… ottiene solo migliaia di inutili like?
Cari amici,
vi considero tali anche se so che leggermi non vuol dire che posso dare per scontata la vostra fedeltà di lettori, attivi e partecipi, di questo giornale come purtroppo ho verificato dopo la chiusura de ICalabresi che pure avevano guadagnato la stima di 30.000 followers (un termine che non mi piace) e l’apprezzamento di 2 milioni e mezzo di lettori, che di lì a cinque mesi sarebbero diventati 5 milioni.
In un Paese normale almeno una minoranza di quei lettori fedeli avrebbe chiesto: perché uccidete un giornale libero, ben scritto, non scandalistico perché costruito sulla base di fonti sicure e verificate? Non è stato così, morto uno ne nasce un altro. È stato così, ICalabresi dopo pochi mesi sono rinati. Con un direttore diverso, bravo e onesto, con tre redattori bravi anche loro ma diventati non si capisce perché tra i più truculenti nemici. Credo che siano stati vittime della “sindrome di Stoccolma”, hanno avuto fiducia in coloro che avevano usurpato una Fondazione e definito “I calabresi un danno per la Fondazione”. Un falso clamoroso, una bestemmia, ma in quell’occasione conveniva credere ai banditi non alla loro vittima, che non ero solo io ma lo erano i redattori e i tanti collaboratori che quel successo, definito un danno, avevano contribuito a realizzare.
Ieri un caro amico, che risale al tempo del liceo e che pur con percorsi di vita diversi è rimasto tale, con le sue idee spesso non condivisibili ma con un affetto profondo immune da ogni insidia.
Questo amico è uno dei quattro iscritti all’Associazione “E venne il tempo della Calabria”, cioè lui da solo rappresenta il 25% degli iscritti.
Ho già deciso e credo annunciato che l’Associazione rimane solo in quanto editrice de I Nuovi Calabresi. Le centinaia di emoji, i commenti “uniti si vince” hanno prodotto 4 iscritti. Un messaggio più chiaro non poteva esserci: “Vai avanti tu che poi forse con calma ti seguiamo”. No, non funziona così. Se siete soddisfatti di come si vive in Calabria, se pensate che i politici che a parole disprezzate ma poi votate, se ritenete che una terra senza diritti non sia un problema, il cui effetto è la fuga dei giovani migliori, delle persone a cui non piace doversi autocensurare perché “non si sa mai”, continuate così. Silenziosi, prudenti, pavidi, incapaci persino di iscriversi ad una Associazione che non chiede soldi, che vuole per tutti almeno i diritti sanciti dalla Costituzione (troppo sovversiva questa missione), fate bene a non partecipare alla presentazione di un libro e magari andare a Villa Rendano alla presentazione di un libro su Morano, che sarà forse interessante, ma la ribalta della Villa data all’autrice è il regalo di Linda Catanese, quella “dolce” signora che ha speso tutto il tempo di membro del Cda – quando non era assente per motivi di salute – a parlare solo di Morano e Castrovillari e a perseguitare una giovane di valore perché le aveva detto che per un progetto, poi realizzato dalla sventurata e pure brava giovane milanese, per cui si dovevano spendere 50mila euro avrebbe dovuto chiedere l’autorizzazione del Presidente Franco Pellegrini. Immagino la Linda furiosa che abbia detto: “Come osi vil persona dirmi che a decidere non son sol’io?”.
Il mio amico non è un pavido e grigio soggetto, gli ho spesso rimproverato di aver speso energie per nobili ma ingenue battaglie politiche di solidarietà per i lavoratori, le persone meno tutelate, che esitavano a ritirare un volantino mentre entravano in fabbrica all’alba. Eppure lui mi ha fatto questa domanda: perché ti dai tanto da fare – un libro, un giornale che costa fatica e un po’ di soldi – per difendere una Fondazione che non ti riguarda più?
