando hai la certezza che parli al vento. E senza offesa, e in questo trovo unanime consenso, i calabresi e per quanto mi riguarda i cosentini accettano tutto, porcate immani comprese, ma non pronunciano una parola di critica o di dissenso: sono muti e timorosi non si sa di cosa. E questo per me è imperdonabile.
Chi deve temere i cittadini, ed in questo caso persino me, sono “loro”. Quello che segue, dovere del dissenso, della protesta esplicita, della contestazione è parte del racconto.
Nel 1996 tornava da Londra Lorenzo Necci, capo delle Ferrovie, un manager geniale, un galantuomo, rispettoso con tutti fosse pure l’ultimo manovale delle Ferrovie – tutte virtù oggi morte e, quando presenti, sono viste con ostilità e insofferenza – che era stato invitato dal Governo britannico in visita ufficiale (un evento molto raro, riservato ai Capi di Stato); nel seguito ristretto ero anche io.
Dalle stelle alle stalle. Dopo pochi giorni viene arrestato e portato nel carcere di La Spezia. Motivo? Pressoché sconosciuto, mai giunto a processo; serviva solo per far fuori un personaggio che non aveva nascosto di volere entrare in politica.
Questa trappola voluta da molti aprì le porte al peggiore amministratore delle FS, l’ing. Cimoli.
Riporto ciò che scrive di lui Wikipedia: i risultati dell’amministrazione di Cimoli sono deleteri e portano le Ferrovie Italiane al disastro economico e ad una totale inefficienza del servizio. Lascia FS nel 2004 con un premio di buona uscita di 6.700.000 euro e viene nominato dal governo Berlusconi al vertice della compagnia Alitalia.
Cimoli scelto da Prodi viene premiato per il disastro ferroviario da Berlusconi nominandolo Amministratore delegato di Alitalia dove replicherà la sua vocazione distruttiva.
Avevo premesso che questo articolo “fuori tema” è la prova che la malattia della politica italiana è che centro destra e centro sinistra sono stati a lungo fratelli gemelli omozigoti, cioè indistinguibili.
Perché allora fingere di non sapere che Franz Caruso è una creatura di Mario Occhiuto, che la coppia Adamo – Bruno Bossio sono pupari di Caruso e in modo più discreto di Mario Occhiuto?
E in questo contesto come è possibile credere che non ci sia un patto di ferro per il quale ogni affare, ogni porcata, ogni appalto nasca solo se quel patto regge?
Era possibile che la Fondazione, Villa Rendano, ICalabresi, ahimè riconducibili o meglio imputabili al sottoscritto, fossero aggrediti e di fatto distrutti e che non rientrassero in questa convergenza tossica? Ma torno a Cimoli per commentare questa domanda retorica.
Cimoli viene chiamato a dirigere le FS quando il Ministro dei Trasporti era il genovese Burlando del PDS. E Burlando, che credo personalmente onesto, ha in mano una garanzia. Il trasposto merci delle FS deve essere indirizzato per raggiungere i terminali europei passando attraverso la Svizzera, che sta costruendo due nuovi tunnel sotto le Alpi che prevedono investimento gigantesco. In cambio Genova torna ad essere il Porto della Svizzera. Una pura illusione, ma il Ministro a sentire pronunciare la parola Genova cadeva in trance.
È una scelta irrazionale per due motivi: un terzo del traffico merci dall’Italia si indirizza verso Ovest (Francia, Benelux, Gran Bretagna e anche Germania, in parte) e non sull’asse sud-nord.
Il secondo motivo è: che fine fa il tunnel in costruzione e finanziato per buona parte dall’Unione Europea che attraversa il Frejus? Aggiungo che solo degli invasati possono fare la guerra a quest’opera senza la quale il traffico merci da e per l’Italia con i maxi-containers potrebbe forse passare solo attraverso il Brennero. Ridicola e patetica la cattiva imitazione fatta a Cosenza con il movimento NO-TRAM, la sola opera strategica che poteva assicurare un collegamento al servizio di tutta l’area urbana e di Unical. Basti sapere che lungo questa direttiva ogni giorno si muovono 120.000 mezzi su gomma (alla faccia del risanamento ambientale).
