C’è una domanda che è anche una risposta. È giusto e possibile non fidarsi dei giudici, perché in molti casi si sente lontano un miglio che dichiarano la loro equità e poi in molti casi fanno sospettare che l’equità è un modo di dire, molto meno un modo di fare. Possibile che solo io sia stato sfigato a incontrare un/una giudice del lavoro che deve sentenziare che il Direttore Generale, in realtà tuttofare per 10 anni, ha deciso che, fatto fuori da 4 cialtroni, tutti in modo diverso remunerati, ha deciso che anche lui ne ha diritto, ma siccome l’avvocato toscano ha scritto che il DG è un parasubordinato, sbagliando, invece che subordinato – sopra di lui il Cda – la giudice boccia la richiesta per “difetto di allegazione”, cioè non ha prodotto allegati a supporto di un’affermazione sbagliata. Non c’è rimedio? Ovvio che sì, di dà una letta a 40 allegati, compresi i verbali del Cda, dove il solo nome che non manca mai è quello del DG Pellegrini Franco, ma giudichessa non è più obbligata a farlo grazie alla schiforma Cartabia che dice: “Guagliù facite’ npressa”.
Il bis lo dà il giudice del lavoro n°2, prima sorridente e ben disposto, dopo due mesi grigio e scostante, perché sa che DEVE fare una porcata. E qui la domanda legittima, ma ingenuotta: per moti ignoti? (Possiamo immaginare che un messo di Gratteri gli abbia detto: Guagliù lassa perde, ma che ne fotte a te di chistu Pellegrini ca vò gagnàl’Italia).
Gratteri? Ebbene il nome l’ho fatto, lui il santosubito, il manettaro, così lo chiamano, perché manda 500 persone a processo e poi 400 vengono assolte. Ma piace a tanti frustrati e vendicativi: e a me viene in mente la battuta del figlio dell’allestitore di presepi che ne va fiero, ma il figlio fetente ripete a mme ‘nmipiacia u presepe.
Ecco io dico per aumentare il tasso di simpatia “a mme chisti Gratteri nun me piacia” perché è libero di fare tifo per Pellegrini Walter, ma non parargli le terga perché è un fetente, un cialtrone, un imbucato… ma sempre amico è.