Su questo non sono d’accordo. La Fondazione mi riguarda perché ho dato il contributo più gravoso e convinto per amore per la mia città natale ed ora so che con Villa Rendano ha iniziato il cammino verso l’inutilità, la vacuità, il degrado fisico e ideale. Mi riguarda perché ho accettato da mio cugino Sergio Giuliani, il fondatore, di prenderne cura per il presente e per il futuro passando il testimone a persone degne e oneste. So bene che dopo due anni di marchette in mano a 6 cialtroni 4 per di più traditori, la Fondazione è morta, Villa Rendano ha perduto tutto il credito che grazie soprattutto alla Direttrice di Consentia Itinera s’era guadagnato collaborando con musei prestigiosi, personalità di mezz’Europa, istituzioni culturali che erano molto dubbiosi che fosse opportuno impelagarsi con una città meridionale accompagnata oggi da cattiva fama. Quindi che senso ha lottare in Tribunale, scrivendo senza remore su un giornale on line, che sarà dimenticato il giorno dopo che cesserà di esistere come accaduto al più autorevole progenitore ICalabresi?
Un risultato l’ho ottenuto, la narrazione bugiarda che io avessi fatto investimenti sbagliati con una perdita addirittura di un paio di milione a detta del “cazzaro” è stata bloccata perché gli investimenti erano stati decisi da Mungari secondo delega e fino allo scoppio della guerra l’UBS che li gestiva per Sergio Giuliani avevano reso in meno di 6 mesi 138.000 euro. E non parliamo di una montagna di milioni investiti dopo che Giuliani aveva sperperato una metà del patrimonio per una badante rumena sconosciuta, per il fratello plurimilionario che l’odiava, per due cugini, uno prossimo alla morte, l’altro benestante di suo e non so chi altri anche in vita.
Ho sbugiardato la versione falsa riportata persino in due citazioni che la Fondazione per la “mia cattiva gestione” avesse un passivo di 7milioni di euro. Come sarebbe stato possibile avendo un capitale di 10.000 euro e ogni spesa autorizzata da Giuliani e dal CdA era coperta da prestiti a lungo termine dello stesso Giuliani sicché ogni spesa anche per l’acquisto delle bottiglie d’acqua minerale andavano a gonfiare la voce “passività”? Passivo poi sanato con il lascito testamentario.
Questo è stato fino ad ora il solo risultato. Non sufficiente a salvare dal degrado in cui era caduta dopo l’abbandono di SNAM/italtel Villa Rendano. Un bel risultato che peserà come un macigno sull’immagine di Cosenza!
Ora la domanda finale. A che serve far uscire ogni santo giorno I nuovi calabresi se a parte emoji e commenti non sempre pertinenti non smuove di un centimetro le persone?
A che serve? A nulla e siccome non voglio cadere nel ridicolo tra pochi mesi I Nuovi Calabresi cesserà di vivere. Perché attendere ancora? Perché nonostante vergognose falsità frutto di una cattiveria livida di un paio di traditori, Walter Pellegrini e Santo Mungari in primo piano, ho ancora un po’ di fiducia in due processi verso la conclusione. Le denunce penali vanno avanti – e questo è già un risultato non scontato – con i loro tempi, in un caso brevi, in altri imprevedibili.
E da ultimo ho scoperto che un esposto presentato alla Direzione Terzo settore della Regione Lazio che avrebbe dovuto far decadere per assoluta incompatibilità Mungari e a seguire tutti gli altri è stato deviato su un binario morto: Peccato che la manovra sia stata così rozza e palese, facendo il contrario di quanto avevano scritto i Dirigenti del settore sia del Ministero Lavoro sia della Regione che non ho potuto non scrivere l’ennesima denuncia penale. I tempi non saranno brevi ed io cercherò di dimenticare Cosenza matrigna e i cosentini, non tutti ovviamente, degni della coppola e degli asini con cui li ha rappresentati guadagnandoci un Muccino qualsiasi.
Ora all’iconografia della città – il Castello svevo, il Duomo, il Ponte orribile di Calatrava – si potrà aggiungere lo scheletro vuoto di Villa Rendano, a futura memoria e vergogna.
In quest’opera darò il mio contributo da lontano.
1 Comment
La Calabria è questa credo che così non cambieremo MAI siamo da terzo mondo a dir poco non si cambia quando si vota somigliamo delle pecore