Lascio la mia città natale, dove di sicuro non tornerò per restarci, ma solo se sarà necessario per adempimenti che riguardino la Fondazione Giuliani e Villa Rendano. Ammesso che ne resti almeno una traccia fisica.
Comunque vada a finire lo spettacolo di un’aggressione dettata solo da meschini calcoli personali e con una sostanziale copertura della politica – destra e sinistra da queste parti è come dire scapoli e ammogliati – della (dis)informazione, della cultura, dell’Università, di una parte dei cittadini comuni, Cosenza pagherà un prezzo. Come e da parte di chi non sono in grado di dirlo oggi.
Per quanto riguarda i processi civili siamo vicini alla sentenza per alcuni. Non faccio l’indovino, ma senza arroganza la presa in carico come avvocato di me stesso ha dato evidenti risultati.
Non è casuale che l’avv. Mungari con il carburante della cattiveria e del timore – che evidentemente non conoscevo se l’avevo designato come esecutore testamentario e “garante” dell’aiuto a favore di mia moglie in caso di mia premorienza – ha addirittura chiesto la mia cancellazione dall’Ordine degli Avvocati perché “non eserciterei in maniera continuativa la professione forense”.
Ovviamente è un falso, sia perché soprattutto per gli eventi della Fondazione sono l’avvocato da solo o con un collega ed estensore di tutti gli esposti e denunce penali. Molti sanno che molte volte ho svolto il computo di consulenza giuridica – sempre meglio evitare il tribunale – e naturalmente solo PRO BONO (gratis) per una scelta di vita di cui non mi pento.
Se e fino a quando potrò continuerò a scrivere articoli e e-book su I Nuovi calabresi.
Ma perché non ci siano equivoci, con molta serenità accuso Walter Pellegrini, Santo Mungari, Linda Catanese e Giovanni Gambaro di aver consapevolmente contribuito in modo decisivo all’aggravamento delle mie condizioni di salute.
Ho pubblicato una foto sgradevole ma significativa, ho reso pubblica la previsione diagnostica del cardiologo di Cosenza, un eccellente cardiologo e persona intellettualmente onesta il dott. Guzzo, come tanti altri medici di Cosenza e di Catanzaro, il prof. Indolfi in particolare.
La denuncia su questo tema procede rapidamente in direzione del passaggio dal PM al GIP.
Ma questo non è l’evento più grave, sappiamo tutti che gli onesti sono minoranza rispetto ai maligni. Ciò che considero grave, ovviamente per me, avere scoperto che la città che avevo lasciato bambino, oggi è diventata una specie di piccola Gomorra.
Una Gomorra dove sono diffusi e spesso prevalenti paure, spesso immotivate, persino ad aderire ad una Associazione civica che si è costituita sul rispetto e richiesta dei diritti costituzionali fondamentali.
I Nuovi Calabresi, come iCalabresi da me diretto e fondato, quando chiesero un modesto contributo come fanno molti giornali ben finanziati dal Pubblico ottenne poco più di 1000 euro donati da 4 o 5 persone amiche.
Se i calabresi non prendono atto di questo non hanno il diritto di lamentarsi. Non ci sono in giro eroi che facciano la loro parte, ci sono invece persone, come il sottoscritto, che non fa nulla di eroico ma si espone pagando un costo per la libertà e per la legalità. In maniera discreta, perché non sono un avversario del procuratore Gratteri, che non ha fatto nulla di illecito nella vicenda Villa Rendano, ho invece lamentato il suo silenzio come se non sapesse cosa e perché Walter Pellegrini, suo amico, ha fatto quel che ha fatto violando i principi di moralità (e questo oggi non fa notizia) ma in buona compagnia ha compiuto atti illeciti o illegali.
Con una cattiveria livida che era sconosciuta ai suoi splendidi genitori, Luigi e Letizia. Mi fermo qui perché considero sacro il ricordo non di una pur preziosa amicizia, ma di legame fraterno che noi abbiamo fino all’ultimo curato, protetto, amato con un bene comune.
Ma questa parte più privata finisce qui e per sempre. Il “processo” alla mia città ed ai suoi figli indegni – una minoranza che sporca la maggioranza – continuerà e forse non sarà inutile.
Ho rivelato che con il pretesto di un’intervista giornalistica incontrai una persona come il notissimo sensitivo Gustavo Rol, anche lui torinese, di cui nessuno ha parlato come un ciarlatano. Ebbene questa persona che si chiamava Manteja mi predisse eventi non banali e quindi imprevedibili della mia vita. E lo ripeté a distanza di mesi ai miei amici che non lo avevano scritto in faccia.
La conclusione era “che avrei lasciato una traccia importante” sulla terra. Per la verità la speranza che questo in minima parte fosse vero l’ho avuta.
Resto ancora in attesa, ma penso che se traccia ci sarà lo si capirà dopo morto. E sono convinto che se questo avverrà – ovviamente non ho alcuna certezza – lo si dovrà a ciò che ho fatto o non fatto, a ciò che ho dato alla mia città e ciò che ho ricevuto da essa. Compresi questi tre anni di permanenza a Cosenza circondato dai “lupi e dalle jene”.
Se sarà così fatemelo sapere in qualche modo magari guardando il cielo in alto.