Ingenui e troppo buoni si nasce, ma c’è poi il soccorso dell’età che avanza.
Sono persuaso che Sergio Giuliani ed io a seguire, pur con le migliori intenzioni, abbiamo fatti errori imperdonabili. Li enumero:
Come vedete non ho motivi veri se non la mia onestà intellettuale e il senso del dovere che comunque penso vada rispettato fino a rimetterci la pelle per battagliare perché la Fondazione e Villa Rendano non muoiano tra puttanate, macerie e spoliazioni. L’apprezza qualcuno? No e chissenefrega. Persino i giornalisti strapagati per ICalabresi, con contratti e scadenze rispettate puntualmente non hanno trovato di meglio che cancellare il mio nome anche come autore, oltre che fondatore e direttore del giornale, e inviarmi decine di mail deliranti, di odio e di disprezzo. E per costoro e per le migliaia di cosentini spariti dall’orizzonte debbo battermi senza prenderli fisicamente a calci in culo? Non lo posso fare, ho lasciato Cosenza con rabbia e disgusto e ora non c’è Gratteri che tenga per non fare la cosa tanto inutile quanto giusta. Ecco perché contraddicendomi dico che voglio finire con la scrittura e con la Direzione de I Nuovi Calabresi, ma poi cerco qualcuno al posto mio che lo faccia vivere, lo renda più forte e coraggioso e coltivo un sogno paradossale: che con l’aiuto di persone oneste e professionalmente più brave di me venga pubblicato in Calabria, cioè nella terra che non legge, non si espone, non ha il coraggio di iscriversi gratis ad un’Associazione civica, dove le pecore abbondano e i cuccioli dei leoni mancano, un giornale ben fatto, libero, che guarda al mondo e non alle casupole di Rovito o di qualche borgo isolato, che venga letto, apprezzato, cercato soprattutto da Roma in su da tutti non calabresi in particolare. Insomma la bontà delle patate della Sila che con immagini di una terra bella e sana e con il viso di una donna mediterranea fa la vera e sola promozione della Calabria, senza ricorrere alle chiome al vento della Gregoraci o agli asini e alle coppole di Muccino, entrambi simbolo di spreco e idiozia. Non è un sogno impossibile perché sia ICalabresi sia i Nuovi Calabresi hanno in proporzione più lettori NON CALABRESI che Calabresi. Alla faccia del pupillo devoto di sor Gratteri, che occupa gli schermi tv una settimana sì e l’altra pure per promuovere libri sulla mafia che per questo trema dalla paura. Poi a seguire la mail indirizzata a Sua Eccellenza che ha nome e cognome ma che vuole significare che la proposta vale per i cattolici e per i laici.
Eccellenza,
mi chiamo Francesco Pellegrini, ho quasi 79 anni, da oltre due anni impegnato in una logorante battaglia giudiziaria e mediatica contro i responsabili di una congiura da me nominati nel CdA della Fondazione Attilio Elena Giuliani con sede a Villa Rendano, già cofondatore con il dott. Sergio Giuliani dell’ente non profit, presidente e direttore generale dopo la scomparsa del fondatore, che mi aveva gravato con una donazione dell’onere, ancora perfettamente valido, di assicurare la guida della Fondazione e di assicurarne il futuro sino a quando le condizioni psicofisiche lo consentano.
Ciò che è accaduto nel CdA del 30 maggio 2022 lo potrà leggere sulle pagine del giornale on line I Nuovi Calabresi che ha preso il posto con quasi analogo successo del giornale d’inchiesta libero, chiuso perché sgradito ai congiurati e ai loro protettori, ICalabresi che ospitò una coraggiosa e ammirevole denuncia delle cinque piaghe che affliggono la nostra terra concessa da S.E. il Vescovo di Cassano allo Jonio.
Io dopo 65anni decisi di tornare “casa” a Cosenza, sia per recuperare nella mia amata città natale la salute dopo mesi di ospedalizzazione, sia perché sapevo prossima la scomparsa del Fondatore.
Tutto questo è solo utile a farmi conoscere, ma altro è ciò che desidero dirle. Entro febbraio sarà nota la sentenza per abuso di diritto pronunciata dal Giudice del Tribunale di Roma. Ci sono 5 denunce penali sotto esame della Procura che faranno il loro corso. La sentenza invece che dovrà dire se con dovizia di citazioni dottrinarie e giurisprudenziali se abuso ci fu, cioè un uso del Diritto formalmente corretto ma sostanzialmente strumentale e finalizzato all’espulsione immotivata del Presidente e sia pertanto un caso per noi eclatante di abuso del diritto. Se accolta la domanda tutto il CdA dei congiurati cadrà hic ac nunc e subentrerà al suo posto un Amministratore straordinario per il tempo strettamente necessario. Sulle sentenze non si fanno scommesse ma io che non sono ottimista per natura questa volta lo sono.
Cosa vorrei fare se le circostanze lo renderanno possibile? Ma anche se la sentenza fosse solo parzialmente favorevole l’opportunità non verrebbe meno.
Io credo da cattolico e animato da sentimenti – forse inadeguati – di fratellanza e solidarietà per i poveri e i sofferenti che sono tanti anche se fingiamo per cattiveria e pigrizia di non vederli, credo che la Fondazione con tutto il suo patrimonio ingente, materiale e immateriale, debba essere donata alla Chiesa cattolica nei modi e nelle sue realtà territoriali. Non sarò io a decidere cosa fare e come farlo se fossi nelle condizioni di realizzare il mio progetto. A dirlo con un di più di retorica vorrei scacciati i demoni, disinquinare la Villa dalla cattiveria, dal cinismo che ha puntato con successo alla precarietà nota della mia salute, ottenendo che fossi dichiarato invalido grave al 100% e ora con i reni quasi fuori uso, per aprire le sale della Villa alla carità, alla cura specie dei bambini rimasti soli per la morte dei genitori spesso su qualche barcone di disperati, alla solidarietà che era all’origine. La vera e sola missione della neonata Fondazione. Tutto ciò confidando per quel poco che si può per la protezione dei più deboli nell’aiuto dei tanti volontari eroici che la Cosenza cinica, massomafiosa, mediocre e vile cerca di nascondere perché appare in stridente contrasto con i falsi e lividi padroni. Senza un progetto nobile e utile la fondazione e la sua sede Villa Rendano registreranno il proprio fallimento e daranno spazio alla vergogna, al mercimonio, al saccheggio già ampiamente praticato. Non sarà il fallimento di pochi ma il marchio di indegnità di una città e di una terra che non la merita con tanta sfacciataggine.
Questo è il tema di cui vorrei parlarle direttamente. Le idee hanno bisogno di parole dirette e di confronto delle idee. Se Lei lo vuole mi indichi una possibile data a Roma, dove risiedo, ma che ora ho lasciato perché accolto con affetto e amicizia da 35 anni da Massa Marittima gioiello della Maremma.
In attesa di un suo cortese riscontro la ringrazio e la saluto con la sincerità che Cristo ci impone
Francesco Pellegrini