È sgradevole usare il termine “ostaggio” a poche ore dalla liberazione dal carcere iraniano della nostra Cecilia Sala.
Ma credo che a Cosenza, città e squadra di calcio siano da anni “ostaggio” del sig. Eugenio Guarascio.
È il presidente e decisore monocratico delle sorti della squadra, ma per tanti motivi, la visibilità, il peso contrattuale con le istituzioni di Cosenza in quanto gestore di un servizio essenziale quale quello dei rifiuti – molto ben pagato – lo è anche delle sorti in senso lato della città.
Non è una bizzarria che, in una città che ha poco più di 60.000 abitanti, quasi un terzo si rechino allo stadio, nelle partite di richiamo, pagando un biglietto che per molti è un lusso che è difficile permettersi. Frequentando Guarascio con fasi alterne ho chiare alcune cose che lo riguardano: non capisce un’acca di calcio (e questo è abbastanza comune) ma essendo un padrone di stampo ottocentesco lui decide tutto e comunque prima i soldi poi il valore dei giocatori.
Essendo, beato lui, fortunato qualche volta ci indovina. Ma su tre giocate, una almeno la perde. E siccome anche in questo caso deve guadagnarci qualcosa toglie la scartina e cerca di pescare una carta “meno peggio”.
Di solito Guarascio sembra un benefattore perché i giocatori li cerca preferibilmente tra gli ultra 35enni, i lungodegenti, le promesse mancate, in alcuni casi li va a pescare tra pseudo giocatori esotici come l’ultimo che avrà giocato in un ruolo d’attacco essenziale 45 minuti al massimo e che, a parte la velocità, aveva un rapporto problematico con il pallone. L’allenatore quest’anno sta facendo miracoli ma certo non può lui far entrare la palla in porta. Ma si sa, se vuoi un Tutino da 19 goal lo devi pagare non con qualche panino, la paghetta dei ragazzi, gli deve far sperare che dalla B passi all’A e non alla C.
La sola virtù che Guarascio vantava era, oltre la sua tirchieria – non ricordo, ma forse sbaglio, che mi abbia offerto una pizza o un caffè con cornetto – era la vanteria che il Cosenza aveva i conti in ordine. Pure questa è andata a farsi fottere e infatti la COVISOC ha penalizzato la squadra con 4 punti e le motivazioni per respingere il ricorso sono di una durezza inconsueta. Dilettanti allo sbaraglio, la scelta più in voga in Calabria.
Siccome anche gli ostaggi per fortuna si possono liberare, ipotizzo che in molti abbiano motivo di non provarci nemmeno. D’altra parte a Cosenza il colore prevalente è il grigio, grigio scuro per la precisione. Non è il più attraente, è quello più protettivo.
Per questo, cascasse il mondo, I Nuovi Calabresi continueranno a vivere e sarà una delle pochissime voci libere della Calabria. Non è molto ma per ora basta.