Sono passati pochi giorni dal voto del nuovo Presidente USA. Trump ha vinto, viva Trump!
A leggere i molti commenti a seguito di una prima analisi di buon senso su cosa ci sarà da aspettarsi dal rieletto, in modo plebiscitario, magnate americano avverto che sono elezioni che non ci riguardano direttamente, ma che peseranno sulla geopolitica con effetti per l’equilibrio mondiale e quindi non sarà ininfluente sul futuro prossimo dell’Italia, di cui le persone hanno una scarsa consapevolezza. Non si tratta né di fare il tifo per Trump, che sembra essere il dato prevalente da noi, né di demonizzarlo sulla base della sua precedente gestione presidenziale.
Quello che è certo è che Trump rimane Trump e chi lo apprezzava prima continua a farlo anche adesso. Ma c’è un contesto nuovo in Italia: per la prima volta al governo è la Destra balzata da una lunga marginalità nel panorama politico addirittura alla guida del Governo.
Sono risibili i commenti anche di commentatori stimati che interpretano le relazioni politiche tra Stati assai diversi e con un peso nel mondo non comparabile, sulla base della simpatia o “amicizia” prima tra Giuseppe e Donald ed ora tra Donald e Giorgia.
In politica in genere, in quella internazionale in particolare, vale solo il criterio della convenienza. E la domanda allora è: è conveniente per gli USA avere un rapporto privilegiato con l’Italia, un nano rispetto ad un gigante? Non facciamo il tifo pro o contro come lo facciamo tra Giorgia ed Elly Schlein. È un errore fuorviante che nasce da una lettura domestica di un quadro globalista.
Non è una colpa perché la pratica e la comunicazione politica del nostro paese sono miserevoli, e questa nostra minorità è voluta e condivisa dalla destra e dalla sinistra. Ad entrambi fa comodo avere un controllo basato sulla fedeltà piuttosto che sul consenso informato. In America da sempre c’è una spaccatura tra Repubblicani e Democratici, alla quale si aggiungono le divisioni interne ai due partiti, ma essi sono rappresentativi degli umori del bisogno, degli interessi per i fattori che consentono una vita dignitosa o una ai limiti della sopportabilità.
La forza della DC era l’essere un conglomerato di posizioni molto diverse tra di loro. Si andava da una componente di destra conservatrice ad una di sinistra in taluni casi quasi radicale. In mezzo come collante la palude definita centro.
Oggi l’area del centro destra ha le stesse fratture, ma tenute sotto controllo dalla reciproca convenienza. L’area del centro sinistra è se possibile ancora più frazionata.
Di cosa dobbiamo preoccuparci? Non di fare il tifo tra scapoli e ammogliati che è molto somigliante al modello italiano e meridionale in particolare, ma di chiederci se agli Usa conviene avere una relazione collaborativa con l’Europa e quindi anche con l’Italia oppure no. Oggi nelle condizioni di crisi, disunità, mediocrità delle leadership avere un rapporto solido e quasi paritario è un’ipotesi dell’irrealtà.
Se pensate, come era durante il fascismo, che una camicia nera comprata al mercatino basti ad essere tra i preferiti e fortunati toglietevelo dalla testa.
Né basta fingersi toccati dalla fede, non importa di quale religione, né gridare slogan para rivoluzionari dopo aver accettato tutto l’inaccettabile da sindacati e partiti cosiddetti di sinistra per almeno 10 anni.
Ci siamo autocondannati all’irrilevanza, all’incultura politica sostituita da viva questo o viva quello, siamo riusciti a disunirci non tra nord e sud, ma tra sud e sud seguendo la via maestra del qualunquismo, della paura a manifestare un giudizio che potrebbe crearvi … cosa? Niente. Ma in compenso ci fa scendere nella graduatoria dei nostri diritti e l’autonomia differenziata lo certificherà perché due terzi delle regioni italiane più ricche e dinamiche non accettano più che al sud si dia la sensazione di un parassitismo sociale che solo in parte è vero.
Insomma se volete fate il tifo per Trump, o la sua avversaria sconfitta, tanto non se frega nessuno e fate un favore a chi ama la distrazione di massa, tanto per fare nomi i fratelli Occhiuto, il Franz Caruso, la coppia Adamo, l’ultima arrivata la vedova leghista uscita dal lutto.