“Tutte le infezioni che il sole succhia da paludi, acquitrini e stagni piombino su Prospero e lo trasformino, palmo dopo palmo, in una malattia vivente.”
William Shakespeare
Credo che le parole di Shakespeare diano nobiltà e bellezza ad ogni maledizione se ben motivata. Parole troppo nobili per i primi e non esclusivi destinatari della maledizione che apre l’ultimo numero di questo giornale, di cui non vale la pena neppure dire i nomi, tanto sono noti.
Per maggior efficacia ripeto: che Dio li maledica, li punisca e spinga gli onesti a fare altrettanto.
Qui finisce la vita de I Nuovi Calabresi, che sarebbe diventata lunga e gratificante. Un dono immeritato per questa Cosenza, per questa Calabria, muta, sorda, banale e complice.
La giustizia si pronuncerà a breve, ma mi importa meno di quanto pensassi. Vada in malora la Fondazione, Villa Rendano, I nuovi come i “vecchi Calabresi”.
La maggioranza non li merita e quindi non gliene faccio dono. L’Italia che non pensa, che non capisce, che non vuole sapere e capire non merita nulla. Neanche la rabbia e lo sdegno.
Per i pochi o i tanti che meriterebbero dico: il silenzio, l’omertà, la stupidità di molti non lo consentono. Se ci sarà una sentenza giusta – ed oggi è assolutamente possibile – sappiate che avendone la facoltà disporrei l’abbandono al degrado di Villa Rendano e comunque cercherei di donarla a chiunque lo meriti per opere di bene, purchè non abbia nulla a che fare con la Calabria e Cosenza. I nomi dei colpevoli o dei sodali saranno scritti su una un cartello inamovibile appeso ai cancelli della Villa, compresso Nicola Gratteri, che avrebbe potuto e dovuto condannare chi ha violato, svillaneggiato tutti i codici, il dovere basico di un Magistrato.