A quel tempo – ritorno a Cimoli – il sottoscritto era il Responsabile della Direzione Internazionale e il mio parere doveva essere richiesto e acquisito. Serve anche il parere del prof. Spirito, che ho coinvolto come relatore del fatale CdA del 30 maggio 2022, in quanto responsabile dell’area Strategia. Naturalmente entrambi esprimiamo parere negativo e lo motiviamo. Ricordo che io sollevai 15 obiezioni ineludibili e non peregrine.
Ma l’accordo tra PDS e Prodi non si discute e addirittura si firma un’intesa tra FS e Ferrovie Svizzere in base al quale si decide di fare una sola Società per il trasporto merci con sede in Svizzera (perché paese non comunitario) che serviva solo ai nostri vicini per ammortizzare i costi dei tunnel in costruzione.
Il Frejus è di fatto dimenticato e lo sarà per diversi anni.
Il presidente delle Ferrovie Francesi fa una proposta analoga a quella ipotizzata da Italia e Svizzera, molto più favorevole per molti motivi: il tunnel del Frejus tornava ad avere senso, Francia e Italia insieme hanno 120 milioni di abitanti a fronte dei 10 milioni svizzeri ecc… ecc…
Il presidente delle Ferrovie francesi Gallois, come tutti i vertici europei, mi conoscono e mi trattano da pari a pari perché Cimoli non andava alle frequenti riunioni in Europa perché di treni (e non solo) non capiva nulla. Le relazioni che una mia collaboratrice bravissima preparava per Cimoli erano chiare ma non adatte per semianalfabeti.
La soluzione la suggerii io: – Anna – il nome della mia collega – scrivi una relazione che possa capire il portiere del tuo stabile. Andò un po’ meglio.
Ma Gallois, credo volontariamente in occasione dell’inaugurazione a Milano della Camera di Commercio Francia-Italia, nella sua relazione mi citò una decina di volte ed arrivò a dialogare con me direttamente. Saputo delle mie dimissioni mi telefonò in Toscana e in modo discreto mi propose di accettare un rapporto di consulenza a Parigi. Ma feci finta di non capire.
Il giorno dopo Milano il telefono cessò di squillare e la corrispondenza si ridusse notevolmente. Il messaggio era chiaro: nessuno ti può licenziare ma noi ti mettiamo all’angolo. Se consentite un paragone domestico è quello che con maggiore cattiveria e rozzezza ha fatto Walter Pellegrini per distruggere Anna Cipparrone e costringere alle dimissioni l’altra giovane professionista milanese. Su questa ennesima macchia nera è pronta una nuova e dettagliata denuncia penale.
Il sottoscritto non volle accettare alcun compromesso e chiesi di andare in pensione anticipata. Il mio ricchissimo stipendio diventò una buona pensione non comparabile con il primo.
Non sono stato un eroe ma ho seguito la via della dignità e dell’interesse pubblico.
Con questi precedenti, e non sono i soli, chi può pensare che fino a quando campo lasci vincere quattro traditori cialtroni, i loro supporters noti, Occhiuto e Franz Caruso e i moltissimi ignoti, magistrati autorevoli compresi?
Chi può credere che venga meno all’impegno assunto e ancor’oggi valido e obbligatorio con Giuliani che avrei guidato la Fondazione e ne avrei assicurato la continuità nel tempo fino a quando lo consentissero le mie condizioni psicofisiche?
E escludo che possa e voglia a 78 anni, invalido al 100% grazie a questa banda di delinquenti, riprendere in mano la Fondazione, ma prometto che scriverò e farò circolare sulla rete e non solo la storia indegna di una città che sarà rappresentata per quella che è oggi: un borgo malfrequentato pessimamente governato privo di ogni rispetto per l’etica e per la legalità.
Ci vorranno 50 corti di Muccino, ammesso che ne sia capace, e 50 viaggi su spider rossa della Gregoraci con la chioma al vento per togliersi la melma di dosso.