Dott. Massimo Pagliarini,
non mi è consentito in ragione dell’età, 79 anni, e per le condizioni di “invalidità grave al 100%” peraltro assertivamente sostenuta e supportata da una previsione prognostica rilasciata pro veritate da un clinico cardiologo con una Denuncia per vessazione contro i beneficiari della Sua sentenza classificata dalla Procura di Roma con il segno “rosso”.
Pertanto le rappresento per amore di verità storica e giuridica talune considerazioni che naturalmente impegnano solo la mia responsabilità. Con molti altri scritti. saranno parte di una denuncia mediatica che vale come rivendicazione dei diritti di cittadinanza.
Lei aveva autorizzato una Memoria a seguito delle ragioni specifiche e di contesto che mi era stato concesso di rappresentarLe. La Memoria che poteva sic et simpliciter essere respinta senza qualificarla come un nuovo Processo che prevede un ulteriore bonus a vantaggio di una controparte per la quale sono pendenti due Processi civili, uno in particolare per Abuso di diritto la cui sentenza deve essere depositata ad horas. Dal testo della sentenza (di cui contesto la stessa qualificazione giuridica) si evince che Lei non ha riservato alcuna attenzione alla Memoria replicando quanto deciso dalla giudice Colli concentratasi colpevolmente solo sull’erronea qualificazione giuridica del ruolo di Direttore generale non retribuito della Fondazione Attilio e Elena Giuliani, parasubordinato a non subordinato. Un errore del collega autore del Ricorso la cui vera e sostanziale natura sarebbe stata accertata facilmente se la Giudice come era suo dovere privilegiando la ricerca della verità storica e giuridica avesse consentito un regolare istruttoria con testi e un numero esorbitante di atti e verbali del CdA (altro che carenza di allegazione! Io parlerei di carenza di interesse a una valutazione non nominalistica ma di merito). La sua sentenza che non è tale perché non conseguente ad un Processo – è la mia opinione quanto meno legittima perché cultore e studioso del Diritto e solo in via residuale avvocato sempre e solo pro bono -. ignora del tutto la memoria che condivisibile o no era frutto del contributo di Autorevoli Docenti di Diritto Civile e Diritto del lavoro, non frottole .Le chiedo con il dovuto rispetto se aveva deciso già di non esaminare con il necessario rigore una versione radicalmente diversa dal giudicato con riferimenti dottrinari e giurisprudenziali inediti perché ha impegnato il mio tempo e le mie risorse che come le avevo potuto illustrare sono solo indirizzate a punire un’azione criminale immotivata e ispirata e sostenuta da forze che inquinano la citta di Cosenza (massomafia, magistrati infedeli, un vero sistema illegale)? Dovrei pagare “il pizzo” de facto ad una banda che è ormai stata smascherate e sotto assedio? Non lo farò per ragioni etiche (che valgono per quanto mi riguarda più di una giustizia ingiusta sia perché non ho beni, le poche risorse personali le ho sprecate con avvocati felloni e la mia pensione è stata pignorata per il 20% avendo la controparte negato anche la rateizzazione per conseguire l’obiettivo prefissato, la mia morte, opzione preferenziale, e in subordine l’impossibilità di sostenere spese per ricorrenti accertamenti medici con un reddito da pensione non ricco e già ridotto per effetto di una giustizia inqualificabile. Faccia qualche riflessione stragiudiziale e se vuole mi denunci mi quereli, faccia ciò che vuole, rispondo alla mia coscienza che è giudice severo e di certo più affidabile di ogni altro giudice togato o non.
Avv. Francesco Pellegrini
Mi permetto di informare le SS.LL di quanto in oggetto e/o allegato rappresentando il mio profondo rammarico perché ho perso tempo speranze fondate e la convinzione che risponde alla domanda cortese posta dal dr Pagliarini “Perché non si è difeso da solo nel precedente processo dinanzi al Giudice del Lavoro?” Risposta: per evitare di dover restare deluso arrabbiato e sfiduciato sul valore catartico della Giustizia italiana.